SABIDE AI 22 DI OTUBAR 2016

Cuntune poie di rosis tal domo de capitâl de Furlanie Storiche, sabide ai 22 di Otubar 2016, il moviment civic culturâl alpin-adriatic dal Fogolâr Civic, il circul universitari furlan de Academie dal Friûl dutune cul Club Unesco di Udin, a àn ricuardât ancje i Venezians che tal 1866 a àn olsât di pandi in cualchi maniere contrarietât a un consult bazalete, sot ocupazion militâr, compagn che al è stât il plebissît di union cu la Italie dal Venit austriac: “erois dismenteâts di une vere autodeterminazion dai popui”.

NOTIZIE sociâl pe stampe taliane – Udin, 23.X.2016

7 contrari e 120 nulli. A ciò si ridusse, di fronte a decine di migliaia di “sì”, l’opposizione dell’ex provincia asburgica di Venezia all’aggregazione al Regno d’Italia con il plebiscito del 1866. Quei “coraggiosi che sfidarono il campo di una falsa consultazione in regime di occupazione militare” tra il Friuli e Mantova, con un voto palese e il pericolo di conseguente persecuzione, sono stati tutti ricordati a Udine, nel 150°, il 22 ottobre 2016, nella cornice di celebrazioni promosse dal Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e dal Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”. Sabato 22 ottobre 2016, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, hanno inviato, a firma del loro presidente, prof. Alberto Travain, in accordo con il Club per l’Unesco di Udine, una lettera alle “attuali Amministrazioni e comunità della vecchia provincia asburgica del Friuli”, indirizzata presso le rispettive sedi municipali. Oggetto: “omaggio agli ‘eroi’ dell’autodeterminazione friulana nel 150° del plebiscito del 1866”. Eccone, a seguire, il testo. “Pregiatissimi conterranei, a 150 anni dal plebiscito che sancì l’annessione del vecchio Friuli udinese all’Italia (21-22 ottobre 1866), nell’atto simbolico di una privata deposizione floreale a Udine, ai piedi dell’urna del patriarca ed eroe aquileiese Bertrando, sintesi di millenni di tradizione civica nostrana, la presente innanzitutto valga a condividere idealmente con Loro un debito e sincero omaggio alla grata memoria del reverendissimo don Antonio Riva, parroco di ‘Cosean dal no’, distintosi come benemerito, quindi perseguitato, campione dell’autodeterminazione friulana, cui certo si associa rimembranza ammirata di quel manipolo di coraggiosi le cui convinzioni, da un capo all’altro dell’oramai ex provincia asburgica, portarono a sfidare il campo di una falsa consultazione, senza alcuna garanzia di segretezza e in regime di occupazione militare, mentre farsesca deputazione aveva già ceduto proditoriamente i nostri territori al novello Regno nazionale italiano. Al ricordo prezioso di certi irriducibili Friulani di un tempo e in onore di quanti ne sono e ne saranno in futuro degni eredi!”. Effettivamente, allo scopo di ricordare chi trovò il coraggio di esprimersi a favore del “no” o di annullare la scheda in occasione del plebiscito di annessione all’Italia del 1866, rappresentanze del Fogolâr Civic e dell’Academie dal Friûl si sono date appuntamento a Udine, nella Cattedrale, proprio presso l’arca del Beato Bertrando, per deporre, il 22 ottobre 2016, una dedica floreale “Al plevan di ‘Cosean dal no’ e a ducj i “erois” furlans de autodeterminazion cui lôr fradis venits e lombarts” (trad. it. “Al parroco di ‘Cosan dal no’ nonché a tutti gli ‘eroi’ friulani dell’autodeterminazione insieme ai loro fratelli veneti e lombardi”). Tra i fiori, un nastro recante il numero dei voti contrari e nulli per ciascuna provincia del vecchio Veneto asburgico in procinto di essere annesso all’Italia: Belluno, no 2, nulli 5; Mantova, no 2, nulli 36; Padova, no 4, nulli 1; Rovigo, no 8, nulli 1; Treviso, no 2, nulli 11; Udine, no 36, nulli 121; Venezia, no 7, nulli 120; Verona, no 2, nulli 6; Vicenza, no 5, nulli 60. “Di fronte al sepolcro di un irriducibile, coraggioso, patriarca di Aquileia, padre della patria, civile e/o spirituale, non solo del Friuli, ma di gran parte dell’antico Nordest, siamo a ricordare quei coraggiosi concittadini che furono eroi di autodeterminazione delle genti friulane, venete e lombarde, eroi di un’autodeterminazione gridata in faccia ai potenti della Storia: un coraggio contro i prepotenti che fa ricordare nell’attualità quello del giovane corregionale Giulio Regeni contro i moderni ‘faraoni’ d’Egitto” ha rimarcato il presidente dei due sodalizi, prof. Alberto Travain, cui ha fatto eco lo studioso Alfredo Maria Barbagallo richiamando l’attenzione sulla sproporzione evidente tra decine di migliaia di “sì” per provincia e talvolta nemmeno un pugno di “no” o voti nulli, “cosa che dà la misura del gesto, in uno stato di tensione e di occupazione”. Il cappellano del Fogolâr Civic, il popolare don Tarcisio Bordignon, ha, quindi, voluto sottolineare il valore della libertà della Persona e della sua testimonianza nella vita di ogni giorno, nelle piccole e nelle grandi scelte: “il coraggio di andare controcorrente quando il Bene lo richiede”. “Nel celebrare i ‘no’ e i voti nulli al plebiscito di annessione all’Italia del 1866, non siamo a rimpiangere propriamente la vecchia Austria, in cui vediamo comunque una madre nobile di unità dei popoli europei in quella stessa Mitteleuropa dove, prima di Vienna, Aquileia, la ‘nostra’ Aquileia, pose le basi di una cultura comune. Siamo a piangere, invece, la fiducia riposta in un Paese che in 150 anni non ha mai mostrato, a nostro parere, di essere migliore, soprattutto in termini di civiltà, serietà e organizzazione, del vecchio impero governato dagli Asburgo. Forse, se il vecchio Nordest austro-veneto – così si ventilava – fosse allora divenuto principato indipendente – come il Lussemburgo, si diceva, o come la Serenissima di un tempo, magari con a capo l’apprezzato arciduca asburgico Massimiliano, in ritirata dal Messico – le nostre genti si distinguerebbero oggi ancora per rigore e affidabilità. ‘Nel Veneto rimanga immutata ogni cosa, resti tutto come era sotto l’Austria, tranne l’Austria!’ disse a Firenze, in Parlamento, nel 1869, il deputato friulano Raimondo Brenna. Non fu così e ce accorgemmo presto”. Così il prof. Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, ha motivato le iniziative sociali a ricordo della consultazione popolare che 150 anni or sono siglò la fine del Lombardo-Veneto austriaco e l’aggregazione delle sue ultime province orientali all’Italia sabauda. “Caso eclatante fu certo quello di Coseano, il Comune friulano in cui si concentrò il numero più alto di voti contrari all’annessione all’Italia di tutte le vecchie provincie austro-venete: ben 25! Da allora fu detto ‘Cosean dal no’. Di ciò fu incolpato l’allora parroco del paese, don Antonio Riva, reo di aver invitato i fedeli a votare semplicemente secondo coscienza, quindi perseguitato successivamente da facinorosi patrioti italiani. Un vero piccolo eroe censurato, dimenticato: eroe di vera democrazia nonché di autodeterminazione! Da notarsi, oltre a quello dei ‘no’, il valore politico dei voti nulli, arma utilizzata in particolare da Veneziani, Vicentini e Friulani tra cui giocarono forse un ruolo particolare atavici spiriti autonomistici, rimandanti – chissà – qua alla Dominante, là ai Sette Comuni e alla Patria del Friuli. In terra friulana, oltre ai “no” di Udine, di Campoformido, di Coseano, di Lauco, di Martignacco, di San Leonardo, di Spilimbergo, di Varmo, un numero significativo di nulli si registrò il quello stesso distretto gemonese (a Gemona stessa, Artegna, Bordano, Buja, Montenars, Osoppo, Trasaghis) in cui il noto intellettuale friulanista novecentesco “Pre Checo” Placereani ricordava diffuso l’intento – non certo miope politicamente – di accettare un regnante italiano ma di costituire principato autonomo!”

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