Sivego de Ùdine el pianxe Gianna Bianchi

Noda FOGOLÂR CIVIC par gazete taƚiane – Ùdine, 21 setenbre 2020

CIVISMO UDINESE IN LUTTO PER LA SCOMPARSA DI GIANNA BIANCHI

La società civile cittadina raccolta attorno al movimento culturale del Fogolâr Civic accoglie con sincero dolore l’annuncio della dipartita della storica attivista e dirigente sociale, apprezzata insegnante della Bassa friulana e cittadina impegnata soprattutto nei campi della solidarietà e della cultura oltreché della promozione dei valori civici democratici. Il presidente fogolarista Travain: “‘Mandi’, Gianna e grazie per la tua lezione di umanità coerente!”.

Gli auguri più belli per la Udine vera”: questo il messaggio postato quest’anno, il 10 settembre 2020, a soli tre giorni dall’imminente 797° natalizio urbano, dalla compianta prof.ssa Giannina Bianchi, sottratta alla vita il 18 seguente, apprezzata insegnante, originaria della Bassa, cittadina impegnata soprattutto sul fronte della solidarietà, della cultura oltreché della promozione dei valori civici democratici. Spirito libero ed altruista, radicale e integerrima nelle sue convinzioni di donna orgogliosamente di sinistra, la prof.ssa Bianchi è mancata non solo ai suoi cari e agli amici, ma ad un piccolo grande mondo che in tempi diversi ha potuto raccogliere i frutti del suo generoso impegno in diversi ambiti anche pionieristici del volontariato sociale. Particolarmente addolorato è il ricordo in seno al Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, trentennale cenacolo civista ed euroregionalista locale di cui la compianta, nel primo decennio di questo secolo, fu certo vulcanica coordinatrice cittadina udinese infondendogli certo ulteriore e qualificata carica motivazionale, con spunti, stimoli ed iniziative tesi a farlo crescere e proliferare in un territorio comunque difficile, per sua natura, da mobilitare su certi temi. Sempre profonda nei suoi interventi, pubblicati spesso dalla stampa oltreché dai bollettini fogolaristi di cui si fece calda promotrice come strumento di propagazione degli ideali civisti del gruppo, la prof.ssa Bianchi costituì senz’altro una delle risorse culturali e morali più sincere e credibili di quel movimento, guidato dal prof. Alberto Travain, che la ricorda anche come rara persona capace di amicizia “eroica”, esemplare virtù che sin dall’Età classica si ripropone, con alterne fortune, come ideale cardine privato e pubblico della società, con ciò menzionando in particolare il proficuo connubio tra la scomparsa e l’altrettanto cara prof.ssa Vittoria Sacchetti, da Bologna, preside in Friuli e, anche lei, intellettuale filantropa votata al bene della comunità. “Coraggiosa e tenace, si faceva riverbero, nel suo quotidiano, di grandi valori resistenziali recenti e antichissimi, locali e universali, che viveva davvero sinceramente e profondamente e che ne facevano un’intima epigona delle migliori partigiane antifasciste e delle più agguerrite madri aquileiesi contro i tiranni di un passato remoto!” ha commentato, affranto, lo storico leader fogolarista udinese: “Coraggiosissima Gianna Bianchi! Coraggiosa, davvero esemplare, anche nell’affrontare pluridecennali sofferenze fisiche laceranti, che mai comunque hanno minato il suo spirito ed i suoi limpidi sentimenti!”. “Da credente cristiano – ha soggiunto Travain – ma in rivolta contro un’onnipotenza divina latitante molto spesso a fronte di tante sofferenze umane, affido senz’altro anch’io a quel Padreterno, che certo poco le ha risparmiato, non una povera peccatrice, come si usa dire per convenzione, ma una figlia eroica di quell’altrettanto eroica Umanità chiamata ad affrontare ogni giorno sul campo, da millenni, esistenze talvolta anche splendide ma non di rado matrigne tiranniche soprattutto a danno dei buoni e dei giusti!”. Per ricordare la benemerita, la Presidenza del Fogolâr Civic ripubblica, in calce alla presente nota, un intervento della compianta pubblicato sul Numero Unico sociale del febbraio 2006, intervento in cui si delinea chiaro il tratto sincero ed appassionato dell’impegno civico promosso e profuso dall’indimenticabile sostenitrice e collaboratrice. “’Mandi’, Gianna e grazie per la tua lezione di umanità coerente!” ha concluso, dolente, il presidente fogolarista Travain.

(Da “Fogolâr Civic 1 – numero unico d’informazione e di riflessione del movimento civico culturale alpino-adriatico, versione in lingua italiana, febbraio 2006, p. 7)

Riflessioni a margine della “costituzione” del “Fogolâr Civic” alpino-adriatico

SOLIDARIETÀ COME OBBLIGO CIVICO

di GIANNA BIANCHI

Opinioni e auspici di una promotrice del civismo udinese e friulano

La solidarietà è parte culturale del “Fogolâr Civic”. È infatti la solidarietà un vincolo di reciproca assistenza; è l’insieme dei legami affettivi, morali, che uniscono l’uomo singolo alla comunità di cui fa parte; è il condividere con altri: sentimenti, opinioni, difficoltà, dolori… e l’agire di conseguenza; è il combattere per gli stessi ideali di uguaglianza, di fratellanza, di giustizia, di amicizia. E tali principi rimangono validi anche in una società multietnica affinché si realizzi una forma di integrazione sociale partecipativa basata sulle condizioni degli stessi diritti perché, come dice Michael Ignatieff: …”ciò che mantiene unita una società non è la religione comune o la razza, l’etica, la lingua, la cultura, bensì la convinzione che siamo individui portatori degli stessi diritti”. La spontanea apertura al diverso nasce da quel rispetto della propria memoria che fa del “Fogolâr Civic” lo scrigno di tutto ciò che secoli di storia hanno forgiato nel popolo friulano. Si fa tesoro di quella luce che viene dal passato e che racconta di gloria, di sacrifici, di fratellanza, di democrazia. Con queste premesse è di conseguenza un programma operativo che si può sintetizzare nei seguenti punti:

– incontri informali in ambienti “aperti” (bar, osterie, trattorie…) dove lo stesso scenario “obbliga” all’uguaglianza, al vivere insieme in modo naturale e dove il discorso e il confronto sono spontanei;

– incontri più formali, cioè in sedi scelte (sale di conferenza…) dove il dialogo si sviluppi su un preciso canovaccio, come guida a un’educazione civica che aiuti a vivere con gli altri in una città democratica. Paul Berry Clarke dice “…essere pienamente cittadini significa essere consapevoli che si agisce dentro e a favore di un mondo condiviso con altri e che le nostre rispettive identità individuali si realizzano e si creano reciprocamente”;

– quindi in un operare per risolvere i problemi di coloro che, deboli o inesperti, hanno bisogno di “conoscenza”, di sostegno, di guida, di difesa;

– e infine in un tangibile sostegno a favore di situazioni di indigenza e disagio.

È infatti oltremodo importante “vivere” una concreta solidarietà per raggiungere l’uguaglianza dei benefici che ciascuno può trarre dalle Istituzioni e dalle leggi, anche come garanzia di sicurezza collettiva. Non è più possibile accettare che solo una parte ristretta dell’Umanità viva in isole di prosperità in un dilagare di povertà, infelicità e abbandono; come non è possibile che gran parte dell’Umanità subisca ingiustizie, sfruttamento, carenze di ogni tipo, in silenzio, senza poter reagire o realizzarsi come “persona”. Solidarietà significa allora “obbligazione e responsabilità comune”. Infatti, la nozione di “obbligo” sovrasta quella di “diritto”, che è relativa e subordinata. “Un diritto – dice Simone Weil – non è efficace di per sé, ma solo attraverso ‘l’obbligo’ cui esso corrisponde; l’adempimento effettivo di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, ‘obbligati’ a qualcosa. C’è quindi obbligo verso ogni essere umano e questo obbligo ha una verifica nell’accordo della coscienza universale: il progresso si misura su di esso”. E allora far sì che nessuno soffra la fame, non abbia una casa, venga sfruttato, defraudato, ingannato, considerato diverso o inferiore, tenuto nell’ignoranza e nella miseria morale è un obbligo eterno verso ogni essere umano da parte di tutti noi e in particolare delle Istituzioni e dei governi. Solidarietà quindi = obbligazione e responsabilità. Ma quanti concretizzano questo concetto? E soprattutto quanti politici e potenti si preoccupano di quella massa umana costretta a vivere nel buio dello spirito e della mente, priva dei sacri e inderogabili diritti, vittima dei loro meschini piani, dei loro subdoli interessi, della loro indifferenza più assoluta, inconsapevoli o consapevoli di quell’obbligo che vivifica il diritto. Salvater dice: “se oggi dovessi sintetizzare in una sola parola il progetto politico degno di essere compiuto, sceglierei questo: ‘cittadinanza’, in altri termini le forme di integrazione sociale partecipativa basata sulla condizione dei diritti e dei doveri”. Solidarietà non è beneficenza, ma educare all’obbligo verso il tuo simile, educare all’uguaglianza e alla libertà, vuol dire convivenza e condivisione nel reciproco rispetto. Di conseguenza solidarietà significa anche combattere le ingiustizie di qualsiasi tipo siano: sociali, politiche, umane, sanitarie, educando al civile, dando “conoscenza” e infondendo sacrale forza per una legittima rivendicazione dei propri diritti e per una dignitosa esistenza in una lotta ardua, ma assolutamente doverosa. Si vada, per esempio, a verificare come si concede “l’invalidità” e a chi. Si approfondisca come vivono i politici, anche i più “piccoli”. Si entri negli ospedali: quanta povera gente impaurita e confusa che non sa difendersi dai soprusi, dalla maleducazione, dalla disumanità… e deve subire perché non “conosce” e perché teme, se reagisce, ulteriori soprusi. E quanti errori sanitari che stravolgono la vita e la salute rimangono impuniti? Si vada per le strade e si porga l’occhio e l’orecchio a chi soffre veramente per rapacità e indifferenza dei suoi simili; o in certe “case” dove si sente solo l’odore di miseria e disperazione. Ed ecco l’essenzialità di concretizzare la SOLIDARIETÀ come “obbligo a responsabilità”, conoscenza, coscienza, condivisione.

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