Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 19 marzo 2019
PER I 300 ANNI DEL PORTO FRANCO TRIESTINO, A UDINE SI RENDE OMAGGIO ALLA RESISTENZA DELLE “TREDIS CJASADIS”
Presso la fontana di Piazza Libertà, nel capoluogo storico friulano, il Fogolâr Civic riflette sui messaggi ricavabili dalla vicenda dei privilegi economici concessi dagli Asburgo alla loro “Anti-Venezia”.
Può sembrare strano, in una certa ottica campanilista, che un sodalizio con profondissime radici friulane quale il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” abbia ricordato, nel cuore storico di Udine, i tre secoli del porto franco di Trieste. Eppure, delle ragioni fondate non mancano, neanche da un punto di vista “friulano”. Il 18 marzo 2019, una delegazione del Fogolâr Civic ha, quindi, deposto, presso la fontana di Giovanni da Udine in Piazza Libertà, nobile richiamo a una città sull’acqua, un omaggio floreale dedicato “aes tredis cjasadis dal furlan tergestin” ovvero a quelle tredici prosapie triestine – Argento, Baseio, Belli, Bonomo, Burlo, Cigotti, Giuliani, Leo, Padovino, Pellegrini, Petazzi, Stella, Toffani – che, per un secolo, resistettero linguisticamente alla travolgente immigrazione seguita alla concessione da parte degli Asburgo delle franchigie che mutarono Trieste da provinciale cittadina altoadriatica a metropoli cosmopolita contrapposta all’antica Venezia. “In un certo senso, la resistenza delle ‘tredis cjasadis’ quasi si perpetua ancora nel duello tra elemento autoctono, peculiare, identitario, radicato nei singoli territori del Friuli Venezia Giulia ed un capoluogo portuale, commerciale, con mille radici e controversi sensi di appartenenza” ha detto il presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain: “Credo comunque che la concessione del porto franco a Trieste nel 1719 sia da considerarsi come la decisiva fondazione di un’imponente ‘Anti-Venezia’ a Nordest del Nordest italico, base non infima a giustificare ancor oggi una speciale autonomia regionale extraveneta”. “Io porto l’esempio di Milano” ha detto la segretaria fogolarista sig.ra Iolanda Deana: “Avevamo bisogno di braccia, per cui ne vennero molte dal Sud. Non potevamo certo parlare in milanese con i nuovi venuti e finì che smettemmo di parlarlo anche tra di noi”. Le ha fatto, così, eco l’arch. Amerigo Cherici, che ha testimoniato come, napoletano trasferito da giovanissimo nel capoluogo lombardo, egli non rilevasse tra i suoi compagni di scuola autoctoni un uso diffuso del meneghino: “Solo tra il popolo, che non aveva grandi contatti oltre la dimensione locale”. “Lo sviluppo di Trieste avvenne in base a principi non dissimili da quelli che portarono nel Medioevo il patriarca aquileiese Bertoldo ad incentivare l’incremento di Udine attraverso privilegi fiscali. Da allora, però, il capoluogo friulano non fu supportato da altri piani strategici di sviluppo economico sino ad inizio Novecento quando, causa mancanza fondi e miopia delle classi dirigenti locali, l’idea di congiungere Udine al mare attraverso il canale Ledra, non andò in porto!”. Dalle rimembranze del porto franco della Mitteleuropa asburgica si è passati, poi, facilmente a discutere circa le effettive opportunità di un odierno scalo triestino della cosiddetta nuova “Via della Seta”, piano di espansione cinese in Europa, contro il quale fieramente si schiera il Fogolâr Civic: “Non reputiamo che le autorità italiane siano davvero in grado di dettare regole al gigante asiatico. Ecco perché consideriamo folle e antipatriottico un patto Italia-Cina indipendente da una ferma posizione eurocomunitaria” ha detto il presidente prof. Travain, cui ha replicato il priore Giuseppe Capoluongo, della Confraternita del Santissimo Crocifisso di Udine, il quale ha auspicato che lo Stato sia in grado di applicare severi controlli, soprattutto a tutela dei lavoratori, tali da scongiurare la necessità di rinunciare ad investimenti per timore di perdere sovranità. Lo ha incalzato l’arch. Cherici definendo i futuri eventuali interlocutori economici cinesi come “potenziali datori di lavoro incontrollati”. Un cordiale indirizzo di saluto è giunto dal cameraro dell’Arengo udinese, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, massima autorità morale elettiva del civismo cittadino, nonché presidente del Club per l’Unesco di Udine e priore nazionale del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo. Moti di condivisione sono pervenuti anche, in particolare, dal Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, dal Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” e dal Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”.