The ‘Friulian mission’ in Europe in the footsteps of Marco d’Aviano

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 12 September 2019

“SIAMO FRIULANI, EUROPEI DUE VOLTE: NON VOGLIAMO MORIRE (MERAMENTE) ITALIANI!”

Nel 336° anniversario della liberazione di Vienna dai turchi, il Fogolâr Civic riflette a Udine sulla “missione friulana” in Europa.

“336 anni or sono, di fronte a Vienna, si giocavano le sorti della civiltà europea. L’11 settembre 1683, un’armata di liberazione internazionale raccolta da un ardimentoso frate friulano, il celeberrimo Marco d’Aviano, appariva sulle alture di Kahlenberg attaccando l’esercito turco che assediava la capitale imperiale: al centro dello schieramento alleato, i corazzieri asburgici del barone udinese Carlo Maria de Pace! Insomma, c’eravamo anche noi, in prima fila, quel giorno! Ci siamo anche oggi, che la comune civiltà europea, già logora e dissoluta, risulta minacciata non solo dall’esterno ma anche dall’interno, dai nazionalismi che, in qualche modo, già al tempo rischiarono di dividere le forze continentali di fronte alle orde ottomane avanzanti? Da friulani, siamo europei due volte: geografia e storia parlano per noi e stanno a indicarci un punto di vista che non può essere meramente quello dell’angolino nordorientale della penisola italica quando quello stesso angolino è celebrato cuore del Continente nella stessa leggenda di fondazione cesariana del Friuli! Un buon friulano, un vero friulano, non può non essere europeista e non può bastargli l’Italia come contenitore del suo passato, del suo presente e del suo futuro! Non dobbiamo chiuderci nell’Italia, ridurci all’Italia, quando la nostra più gloriosa storia ci parla di centralità in Europa! Dobbiamo onorare chi per un’Italia migliore è morto ma non per questo morire italiani come invece auspicava nelle sue ‘Confessioni’ il nostro Ippolito Nievo ai tempi del Risorgimento. Contribuire al bene comune anche dell’Italia, questo certamente. Ma assumere sempre una prospettiva ‘eurofriulanista’, ‘euroaquileiese’, da chi sta in mezzo e può essere cerniera della Mitteleuropa più che sentinella italiana alle Alpi. Questo anniversario dovrebbe ricordarci che nostra funzione fondamentale e gloriosa dovrebbe essere, in un certo qual modo, nell’attualità, quella che fu, al tempo, di Marco d’Aviano. Orgogliosi di ciò che di buono può legarci all’Italia ma anche, certo, di ciò che ci lega a tante altre nazioni e che ci fatto autorevoli tramiti di un messaggio di unità dei popoli che, supremo, promana dal grande mosaico della nostra basilica di Aquileia! Unità dei popoli per utilità di ognuno: certamente non per essere asserviti a Paesi, mercanti e banchieri furbescamente sventolanti insegne di una qualche unità a loro servizio. Occhio agli ‘squali’ europeisti, ma senz’altro anche alle sirene ‘nazionaliste’ che a Coccau e al Brennero rivedrebbero volentieri un vallo a dividere le genti del Continente!”. Queste, a Udine, le riflessioni proposte, l’11 settembre 2019, dal prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, che, con ristretta delegazione sociale, ha sostato, nella capitale friulana, di fronte a Palazzo de Pace, residenza del comandante udinese che combatté sotto le mura di Vienna in quell’epica e tragica giornata del 1683.

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