MIERCUS AI 20 DI LUI 2016

Miercus ai 20 di Lui 2016, a Udin, alì de fontane monumentâl di Place Contarene, il moviment civic culturâl alpin-adriatic dal Fogolâr Civic e il circul universitari furlan de Academie dal Friûl, in cunvigne cu la federazion provinciâl dal Istitût nazionâl talian dal Galon Turchin e il Club Unesco udinês, a àn onorade la memorie cjare dai eroics Furlans de Marine asburgjiche pai 150 agns juscj de bataie navâl di Lisse.

NOTIZIE sociâl pe stampe taliane – Udin, 20.VII.2016

Dove ricordare a Udine, città di terra, una celebre battaglia navale se non presso un’illustre fontana? Ecco, allora, che mercoledì 20 luglio 2016, 150° anniversario della battaglia di Lissa in cui si scontrarono nel 1866 la vecchia flotta austriaca, inferiore di numero ed armamento, e quella italiana, invece poderosa e moderna, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, in accordo con la Federazione provinciale udinese dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare nonché con il Club per l’Unesco di Udine, hanno voluto deporre nel capoluogo del Friuli Storico, presso la fontana monumentale di Piazza Libertà progettata dal grande Giovanni da Udine, una dedica floreale trilingue – in friulano, italiano e tedesco – “ai eroics Furlans de Marine asburgjiche / agli eroi friulani della Marina asburgica / an die Friaulischen Helden der Habsburgischen Kriegsmarine”. Sette rose come sette furono – un latisanese, tre maniaghesi e tre palmarini – i marinai friulani decorati dall’imperatore Francesco Giuseppe, il famoso “Ceccobeppe”, per il valore dimostrato in quella che pare sia stata l’ultima specifica grande vittoria della marineria altoadriatica, in parte significativa erede dell“Armada” della Serenissima ossia la gloriosa e millenaria Marina militare veneziana. Non a caso, a Lissa, in Dalmazia, quando l’ammiraglia austriaca “Ferdinand Max” speronò letalmente quella italiana, dal ponte della nave asburgica si levò trionfale e inconfondibile il grido “Viva San Marco!”. Come certo non erano mancati a Lepanto, sulle navi marciane e asburgiche, neanche a Lissa mancarono i Friulani. Tra i decorati di quella battaglia si registrarono, infatti, i palmarini Giuseppe Filippo, gravemente ferito sulla pirofregata “Donau”, Angelo Filiputti, con ferite lievi, imbarcato sulla corazzata imperiale “Salamander”, e il loro compaesano Pasquale Scolz. Di Maniago, ebbero la medaglia al valore i marinai Girolamo Dinon, Antonio Marcolina e Massimiliano Vidali, mentre il summenzionato decorato latisanese rispondeva al nome di Anselmo Ambrosio. I due sodalizi euroregionalisti hanno voluto idealmente estendere il loro omaggio anche ai Dalmati, agli Istriani, ai Triestini, ai Veneti e a quanti altri ancora costituivano la plurietnica Marina asburgica comandata dal leggendario ammiraglio Tegetthoff, l’austriaco che ai suoi marinai dava gli ordini in veneto e sulla cui tomba a Vienna lungamente non mancarono anche i grati fiori di un intellettuale del Nordest del calibro del vicentino Guido Piovene, primo a buon titolo a definire la battaglia di Lissa come “ultima grande vittoria della Marina Veneziana” sebbene sotto insegne asburgiche. L’Italia, allora, che, come altre volte nella sua vicenda di Stato nazionale, aveva attaccato alle spalle l’Austria, a nord già aggredita dalle armate berlinesi di Bismarck, ricevette senz’altro una lezione dolorosa. Deferente comunque certo anche il ricordo, tra i convenuti alla breve cerimonia, dei “fratelli italici” mandati a morire in divisa sabauda e, pur superiori numericamente e tecnologicamente, malcomandati se veramente l’ammiraglio Tegetthoff potè descrivere la situazione con la celebre frase “Navi di legno comandate da uomini con la testa di ferro hanno sconfitto navi di ferro comandate da uomini con la testa di legno”. La Storia ormai, però, sarebbe andata per un altro verso. Il giorno dopo, nella serata del 21 luglio 1866, gli Austriaci abbandonavano Udine salutandola con un chiassoso fischio di locomotive raccolte in quella stazione dei treni che avevano realizzato sei anni prima seguendo un vecchio consiglio del feldmaresciallo Radetzky cui si deve in pratica il primo collegamento ferroviario dei capoluoghi provinciali dell’odierno Friuli Venezia Giulia! Gran parte del Veneto e metà del Friuli voltavano pagina e si ritrovavano sotto il Tricolore. Chi lealmente si era battuto per “Ceccobeppe” divenne scomodo: quindi fu in genere condannato all’oblio, al biasimo (e all’emigrazione) qualora davvero non si decidesse a… “voltare gabbana”. “Di quei Friulani, di quei Veneti, di quei fratelli altoadriatici dell’Imperial Regia Marina’ ha detto il prof. Alberto Travain, presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl – oggi non solo non ci vergogniamo, ma celebriamo a pieno titolo le gesta, ritenendo l’esperienza storica dell’Impero asburgico tappa fondamentalmente positiva della formazione plurimillenaria di un’identità internazionale europea oltreché di un senso positivo dello Stato, dell’onestà, della serietà, di un bene comune sentito e difeso che costituisce, anche nella percezione popolare, un tratto caratteristico ancorché mitico della civiltà mitteleuropea”. “Sono orgoglioso – ha affermato il presidente provinciale udinese dell’Istituto del Nastro Azzurro, geom. Sergio Bertini – di onorare dei corregionali che hanno servito, sotto altre bandiere rispetto a quelle di oggi, il proprio Stato, la comunità e un’idea forte e sana di Europa!”. Gli ha fatto seguito la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, presidente del Club per l’Unesco di Udine, che ha rimarcato come la debita rimembranza di gente battutasi per un Paese, quale lo storico Impero degli Asburgo, fondato su una pur precaria conciliazione tra le culture, risulti essere pienamente in linea con i principi universali dell’Unesco. Alla commemorazione laica si è accostata simbolicamente, come di rito in larga parte d’Europa, una preghiera cristiana dedicata ai defunti, proposta dal “cappellano” sociale del Fogolâr Civic, don Tarcisio Bordignon, che ha concluso con un “Grazie, mille volte grazie, a chi si è speso, si è sacrificato, nel corso della Storia per un bene comune: a chi ha saputo vivere e morire per la comunità!”. Al triplice grido “Viva San Marco!”, saluto alla voce dedicato al ricordo dei padri marinai della flotta austro-veneta di centocinquant’anni or sono, è infine avvenuta la deposizione floreale presso la locale fontana monumentale di Giovanni da Udine.

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