To the roots of a ‘New Aquileia’

20180711

 

 

 

 

 

 

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 11 July 2018

FONTANINI RENDERÀ OMAGGIO ALLE RADICI UDINESI DEL 12 LUGLIO

Su istanza del Fogolâr Civic, per la prima volta, il “Sindic di Udin” si recherà ad onorare l’Arca dei Patroni Ermacora e Fortunato, simbolo di Udine “Nuova Aquileia”, capitale del Friuli e dell’Alpe-Adria, che costò la vita al Patriarca Bertrando.

Se Udine festeggia come propri Patroni quelli di Aquileia è perché nel Trecento un patriarca aquileiese volle fare di Udine una Nuova Aquileia trasferendovi anche le reliquie dei martiri dell’antica città romana. Fare di Udine una ‘capitale’ erede di Aquileia, costò, come è noto, la vita all’indimenticabile Patriarca Bertrando, cui tutto deve la comunità udinese!”. Così, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, nell’annunciare con soddiosfazione che “è la prima volta, nella Udine contemporanea, che un Sindaco rende omaggio al massimo simbolo dell’eredità aquileiese e quindi metropolitana – di capitale non solo del Friuli ma di un ampio ambito transfrontaliero – che la città ha saputo interpretare per tanti secoli nel corso della sua storia. Su istanza del Fogolâr Civic, infatti, e scortato dalle sue bandiere, evocanti i ‘quintieri’ udinesi e friulani del Patriarca Bertrando, al termine delle celebrazioni religiose solenni della festa patronale locale, giovedì 12 luglio 2018, il Primo Cittadino della “Nuova Aquileia” friulana, prof. Pietro Fontanini, si recherà nell’antico Battistero di San Giovanni, nel Campanile del Duomo, appositamente per onorare la splendida Arca dei Santi Ermacora e Fortunato, fatta realizzare da Bertrando espressamente per le reliquie dei Protomartiri dell’antica metropoli mitteleuropea. “Un gesto simbolico che riallaccia i progetti futuri di Udine a un passato oltremodo glorioso di pur combattuta centralità regionale ed internazionale” continua Travain: ‘un aurî aghe tal poç di une storie che e clame a olsâ” ossia “a mai vê pôre di vê coragjo” come ripeteva un grande friulanista di un tempo, il compianto Silvano Pagani, alle porte del Borgo Grazzano di Udine…”.

 

 

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