In cont dal ribalton di Val di Suse

20180729-2

 

 

 

 

 

 

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 30 Lui 2018

FOGOLÂR CIVIC SULLA VAL DI SUSA

Dalla Presidenza del trentennale movimento civista ed euroregionalista friulano, una riflessione di cultura civica intorno al ventennale nodo della linea Tav Torino-Lione.

Le proteste della Val di Susa, contro un Tav (Treno ad Alta Velocità) fortemente impattante sul piano ambientale, rimandano ad antiche e pur sempre attuali lacerazioni in quella stessa Italia che ha elaborato e testimoniato storicamente, sino alle estreme conseguenze, l’idea di una ‘civitas superiorem non recognoscens’ ovvero di comunità locali rivendicanti sovranità di base contrapposte a poteri statali sovraordinati, incombenti e superbi. Tradotto: della Val di Susa deve disporre la Val di Susa stessa oppure l’Italia? Una Republica che, mano sul cuore, ufficialmente canta ‘Dall’Alpe a Sicilia, / Dovunque è Legnano’ – versi sovente dimenticati dell’Inno di Mameli –, si richiama per forza ai grandi valori di un’Italia dei Comuni, delle città-Stato, delle comunità autonome, storicamente in lotta contro incombenti decisori superiori. E certo la cosa non può valere solo per decisori stranieri ovvero internazionali, ma anche senza dubbio per i ‘Barbarossa’ di casa nostra. Se presso lo Stato o presso la Regione si dovesse decidere per la Val di Susa senza concertare soluzioni con la stessa, quando ciò dovessere essere legale, difficilmene parrebbe legittimo, per un principio di democrazia non calato dall’alto ma procedente, al contrario, dal basso, secondo antica, identitaria, italiana. Un superbo atto legale d’imperio, giustificato come garanzia d’interessi attinenti a un consorzio più ampio, resterebbe comunque un’imposizione. E qualora non si addivenisse a un compromesso accettabile tra le parti, la forza statuale, preponderante, abbia almeno il pudore di rispettare ragioni e difese dei soccombenti”. Così il presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain, di fronte al quesito morale di quale posizione assumere rispetto al tema della rivolta della Val di Susa contro un Tav su cui anche il Governo italiano oggi non è compatto quanto a posizioni. “La Costituzione italiana, come molte altre, limita entro i suoi dettami la sovranità popolare, diritto filosoficamente, invece, illimitato. E questo avviene sostanzialmente per comodità di governo. Chi di noi sarebbe disponibile a veder stuprata la propria terra per disposizione di autorità supreme ancorché democratiche? Chi di noi, dal Friuli alla Sicilia, dalla Scozia a Cipro, amante della propria piccola patria intesa come irrinunciabile frammento di globalità, è davvero disponibile a piegarsi all’ordine di autorità costituite intimanti lo sventramento del nostro territorio? Domanda retorica, al netto ovviamente del motto dei soliti benpensanti, sedicenti responsabili, moderati, complici più o meno indiretti delle peggiori nefandezze compiute legalmente a danno dell’ambiente e del patrimonio storico!”. Insomma, che ne pensano alla Presidenza del Fogolâr Civic del nodo Val di Susa, ritornato ora agli onori delle cronache italiane e non soltanto? “Che il principio di democrazia partecipativa locale in caso di progetti invasivi dagli effetti irreversibili è condizione necessaria di legittimazione di un’opera pur legalmente deliberata: questo, per il Tav della Val di Susa, non c’è stato affatto!”

 

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