Riarmo culturale friulano contro le mafie

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Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 20 dicembre 2018

CONTRO LE MAFIE OCCORRE RIARMARE CULTURALMENTE I FRIULANI DELLA LORO STORICA INTRANSIGENZA!”

Fogolâr Civic e Academie dal Friûl invocano un programma di rieducazione identitaria civica della popolazione teso a contrastare l’avanzata malavitosa nella regione crocevia d’Europa: “Sentinelle implacabili contro i nuovi Barbari!”.

Le organizzazioni malavitose italiane di cui, in questi giorni, la magistratura segnala e combatte apertamente la presenza nel nostro Friuli Venezia Giulia, hanno chiaramente radici e nomi etnici meridionali ovvero magnogreci o duosiciliani, che dir si voglia, e si muovono, come anche denotano i recenti arresti, prevalentemente a mezzo di soggetti provenienti dal Sud Italia. Dire questo è razzismo oppure semplicemente è la verità? Piange il cuore vedere tra quelle fila anche rari elementi più o meno attinenti al contesto locale, non soltanto scandalo per la giustizia e la legalità, ma, prima ancora, tradimento del buon nome della propria gente, della propria terra, della propria storia, della propria cultura, da secoli, anzi da millenni, internazionalmente accreditate non a torto come identità virtuose, affidabili, leali. I friulani, anzi gli pseudo tali, che oggi si mescolano, che aderiscono, che portano acqua, a certe criminali consorterie ‘forestis’ non sono altro che nemici pubblici del proprio popolo, che defraudano ignobilmente della dignità procuratagli con sacrificio dalla condotta onesta di tanti padri sia in patria che all’estero nell’avvicendarsi delle epoche storiche. Contro l’affacciarsi in Friuli di mafie italiane ed esotiche, bisogna riarmare culturalmente i friulani della loro storica intransigente probità, antemurale identitario atto a rendere la Piccola Patria terreno sterile, ostile, ribelle, alle infiltrazioni mafiose. ‘Chiste tiare cà ie nestre / dome no cà sin parons…’: senza timore alcuno od impropri scrupoli di coscienza deve riecheggiare, in questa specifica prospettiva, nelle nostre feste, nelle nostre scuole, il vecchio battagliero inno ‘Al ciant dal Friul’, scritto da Ugo Pellis e musicato da Cesare Augusto Seghizzi negli anni 1912-1913. Quei non soltanto onesti ma anche temibili friulani di un tempo, così “veementi, solleciti, terribili” come li descrivevano nei secoli passati, devono rinascere, devono ritrovare cittadinanza, nel mondo di oggi. Quella ‘rustica’, si diceva, inveterata ostilità all’intrigo, alla doppiezza, alla corruzione, al compromesso oggi nobilitato come virtù di cittadinanza, ritorni ad essere cifra gloriosa di una ‘friulanità’ irriducibile in termini positivi, barriera etica contro il malaffare minacciante in nome del Friuli. Non si permetta certa stampa locale d’indicare come udinesi taluni oriundi napoletani trasferitisi in Friuli e operanti danno del buon vivere e del buon nome della nostra terra! Rieducare decisamente, convintamente, tutti coloro che vivono in Friuli alla condivisione di un’identità territoriale radicata storicamente in un mito e in un vissuto reale pervasi di sani principi civici. Un programma edificante di rieducazione all’identità, di formazione radicata, vera, alla cittadinanza, da affidare, meglio da imporre, alle scuole col mezzo di un’appropriata legislazione ovvero normativa sovraordinata sottratta al capriccio di ondeggianti organi partecipativi delle comunità scolastiche, pericolosissima parodia di democrazia. Educare i friulani al supremo orgoglio d’essere implacabili sentinelle contro le mafie affacciate al cuore del Continente ossia i nuovi Barbari, provenienti oggi da ogni dove: ecco, che cosa bisogna fare! Calato ogni senso morale di friulanità, ridotta soltanto a riserva linguistica prezzolata, sono calate le capacità e le volontà effettive di resistenza culturale, etica, delle nostre genti. Quanto dobbiamo, quindi, essere grati a coloro che placidamente ci hanno lasciati crogiolare nella falsa, furbesca, grave, presunzione di rappresentare, inattaccabili, un’isola felice, sana ed onesta, al riparo dalla malavita? Chi minimizza e chi ha minimizzato, anche talune Istituzioni comprese, sono colpevoli di un’incredibile guardia abbassata, fondata talvolta su incoraggianti quanto inaccettabili paragoni con le realtà, in questo campo, peggiori d’Italia. Il Cavallo di Troia è stato fatto passare evitando, secondo copione, di allarmare i pur valorosi ma ingenui Troiani. L’Ilio friulana, però, non è ancora caduta, ma occorre fare quadrato, combattere, fortificarsi: produrre, insomma, bellicosi anticorpi culturali comuni contro una certa criminalità ‘oriunda’ e anche contro gli imbroglioni locali, gente senza scrupoli indegna del Friuli. Rafforzare, radicare di nuovo, culturalmente, mobilitare in ogni settore un senso civico solidaristico difensivo del popolo friulano, come nei peggiori eppure più gloriosi momenti della sua storia, non significa affatto aderire a vecchie teorie hitleriane, consacranti i ‘furlans’ come ‘razza’ virtuosa a sé stante, separata dalle genti italiche. Il bene del Friuli deve essere bene condiviso non tanto da una comunità di sangue, ma da tutti coloro che in questa nostra terra desiderano contribuire a promuovere e a difendere un bene comune rispettoso di un grande passato di dignità ed anelante a un futuro di garanzie e di positive solidarietà. Un appello, dunque, alle Istituzioni, locali, regionali, statali, eurocomunitarie, ma soprattutto ai cittadini, alla gente, ad un vero amor di patria, ad un senso dell’onore della nostra terra per cui nei secoli si è combattuto e sacrificato. Non lasciamo calpestare, annullare, la dignità donata a questo Friuli dagli avi!”. Questo, il testo della lunga nota diffusa, il 20 dicembre 2018, dalle Presidenze del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, a firma del leader sociale prof. Alberto Travain, facendo a seguito delle recenti azioni di repressione della malavita condotte in Friuli Venezia Giulia dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine della Repubblica Italiana.

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