Prin di Udin e po daspò, salacor, di glesie!

20190119-1

Note EVROPA AQVILEIENSIS pe stampe taliane – Udin, 19 Zenâr 2019

PRIMA UDINESI E POI, FORSE, CATTOLICI…

Europa Aquileiensis” richiama il sindaco della “Capitâl dal Friûl” prof. Fontanini a riflettere sulla civica utilità di una condivisione laica inclusiva dei valori tratti dalle tradizioni anche religiose di un territorio, senza alludere per questo ad obblighi di adesione confessionale. Il leader del gruppo, prof. Travain: “Non siamo obbligati ad essere cristiani bensì a rispettare, a salvaguardare, a condividere e a sviluppare in chiave ecumenica la civiltà della nostra terra che del cristianesimo è tributaria! Ce lo insegna Aquileia pagana e cristiana!”.

‘Prima veneziani e dopo cristiani!’ si andava ripetendo già nell’antica e laica Repubblica Serenissima, tutrice gelosa del primato dello Stato sulle religioni e loro gerarchie. Qualcuno informi il sindaco Fontanini che la città di Udine ed il Friuli sono parte di uno Stato laico, per cui paiono inadeguate talune espressioni, quali, ad esempio, ‘la nostra fede’, da lui pronunciate a chiusura della celebrazione eucaristica annuale dedicata, nella chiesa del Carmine, al Beato Odorico da Pordenone, il 14 gennaio scorso, dove il Primo Cittadino udinese ha potuto anche riferirsi al fatto specifico della recitazione in loco dell’antico ‘Credo aquileiese’. Quest’adesione non solamente alla fede cristiana ma al cattolicesimo romano apostolico, prospettata da Fontanini come fatto identitario autoctono, sembra francamente un eccesso. Si consiglierebbe maggiore prudenza ed attinenza culturale alla realtà. Una cosa è dire che nessuno debba conculcare intime tradizioni del popolo udinese e friulano. Su questo, la nostra condivisione è piena, anche contro i tanti friulani e friulanisti DOC non di rado apostati della loro stessa cultura storica. Altra cosa, invece, è associare la friulanità in blocco ed, in particolare, l’udinesità, di oggi e di ieri, ad una pedissequa adesione a stilemi della civiltà della parrocchietta e dei suoi compagnucci, degli onnipotenti ‘siôr plevan’, di settari ‘patafebancs’ chiusi ora entro i limiti di un vecchio costume ora aperti al mondo ma ermetici al borgo. Fontanini sappia che, se ancora tanti di noi vanno in chiesa, non pochi lo fanno per tradizione o anche per spirituale convinzione sincera: non certo, per forza, per una cattolica adesione ai dettami e alle gerarchie della Santa Sede e delle sue curie locali e ancor meno per un impensabile civico dovere di condivisione intima di un credo. A noi piace la storia di Costantino, imperatore della tolleranza religiosa, non certo Teodosio, che impose d’ufficio e a forza il cristianesimo a tutti i suoi sudditi. Fontanini faceva bene a parlare delle ‘nostre plurimillenarie tradizioni di fede’ o, meglio, delle ‘nostre tradizioni’ o ‘radici cristiane’, in un contesto in cui il francescano Odorico del Friuli o da Pordenone, missionario medievale in Estremo Oriente, è stato riproposto naturalmente quale campione di cattolicesimo. Ebbene, ricordiamo a Fontanini come il ‘nostro’ Patriarcato aquileiese debba al Papato la sua soppressione per ragioni politiche dopo oltre un millennio di onorata storia e come quel titolo patriarcale sia remoto frutto di sedizione contro i compromessi della Chiesa cattolica con la politica ed i suoi potenti. D’altro canto, allo stesso Sindaco, ricordiamo come il potere spirituale e temporale della Chiesa locale sia stato non di rado fonte di frizioni in seno alla nostra società friulana. Ciò senza parlare delle contrapposizioni politico-ideologiche sviluppatesi in particolare negli ultimi due secoli e coinvolgenti anche il cattolicesimo. Non abbiamo alcun civico dovere di essere cristiani e ancor meno cattolici. Abbiamo, invece, tutti il nobile compito di salvaguardare, sviluppare ed estendere, nella potentissima loro proiezione interculturale ed universale, radicata nella nostra storia, i valori insiti nelle culture e nelle religioni della nostra tradizione. Prima udinesi, prima cittadini di una città che può certo anche includere oggi mille esperienze e credenze diverse ma deve aggregare per forza di cose innanzitutto attorno ai valori universali localmente incarnati o procedenti dalle memorie e dalle tradizioni anche religiose del territorio!”. Questa, la presa di posizione del leader del Coordinamento Politico Euroregionalista Friulano / Coordenament Politic Euroregjonalistic Furlan “Europa Aquileiensis”, prof. Alberto Travain: “Sfumature? Piacevolezze? Non è così. Fontanini mediti e si accorgerà che, dietro la maschera degli scocciatori, vi è il chiaro tratto di chi mira a un recupero interculturale, ad un’intelligente condivisione neutra e sovraordinata dei fondamenti della civiltà della piccola patria udinese e friulana oltreché della grande patria europea! In questo, Madre Aquileia pagana e cristiana si mostrò maestra…”.

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