Students and citizens (not soldiers)!

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FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 27 September 2018

ALTRO CHE NAJA: ‘STUDENT JO, MAME!’,

La Presidenza del Fogolâr Civic critica la proposta di reintroduzione della leva obbligatoria venuta dalla Regione. Travain: “Non la naja ma la scuola serva a ‘inquadrare positivamente la gioventù!”. Aperture sul servizio di Protezione Civile, recente ed antico primato friulano.

Di fronte agli intenti della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia di promuovere il ripristino di una leva obbligatoria, semestrale, militare o civile, la Presidenza del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” dirama, da Udine, una nota critica. “Pare più che altro un piacere fatto alle associazioni di alpini in congedo della vecchia naja, a corto di adepti, questa ‘trovata’ di riproporre una leva obbligatoria! Non che sia sbagliata l’idea di dare un serio inquadramento ai nostri giovani, inquadramento peraltro carente anche presso le generazioni più mature. Non che sia sbagliato insegnare a nostri giovani a rendersi utili alla comunità, anche alla difesa della comunità, quotidiana difesa, cosa ben diversa da una semestrale scampagnata in uniforme, fine a sé stessa. Questo, oggi, non si lascia fare compiutamente, serenamente, alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado e si pretenderebbe, magari con gli stessi metodi risibili, di farlo con la naja? E di che inquadramento si tratterebbe? La naja ha rovinato i friulani, i veneti e non solo: ha alienato la loro l’identità originaria per omologarli nel calderone di un’italianità standardizzata con forti accenti centro-meridionali, li ha ‘snazionalizzati’ e ‘italianizzati’ nel senso peggiore. Bell’affare è stata, quella naja! E il peggio è che ancora qualcuno confonde le proprie legittime nostalgie di gioventù con la bontà di quel servizio di leva, che certo non è stato palestra di virtù! Vogliamo riprendere quel sistema? Vogliamo, forse, rivedere il nostro Friuli magari di nuovo invaso dai militari? Vogliamo di nuovo vederci ridotti ad un’economia da caserma, da Lili Marleen? Quella sarebbe la nostra ambizione di regione cuore d’Europa? E vogliamo riprendere le pagliacciate o gli orrori del nonnismo militaresco e chiamarli stupidamente, anzi criminosamente ‘scuola di vita’, invece di fare delle nostre scuole, di ogni ordine e grado, delle fucine di cittadinanza cosciente e responsabile, eliminando i ‘detriti’ di certi ordinamenti sessantottini che hanno contribuito a condurle al baratro unitamente alla società che avrebbero, al contrario, potuto indirizzare verso lidi opportuni? Che dal Friuli Venezia Giulia venga la proposta di un’iniziativa del genere significa che non solo non ne abbiamo avute abbastanza nella nostra Storia, ma che, naturalmente, da quella Storia non abbiamo imparato nulla! Certo che i giovani vanno inquadrati, ma non con il falso inquadramento di una leva militare nostalgica di un sistema di valori che tale non era, ma sottocultura, misero surrogato di civiltà. Spiace per chi ci ha creduto. Rispetto per chi ancora in buona fede ci crede. Ma vediamo di capirci e vediamo di creare un sistema di valori davvero meritevole di essere tramandato come valido collante civile, sociale, culturale delle nostre comunità, a partire dalla Scuola!”. Così, il presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain, che riterrebbe utile comunque “un servizio obbligatorio di Protezione Civile, ma senza caserme, camerate, camerati, ‘veci’, ‘bocia’ e stupidaggini affini”: “Formare un vero popolo di ‘vigiles’, quali quelli istituiti 2040 anni fa dall’imperatore romano Augusto ed eccezionalmente attestati anche in terra aquileiese o friulana, culla futura della Protezione Civile del Paese! Bastino Scuola e Protezione Civile ad ‘inquadrare ‘ positivamente i nostri giovani! ‘Student jo, mame!’, ‘Civîl’ jo, mame!’, si potrebbe dire, nella nostra lingua, rivisitando motti del passato!”.

 

 

 

 

 

 

 

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