Comunicato EVROPA AQVILEIENSIS alla stampa italiana – Udine, 4 maggio 2019
GLI EUROREGIONALISTI FRIULANI SI RITIRANO “STRATEGICAMENTE” DALL’AGONE POLITICO
La formazione “Europa Aquileiensis” non si schiererà in occasione delle prossime elezioni europee e comunali. Il coordinatore prof. Travain: “Siamo stati traditi da più parti, ma il vero problema è la contingenza storica contraria!”
Alla fine, “Europa Aquileiensis” non si schiererà, non candiderà e non sosterrà nessuno, alle prossime elezioni europee e comunali in programma il 26 maggio 2019. Lo ha annunciato il leader del coordinamento euroregionalista friulano, prof. Alberto Travain, dopo aver riunito la base sociale per consultazione urgente: “Non si può, innanzitutto, non essere amareggiati per l’incredibile ambiguità registrata dal sodalizio nelle relazioni, sia esterne che interne, in un anno e mezzo di attività. Eppure il dato più disarmante è che, al di là delle apparenze, ci siamo ritrovati davvero alla fine ‘vox clamantis in deserto’, senza effettivi interlocutori politici locali convinti e coerenti riguardo ad un proposto ruolo rinnovato di Udine al centro di uno spazio internazionale mitteleuropeo attualizzante identitariamente dimensioni e legami dell’antico e transfrontaliero Patriarcato di Aquileia. E ci siamo anche ritrovati nella contingente carenza di una base socioculturale abbastanza pronta, sia al di qua che al di là delle Alpi, a dare riscontro adeguato a certi nostri orizzonti ‘euroregionalistici’! Le nostalgie e le simpatie ‘austriacanti’ di tantissimi friulani di oggi non bastano, anzi fraintendono la nostra proposta di una Mitteleuropa culturalmente e politicamente confederata nell’Unione Europea con al centro Udine, erede storica di Madre Aquileia, matrice comune internazionale, prospettiva al momento impossibile, per la pochezza dell’ambito locale. Ed Oltralpe, quali riscontri? Dopo decenni di documenti ed iniziative scarsamente incidenti su sentimenti e coscienza di popolo in materia ‘euroregionalistica’, le Istituzioni, sia quelle nostrane che ‘ultramontane’, non hanno affatto messo le basi per un comune sentire ed un senso di appartenenza transfrontaliero davvero forte perché radicato anche in una diffusa conoscenza storica delle vicende che hanno affratellato le nostre genti a cavaliere dei confini. Per quanto riguarda il cittadino comune, nel Nordest italico come in Austria oppure in Slovenia, non si sono create le condizioni, culturali innanzitutto, in grado di motivare le cittadinanze a forti sentimenti solidaristici e patriottici travalicanti le frontiere nazionali e recuperanti dimensioni e radici anche in uno storico ovvero leggendario passato comune. Prova ne sia, drammaticamente, la ‘sradicata’ denominazione attribuita all’Euroregione Carinzia – Friuli Venezia Giulia – Veneto: ‘Euroregione Senza Confini’. Una vera indecenza! In un’epoca nella quale, non senza ragione, riemergono ovunque i sovranismi statali a tutela delle rispettive comunità, travolte da un globalismo e da un liberismo che le hanno espropriate dell’autorità sui propri specifici territori e destini, è chiaro ovviamente che alternative rispondenti ad istanze transnazionali, pur circoscritte ed identitarie, difficilmente paiono trovare debito campo nell’agone politico. L’aria che tira oggi sembra quella della ‘ritirata’ sullo Stato Nazione, cosa deprimente, in particolare per le genti ‘ibride’ di confine e per le minoranze etnico-linguistiche. Eppure l’Unione Europea, liberista e prescrittiva ad un tempo, ha dimostrato di non saper salvaguardare davvero i ‘piccoli mondi antichi’ raccolti sotto il suo manto, per cui è naturale che questi si cerchino, se sopravvissuti, altri protettori che, nel contingente, non paiono trovare altra consistenza che – ahimè – negli Stati. Sognavamo e sogniamo un”Europa dei cittadini’ costituita da federali e federate Euroregioni transfrontaliere possibilmente non inventate o calate dall’alto ma rispondenti a una tradizione, potentissime cifre locali di una fratellanza fra genti diverse a capillare rafforzamento dell’unità spirituale e politica dei popoli del Vecchio Continente. Troppo avanti per la contingenza storica di oggi! Dovremo attendere e lavorare per rivedere queste nostre terre non più frontiera ma cuore rinnovato, perno e baluardo della migliore identità europea. Questo non è il tempo!”. “Dobbiamo essere prudenti!” ha detto la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, socia fondatrice del sodalizio ed importante esponente del civismo friulano, ritornando sulle esperienze negative registrate in questo primo periodo di rodaggio dal coordinamento euroregionalista: “Avevamo riposto fiducia in talune persone che avevano dimostrato ampie disponibilità, apertura e considerazione verso i nostri programmi ed idealità. Dobbiamo constatare che siamo stati traditi. Evidentemente bisogna trovare altre strategie per poter continuare la nostra battaglia ed altre persone, altri referenti, con cui interloquire. Tra le voci emerse dall’incontro sociale di “Europa Aquileiensis”, anche quella della mitteleuropeista sig.ra Mirella Valzacchi, del gruppo fondatore, che, sempre sul tema delle delusioni collezionate dal sodalizio politico sorto nel novembre 2017, ha rincarato senz’altro la dose: “Sono allibita dal comportamento imprevedibile di certi personaggi con i quali abbiamo avuto a che fare in quest’anno e mezzo di attività. Io, per principio, sono sempre stata persona leale. Mi auguro che abbiamo quello che si meritano!”. “Chi ci ha traditi, chi ci ha abbandonati, rinnegati, usati per i propri scopi, non avrà fortuna; la nostra idea, invece, radicata in un passato gravido di futuro, non tramonterà, anche se non siamo sinora stati nelle condizioni di portarla avanti efficacemente anche a livello politico-amministrativo, in particolare grazie ai voltafaccia riscontrati in seno alla classe politica di Udine, città che avevamo eletto ad auspicato perno del nostro programma ‘euroregionalista’! Non dimenticheremo, non molleremo, ma siamo costretti a fare i conti con una realtà che non è propizia, stupidamente, contro i suoi stessi interessi!”.