Udin e Aquilee, citâts sûrs sdavassis

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 16 Jugn 2019

UDINE E AQUILEIA, SORELLE DECADENTI?

Il presidente del Fogolâr Civic denuncia la “piranesiana” immagine fornita da luoghi e monumenti significativi delle due città del Friuli, accomunate non solamente da un glorioso passato di relazioni ereditarie, ma anche, pare, da un presente di sciatteria nella gestione dei propri beni urbanistico-architettonici più rappresentativi.

Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti…‘: ritornano, più o meno opportuni, alla mente i versi del celeberrimo coro dell’“Adelchi” in cui il Manzoni voleva descrivere la desolazione dell’Italia barbarica, quella medesima decadenza che il Piranesi aveva raffigurato nelle sue note incisioni romane contribuendo così a definire una certa immagine del Bel Paese. È ‘piranesianesimo’ o sciatteria pura la trasandatezza costituita da questa ‘riscossa’ disordinata della vegetazione su monumenti e luoghi simbolici delle città di Udine ed Aquileia, figlia ed erede l’una, l’altra madre, eppure sorelle, in questi primi mesi della maggiore stagione turistica, per quanto concerne una mancata cura di siti storici significativi del loro patrimonio urbanistico, se veramente di mancata cura e non di precisa, però bizzarra e non dichiarata, volontà culturale si deve parlare! Il “Decumano di Aratria Galla” invaso dal verde, unico lembo di strada romana al momento visibile nella metropoli fondata 2200 anni or sono, sottratto già a fine maggio alla limpida vista di turisti e cultori. E che dire della salita al Castello di Udine, della maldestra invasione di campo dell’erba tra i ciottoli del ‘pedrât’ della rampa d‘accesso, prosecuzione della monumentale Scala Giustiniana? Che dire del verde che, al bastione nord, copre la vergogna delle memorie storiche lapidee abbandonate all’ingiuria del tempo? E dell’erba ampiamente debordante dal prato del celebre piazzale, intitolato alla Patria del Friuli? Non sto a dire del ‘tic di varechine e vueli di comedon’ ossia del minimo necessitante non per restaurare ma per semplicemente pulire, lavare, lo scalone di Giovanni da Udine che porta all’ingresso del nostro glorioso Parlamento friulano! Se vogliamo fare gli ecologisti, in questo caso fuori luogo, per lo meno dichiariamolo: raccontiamo a cittadini e turisti che alla gramigna cediamo per oculata e morale scelta, per ragioni culturali, ideologiche: non per pochezza e indegnità a gestire un patrimonio di storia, di arte e bellezza che il mondo ci invidia!”. Questa la denuncia culturale mossa dal prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, oltreché del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, cancelliere vicepresidente dell’Arengo popolare udinese nonché delegato presidenziale del Club per l’Unesco di Udine in materia di formazione civica e di cittadinanza attiva, con nota datata 16 giugno 2019.

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