Sodisfazions pe prime Fieste de Autodeterminazion Furlane

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 31 Otubar 2019

1^ FESTA DELL’AUTODETERMINAZIONE FRIULANA

Una coccarda azzurro-gialla per il presidente Mattarella e tante bandiere con l’aquila di Aquileia al balcone di casa: così la Friulanità ha spontaneamente festeggiato il 101° anniversario di rivendicazione di diritti sovrani in un consesso internazionale contemporaneo, formulata a Vienna il 25 ottobre 1918.

Lusinghiero il plauso del prof. Gianfranco D’Aronco, eminente figura storica dell’autonomismo friulano contemporaneo. Gratificante la condivisione del prof. Sergio Cecotti, apprezzata mente di quello stesso mondo politico e culturale. E poi, bandiere, diverse bandiere, con l’aquila d’oro nel cielo azzurro, se non tra Livenza e Timavo, almeno tra Cormor e Isonzo, con qualche digressione: a tanto è arrivata l’iniziativa, un po’ “guascona”, un po’ “garibaldina”, sviluppata in soli cinque giorni ed affidata alle private forze e reti sociali facenti capo ad una manciata di sigle associazionistiche e istituzionali, per celebrare e per suggerire come ricorrenza civica ricordevole l’anniversario della prima rivendicazione politica ufficiale di autodeterminazione dei friulani nell’evo contemporaneo.

VANO APPELLO AL SINDACO DI UDINE.


Già lo scorso anno, il 5 ottobre 2018, una rappresentanza di associazioni, nella figura del prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” oltreché delegato presidenziale del Club per l’Unesco di Udine e conservatore del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, scriveva al Primo Cittadino di Udine, prof. Pietro Fontanini, che “ricorrendo, il prossimo 25 ottobre, il centenario della rivendicazione dell’autodeterminazione friulana presentata dal deputato dell’allora Friuli austriaco Giuseppe Bugatto al parlamento di Vienna, si ribadisce in forma ufficiale quanto suggeritoLe per le vie brevi lo scorso 21 settembre, ossia che sarebbe gesto alto e nobile che il Sindaco della Capitale del Friuli Storico rendesse omaggio, un secolo dopo, a quella significativa pagina della storia dell’autocoscienza culturale e politica del nostro popolo dando, nell’anniversario, lettura solenne pubblica del passo chiave del discorso tenuto al tempo dal sopraccitato rappresentante austro-friulano al Reichsrat, auspicabilmente nella in qualche modo omologa sede udinese dell’antico Parlamento della Patria, massima assemblea storica regionale”. Non era seguito il riscontro atteso e le associazioni mobilitate si mobilitarono ulteriormente per sopperire alla mancata attenzione istituzionale locale registrata.

SPONTANEA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO.


“…Di fronte alle aspirazioni d’annessione dell’Italia e degli slavi meridionali, di fronte al quesito se unirsi o non unirsi ai nuovi stati nazionali che si vanno formando sul territorio austroungarico, di fronte al quesito, se mantenere o troncare l’attuale intimo nesso nazionale ed economico esistente tra il Friuli e Trieste, come pure di fronte ad altre possibilità, che eventualmente potessero sorgere, il popolo friulano deve essere libero di prendere posizione da sé, nel momento in cui sarà necessario. Nuove situazioni possono rendere necessarie nuove decisioni; noi non vogliamo prevenire la decisione da prendersi al presentarsi di situazioni nuove. Ma, ogni decisione sul Friuli senza interrogare il popolo friulano, sarebbe, da qualunque parte la si volesse tentare, una violenza, sarebbe una violazione delle massime fondamentali così solennemente e ripetutamente proclamate dal presidente Wilson e così generalmente approvate. Una tale decisione, noi, a nome del nostro partito, la respingiamo. Nihil de nobis, sine nobis! Se duch nos bandonin, nus judarin besoi. Dio che fede il rest: no uarin che nissun disponi di nó, senza di nó!”. Il 25 ottobre 2018, attorniato da delegazioni dell’associazionismo coinvolto e in presenza del vicesindaco di Udine rag. Loris Michelini, intervenuto in fascia, il prof. Travain, sotto la locale statua della Pace di Campoformio, antico dono asburgico al popolo friulano, dava solenne pubblica lettura del passo chiave tratto dal verbale del memorabile discorso pronunciato esattamente un secolo prima al Parlamento di Vienna dal deputato austro-friulano Bugatto.

L’IDEA DI UNA RICORRENZA ANNUALE.


L’iniziativa poteva risolversi con una mera commemorazione del centenario del fatto storico. Il prof. Travain, intellettuale udinese, primo promotore dell’iniziativa stessa, aveva, alla fine, considerato di riproporla, in qualche modo, annualmente, motivando il tutto con un amaro ragionamento. “Siamo di fronte – affermava Travain – a ciò che, a buon titolo, può essere davvero considerato come il miserabile fallimento di un popolo, o per meglio dire, di un’antica piccola nazione culturale senza più grandi scuse da opporre ancora a giustificazione del proprio declino, inerenti a mancati riconoscimenti o a carenti tutele istituzionali. Una nazione sempre più assente, nella concretezza della quotidianità, sul fronte perenne della difesa delle proprie specifiche identità e dignità! Chi ancora, oggi, parla di una ‘nazione’ friulana, nel senso corretto, socio-identitario, che non significa secessione politica per forza di cose ma quanto meno certo distinzione e specialità rispetto ad un’italianità tout court? Quanto avranno influito oramai un decennio d’insegnamento scolastico facoltativo della lingua friulana e ancor più la diffusa disapplicazione locale di quelle proficue indicazioni ministeriali che, in tutta Italia, richiamano le scuole del primo ciclo ad una didattica della Storia degnamente integrante la vicenda locale? Quale ricaduta, in termini reali di coscienza comunitaria veramente vigile ed attiva, per tanti corsi e concorsi intorno alla ‘marilenghe’? Quale incremento per l’utilizzo effettivo, pratico, del friulano nelle sedi pubbliche istituzionali della politica e dell’amministrazione? In larga parte, fumo negli occhi! Quando va bene, iniziative simboliche! Senza nulla togliere ovviamente all’importanza e alla potenza dei simboli, il livello simbolico non può bastare, ad un decennio dall’approvazione della legge quadro statale di tutela delle minoranze linguistiche d’Italia! Era necessario lavorare coordinati per la formazione radicata ed aggiornata di una forte coscienza civica del territorio friulano anche uscendo da logiche minorizzanti improntate al concetto di minoranza linguistica! Non s’è fatto! E non s’è fatto anche perché chi poteva non ha spinto davvero in tale direzione, proponendosi come promotore e coordinatore istituzionale di un dialogo utilmente aperto al contributo delle forze più generose! Personalmente, tre lustri fa, decidevo di abbandonare la mia annosa ed isolata testimonianza di ‘resistenza linguistica’ quotidiana a favore del friulano soprattutto ma non solo in ambito cittadino: lo feci come gesto polemico di fronte all’assenza di una mobilitazione ad hoc organizzata dalle strutture pubbliche preposte alla salvaguardia della ‘marilenghe’. Ero isolato allora, quasi fenomeno da baraccone, macchietta etnica. Ebbene, oggi, sarebbe ancor peggio: segno dell’inconsistenza e del fallimento della politica sociolinguistica attuata sinora! Le ‘mancanze’ dei promotori della friulanità, in gran parte amministrativi o finanziati dall’erario pubblico, comunque non scagionano la stragrande maggioranza dei friulani dalla debita accusa d’ignavia, indolenza, indifferenza, rispetto all’attualissimo tema dell’identità! I friulani di oggi hanno senz’altro mezzi e diritti bastanti quanto meno a ‘sussistere’ degnamente come comunità e a rivendicare utili migliorie. Forse, non ne hanno la consapevolezza? Ecco, allora, a mancare le Istituzioni preposte, ma non solamente! Trattasi di mancanza di privata volontà, di vero amor di patria e della propria gente! Che significa, nel quotidiano, oggi, esser friulani, oltre alla congerie di banalità che solitamente vengono associate a quell’appartenenza? Ecco, allora, che la ricorrenza della nazione autodeterminata può farsi anche giorno della nazione mancata, in senso culturale, non perché proibita, ma perché sfumata nelle coscienze. Una giornata ‘al condizionale’, per celebrare ciò che avremmo potuto essere e tuttora non siamo!”.

LA FESTA DEL “DI BESSÔI”.


Nasceva, così, l’idea della festa del “di bessôi”, celebre motto friulano inneggiante a capacità e diritto di fare da soli, motto che, secondo vecchi studi dell’intellettuale udinese prof. Gianni Nazzi, sarebbe proprio da riferirsi al famoso discorso del Bugatto a Vienna. “Pace e unità si costruiscono solo sul rispetto delle differenze!” ovvero “Pâs e unitât si concretin nome che cul rispiet des diferencis!”: così esordiva l’appello bilingue friulano-italiano indirizzato al popolo e diramato anche a tutti Comuni del Friuli Venezia Giulia e ai “Fogolârs” dei friulani nel mondo. “Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico ‘Fogolâr Civic’ e Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’, Coordinamento Euroregionalista Friulano ‘Europa Aquileiensis’ e Coordinamento Civico Udinese ‘Borgo Stazione’, Club per l’Unesco di Udine e Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, oltre ad altro premiato associazionismo ed alla più varia e qualificata società civile e culturale del Friuli, dalla Cameraria dell’Arengo udinese al Movimento ‘Patrie Furlane’, celebrano, in regione ed insieme ai corregionali all’estero, la storica ricorrenza civica di venerdì 25 ottobre 2019, 101° anniversario del ‘di bessôi’ ovvero della prima istanza ufficiale contemporanea di ‘autodeterminazione del popolo friulano’, presentata al Parlamento di Vienna il 25 ottobre 1918 dal deputato del Friuli austriaco Giuseppe Bugatto nella prospettiva di una confederazione europea di nazioni libere in luogo del vecchio impero degli Asburgo. La Storia, invece, andò diversamente e, per amore o per forza, i friulani seguirono le vicende di un’Italia Nazione in larga parte dimentica delle sue più remote e gloriose radici pluraliste e federaliste sepolte nei campi di battaglia di guerre italiche antiche contro Roma tiranna… Il prossimo 25 ottobre, nostra memoria di dignità, esponiamo, in coscienza, la nostra bandiera, che compie quest’anno ventidue secoli, e indossiamo i colori nazionali friulani (azzurro e giallo), in ricordo dei sogni sfumati dei padri del nostro popolo e in omaggio a quanti nel mondo si battono per gli stessi valori!”. Così l’annuncio dell’iniziativa e l’invito a mobilitarsi, diffuso a partire dal 23 ottobre 2019. Ed ecco l’allegata nota culturale motivazionale, approfondimento a firma del promotore prof. Travain: “Nel momento in cui il tema dell’autodeterminazione delle genti si affaccia, pur variamente, in Europa e nel mondo, alla ribalta delle cronache contemporanee – dal Kurdistan alla Catalogna, da Hong Kong all’Amazzonia sino a Scozia e Veneto –, anche nel Friuli, terra di grande peculiarità, se non si muovono certo le masse, qualche intellettuale o attivista sociale per lo meno ricorda, circa l’argomento, le glorie passate, visto il presente poco entusiasmante in termini di coscienza e mobilitazione politico-identitarie. Ecco, allora, l’idea di celebrare la memoria della prima ufficiale istanza contemporanea di autodeterminazione per i friulani, rimontante alla fine della Grande Guerra. Non fu l’unica pagina di storia nostrana a richiamare quel principio. Basti menzionare i fatti del 1381, quando gli udinesi e i loro alleati promisero battaglia al pontefice e al mondo affermando di prediligere un Friuli distrutto ad uno privato della libertà! Autodeterminazione, in un certo senso, furono anche le pur forzate dedizioni a Venezia nel Quattrocento e il plebiscito stesso di annessione all’Italia del 1866. Il caso del 1918 fu comunque particolare. Si disse che la Grande Guerra era stata fatta anche per permettere a tanti popoli europei sudditi di grandi imperi di liberarsi e autodeterminarsi ossia di decidere autonomamente del proprio destino. Non fu sempre così. Parte dei friulani dell’Impero austro-ungarico chiese di esprimersi sul proprio futuro di fronte al tracollo dello Stato asburgico. In un memorabile discorso di fronte al Parlamento di Vienna, il 25 ottobre 1918, quindi, il deputato del Friuli austriaco Giuseppe Bugatto, aderente al Partito Popolare Friulano, reclamò il diritto della sua gente a non accettare imposizioni terze riguardo alla propria appartenenza statuale. Insieme al collega Luigi Faidutti, egli, in seno al Parlamento austriaco, fondò un Consiglio Nazionale Friulano avente lo scopo di tutelare i diritti e le autonomie dei friulani d’Austria. Il suo partito, già il 20 ottobre, aveva salutato ‘con soddisfazione l’iniziativa della Corona di costituire nei territori ad essa appartenenti, per ogni popolo uno Stato indipendente, confederato agli altri Stati nazionali della Monarchia’, auspicando ‘la cessazione della guerra’ e ‘la formazione di una Confederazione europea soggetta ad un arbitrato internazionale, che escluda in avvenire l’uso delle armi nei conflitti tra governi’. Si reclamava, pertanto, ‘la piena libertà di autodeterminazione del popolo friulano sulla sua sorte futura, qualora nelle trattative internazionali si volesse procedere a qualsiasi mutamento nella sua pertinenza statale’. I propositi di Bugatto e Faidutti furono affossati dalla vittoria finale italiana con la conseguente annessione del Friuli austriaco all’Italia: ad entrambi i deputati friulani a Vienna venne impedito di rientrare in patria causa minaccia di persecuzione. Il principio di autodeterminazione dei popoli, tanto sostenuto dall’allora presidente statunitense Wilson, per le genti del Friuli ex asburgico non valse affatto. In omaggio, allora, innanzitutto, a chi, spesso vanamente, si spese, nel corso dei secoli, per la dignità culturale e politica di noi friulani, il 25 ottobre, obliata memoria della prima nostra vera affermazione sulla scena della Storia contemporanea, esponiamo e indossiamo, spontaneamente e orgogliosamente, in ogni sede, i nostri colori nazionali azzurro e giallo, a ventidue secoli da quando una bionda leggendaria aquila, dorata dal sole, salutò, dall’azzurro nostro cielo, la fondazione di Madre Aquileia latina! Di fronte ad un futuro dubbio, quel passato ‘eroico’ possa rinfrancare le nostre speranze o per lo meno la nostra autostima come comunità, in faccia al baratro che, inesorabile, pare aspettarci!”.

INAUGURAZIONE NEL CUORE DEL FRIULI GLOBALIZZATO.


“1^ Festa Culturale Spontanea dell’Autodeterminazione Friulana” s’è detto. Una “Fieste” non in contrasto con l’anniversario, riconosciuto istituzionalmente, del 3 aprile 1077, data rimandante senz’altro alla genesi della massima autonomia regionale, ma richiamo, piuttosto, ai supremi approdi di riconoscimento politico cui una matura Friulanità poté immaginare di ambire agli inizi del secolo XX nel consesso internazionale europeo. Venerdì 25 ottobre 2019, dunque, l’occasione celebrativa è stata inaugurata, di buon mattino, nel “foro” del quartiere più globalizzato e multietnico del Friuli, ovvero nel Borgo Stazione di Udine, all’incrocio tra le vie Battistig, Nievo e Percoto, incrocio popolarmente ribattezzato nel 2004, per iniziativa del coordinamento civico locale, come “Crocevia Pietro Savorgnan di Brazzà”, in omaggio a un’idea di Friulanità certo aperta al mondo eppure orgogliosa delle proprie radici. Attorno al presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain, primo promotore dell’iniziativa, accompagnato dall’attivista sig.ra Milvia Cuttini, in rappresentanza del corpo sociale fogolarista, sono intervenute delegazioni dell’associazionismo e della società civile e culturale aderenti. Presente folta deputazione dell’Arengo popolare udinese, con la presidente prof.ssa Renata Capria D’Aronco e i consiglieri dei “quintieri” cittadini sig. Giuseppe Capoluongo, sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Iolanda Deana, sig.ra Renata Marcuzzi, sig.ra Rosalba Meneghini. Rappresentati anche il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, il Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, il Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, il Club per l’Unesco di Udine, il Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, la veneranda Confraternita del Santissimo Crocifisso di Udine. Dopo breve introduzione, il prof. Travain ha dato lettura del messaggio da inviarsi per l’occasione al Presidente della Repubblica a mezzo Prefettura di Udine. Un’occasione anche per distribuire nastri e bracciali con i coloro nazionali friulani, da indossarsi per la giornata, oltreché bandiere da esporre al balcone.

BIMILLENARIE BANDIERE AL VENTO TRA CORMOR E ISONZO.


Grossomodo tra Cormor e Isonzo, pur con qualche sconfinamento… Non proprio, quindi, tra Livenza e Timavo, come da canone del Friuli Storico! Decisamente, un successo, comunque, vista anche la sfida dei tempi ristretti di una mobilitazione volutamente improvvisa, prova del nove delle effettive volontà e capacità di risposta della popolazione raggiunta a mezzo social da soggetti e compagini aderenti all’evento. Ecco, allora, nello specifico, che le prime trenta bandiere friulane segnalate al balcone od issate in giardino dalla più varia cittadinanza sono state registrate ad Aiello del Friuli (località Joannis), a Chiopris-Viscone (località Chiopris e Viscone), a Cormons (località Borgnano), a Manzano (località Manzano e Case), a Mariano del Friuli, a Mossa, a Pasian di Prato, a Porpetto (località Castello), a San Giorgio di Nogaro, a San Vito al Torre, a Talmassons, a Trivignano, a Udine (quartieri Baldasseria, Gemona, Gervasutta, San Domenico, Stazione) e a Vito d’Asio. “Una bandiera di cui autorità e larga parte dell’associazionismo identitario hanno, tra l’altro, vergognosamente scordato, quest’anno, il ventiduesimo centenario! E ancora si parla di identità, di friulanità? Bravi i cittadini che hanno aderito ora al nostro appello ad un orgoglio civico e nazionale necessitante certo anche di simboli! Si sarebbero forse scordati gli scozzesi oppure i catalani dei 2200 anni della propria più remota insegna? Domanda retorica!” ha sbottato Travain, che singolarmente ha voluto ricordare chi si è distinto nella breve campagna di promozione dell’iniziativa: “Apprezzo innanzitutto l’attivismo particolare del vecchio amico e fervente friulanista Alessandro Pian, delle cosiddette ‘vecchie province’ del ‘Friuli austriaco’, che ci ha, tra l’altro, anche segnalato bandiere friulane, in paese, ad Aiello del Friuli, Cervignano del Friuli (località Strassoldo), Gonars (località Fauglis, Gonars e Ontagnano), Gradisca d’Isonzo, Palmanova (località Jalmicco e Sottoselva), in centro a Porpetto ed a Visco. Personalmente ho, inoltre, annotato segnalazioni da San Daniele del Friuli e da Tavagnacco (località Feletto Umberto). Tra coloro che più si sono spesi per un buon riscontro all’appello ad esporre ovvero ad indossare le insegne friulane, ricordo senz’altro, con viva stima, il sig. Giuseppe Capoluongo, la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, la sig.ra Marisa Celotti, la sig.ra Milvia Cuttini, il dott. Paolo Di Bernardo, la sig.ra Rosalba Meneghini, il sig. Eugenio Pidutti, la dott.ssa Maria Luisa Ranzato, il geom. Federico Simeoni, la sig.ra Paola Taglialegne e la sig.ra Mirella Valzacchi. Impareggiabile la foto del Pidutti, con i suoi favoriti asburgici, mentre ostenta orgogliosamente due bandiere friulane al balcone di casa: quasi un emblema dell’iniziativa! Raccolta anche la gradita disponibilità dei signori Maurizio Di Fant, Carlo Alberto Moretti e Victor Tosoratti. Un dovuto riconoscimento, infine, al Comune friulano di Bertiolo, prima Amministrazione locale a pubblicare sul proprio sito internet nota riferita all’importante rimembranza!”.

UNA COCCARDA NAZIONALE FRIULANA PER IL CAPO DELLO STATO ITALIANO.


“Signor Presidente, nel 101° anniversario della prima istanza ufficiale contemporanea di autodeterminazione del popolo friulano, presentata al Parlamento di Vienna il 25 ottobre 1918 dal deputato del Friuli austriaco Giuseppe Bugatto nella prospettiva di una confederazione europea di libere nazioni in luogo del morente impero degli Asburgo, orgogliosa società civile e culturale del Friuli oggi indirizza a Lei, Autorità massima dello Stato insediato nella regione, questa missiva commemorativa, ricordando il generoso impegno dei padri nel rivendicare dignità alla piccola nazione friulana, cerniera d’Europa, da circa un secolo assorbita nel quadro delle vicende dell’Italia unita. Nella convinzione che saprà apprezzare la delicatezza del gesto, si formulano sinceramente cordiali saluti, ai quali si allegano i colori storici nazionali locali, rimontanti, secondo leggenda, a ventidue secoli or sono esatti, ossia alla fondazione di Aquileia latina”. Questo il testo della lettera, datata “Udine, 25 ottobre 2019” e indicante all’oggetto “25 ottobre – festa culturale spontanea dell’autodeterminazione friulana”, indirizzata “alla cortese attenzione del Presidente della Repubblica Italiana a mezzo Prefettura di Udine” e sottoscritta dal “prof. Alberto Travain, primo promotore dell’iniziativa di rimembranza”, il quale ha firmato “per conto di: Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico ‘Fogolâr Civic’, Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’, Coordinamento Euroregionalista Friulano ‘Europa Aquileiensis’, Coordinamento Civico Udinese ‘Borgo Stazione’, Club per l’Unesco di Udine, Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo oltre ad altro premiato associazionismo ed alla più varia e qualificata società civile e culturale del Friuli dalla Cameraria dell’Arengo udinese al Movimento ‘Patrie Furlane’”. In allegato: una “coccarda nazionale friulana”, con tre nastri, due azzurri e uno giallo, a simboleggiare le tre province del cosiddetto Friuli Storico, un’insegna che la “vox populi” friulanista attribuisce al prof. Giorgio Jus, noto ed apprezzato intellettuale autonomista. La consegna, a Udine, al Palazzo del Governo, della suddetta missiva rivolta al Quirinale ha concluso, dunque, le celebrazioni popolari spontanee di questa prima, sperimentale, festa dell’autodeterminazione friulana. Oltre al suddetto prof. Travain, responsabile dei sodalizi “Fogolâr Civic”, “Academie dal Friûl”, “Europa Aquileiensis” e “Borgo Stazione”, presso la Prefettura del capoluogo storico friulano sono intervenuti, in rappresentanza delle varie sigle aderenti alla manifestazione, la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, presidente dell’Arengo udinese oltreché del Club per l’Unesco di Udine e priore italiano del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo; il procuratore arengario cittadino dott.ssa Maria Luisa Ranzato e i consiglieri popolari dei quintieri urbani sig. Giuseppe Capoluongo, sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Iolanda Deana, prof.ssa Luisa Faraci, sig.ra Renata Marcuzzi, sig.ra Rosalba Meneghini, sig.ra Paola Taglialegne; il geom. Federico Simeoni, in rappresentanza del Movimento “Patrie Furlane”; la sig.ra Milvia Cuttini, come delegata del corpo sociale “fogolarista”. È seguito brindisi benaugurale, durante il quale le deputazioni hanno formulato riflessioni ed auspici intorno al tema considerato, per cui il prof. Travain si è detto soddisfatto della buona riuscita dell’iniziativa eppure scettico sull’effettiva volontà dei friulani di oggi ad autodeterminarsi sul piano identitario; gli ha fatto eco la prof.ssa D’Aronco, anche riportandogli considerazione e stima dello zio prof. Gianfranco; il geom. Simeoni, di “Patrie Furlane”, in passato apprezzato consocio e collaboratore di Travain nell’”Academie dal Friûl”, ha rimarcato l’importanza di un appoggio corale a certe iniziative che offrono radici profonde ed inedite alla comunità friulana. “La stessa singolarità di una lettera al Capo dello Stato italiano recante una coccarda nazionale friulana, non va letta per forza come una guascona provocazione – guascona proprio come il nostro indimenticato Patriarca Bertrando? –, bensì come impliciti riconoscimento ed attestazione che se i friulani sono stati e sono attualmente fedeli cittadini italiani ciò è stato ed è per sovrana loro volontà nazionale, non certamente per disposizione sovraordinata!” ha tenuto a sottolineare Travain chiarendo lo scopo ultimo di una celebrazione popolare come quella proposta: “onorare memorie e sogni friulani di un’istanza di degna collocazione nel consesso delle nazioni e dei popoli d’Europa, il che non significa automaticamente secessione dall’Italia ma rivendicazione del diritto ad essere libera tessera dei più disparati mosaici dell’Umanità!”.

Ecco le prime trenta segnalazioni di bandiere friulane esposte sul territorio durante la Festa dell’Autodeterminazione Friulana 2019!

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