Mimosa “civista” friulana

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Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 11 marzo 2019

OMAGGIO ALLA “DONNA CIVICA” NEL RICORDO DELLE BATTAGLIERE PATRIOTE UDINESI DEL 1309

Nella Capitale del Friuli Storico, il Fogolâr Civic ha rinnovato l’8 marzo gli onori ai valori di cittadinanza vissuti al femminile, presso l’antica Porta Grazzano. Travain: “Omaggio alle piccole grandi vestali del bene comune e proprio”.

L’8 marzo 2019, nella Capitale del Friuli Storico, presso le vestigia del duecentesco “Porton” di Grazzano, la porta urbica che nel 1309 venne forzata da colpo di stato militare sventato dalla patriottica furia delle battagliere popolane udinesi che avrebbero disarcionato la cavalleria nobiliare golpista, si è rinnovato, come già avviene da due decenni, l’omaggio popolare spontaneo, a cura del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, dedicato “aes patriotis di libertât scomençant des bravis dal 1309”, ramo di mimosa “alla memoria e al valore, a Udine, in Friuli, nel mondo, di tutte le piccole grandi vestali del bene comune e proprio – ha detto il presidente sociale prof. Alberto Travain –, antiche custodi di focolari di civiltà, dignità, umanità”. “Alla ‘donna civica’, innanzitutto, noi rinnoviamo ogni anno l’omaggio” ha rimarcato il leader del Fogolâr Civic: “A quella donna che giustamente pretende rispetto e riconoscimento, non idolatria, nell’ambito di un quadro di comune tensione al bene collettivo nel quale i generi non è possibile che si confrontino costruttivamente agendo in termini di contrapposizione e rivalsa. L’obiettivo deve essere un nuovo ‘fogolâr’, privato e pubblico; famiglia e patria rinnovati, aggiornati; approdo, rifugio, sede, baluardo di un’umanità riformata, coesa e tenace negli affetti, quindi forte e gagliarda, come le donne di Porta Grazzano, contro le minacce di sgretolamento etico e sociale, di ‘colpo di stato’ della barbarie contro le speranze di ogni democrazia responsabile! Nel mito anche di quelle nostre concittadine del Medioevo, che, come Odabella d’Aquileia e compagne dell’opera ‘Attila’ di Giuseppe Verdi, mirabili guerriere, difesero i fratelli, dobbiamo ripensare la nostra società e meritevole difesa della nostra civiltà rinnovata in termini di virtù!”. Travain ha voluto evocare inoltre la figura morale storico-letteraria dell’udinese Madonna Dianora, protagonista di una novella del Decamerone di Giovanni Boccaccio, “testo celebrante una fors’anche utopica eppure identitaria civiltà friulana del rispetto della parola data, della lealtà, della responsabilità in affetti e relazioni, orizzonti senza i quali nessuna società può reggersi”. “Non dimentichiamo come è nata questa festa e il ricordo delle tante donne vittime in America. Il fatto che l’8 marzo sia divenuta occasione gioiosa non ci autorizza a dimenticare” ha sottolineato la militante fogolarista sig.ra Milvia Cuttini, mentre la sodale prof.ssa Luisa Faraci si è soffermata sull’identità della donna di oggi, la quale, ha affermato, “deve essere convinta delle proprie capacità e deve costruire su questo un proprio modo di essere, utile astessa e agli altri”. “Tutto sommato, sinceramente penso che la donna, nella nostra civiltà di oggi, sia ben considerata, anzi, talvolta, forse, anche troppo” ha commentato schietta la storica segretaria del Fogolâr Civic, sig.ra Iolanda Deana, subito incalzata dall’attivista sig.ra Marisa Celotti la quale ha asserito che “la ricorrenza dell’8 marzo non deve scadere nella volgarità” e che certamente “la donna deve avere più rispetto di sé, perché solo così ci si fa rispettare”. Lo storico Alfredo Maria Barbagallo, collaboratore fogolarista, ha detto di vedere quella ricorrenza “come auspicio di una società fondata sulla collaborazione e non sull’antagonismo: collaborazione come risposta a una solitudine e diversa dall’ottica del mero rispetto e di quella utopica dell’amore”. L’arch. Amerigo Cherici, intellettuale vicino al Fogolâr Civic, ha dichiarato, invece, che l‘amore è l’unica cosa che conta”: “Nel mondo deve esserci condivisione procedente da premura amorosa e l‘8 marzo dovrebbe essere un momento di riflessione e di applicazione a ragionamenti d’amore intesi come antidoto alla crisi sociale ed economica che viviamo, la quale, certo, non si risolve con strumenti economicistici bensì ripartendo da valori e cultura”. È pervenuto per l’occasione anche gradito messaggio del presidente dell’Arengo udinese, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, massima autorità morale elettiva del civismo cittadino, oltreché leader del Club per l’Unesco di Udine e priore nazionale del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, la quale ha sostenuto di non vedere nella ricorrenza celebrativa una vera occasione di celebrazione ma di richiamo a una riflessione sulla condizione femminile che non può ridursi ad una giornata e che deve senz’altro mirare a orizzonti di comunione e reciprocità di positivi intenti nel rispetto di entrambi i generi. Rappresentati per l’occasione anche il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, il Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, il Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”.

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