Udin roman antîc a Sant Pieri in Taviele?

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 10 Avost 2019

CHE FINE A FATTO LA UDINE ROMANA? SOPRINTENDENZA E COMUNE NEL MIRINO DEL FOGOLÂR CIVIC

Dopo le attuali scoperte archeologiche in Mercatovecchio, nel cuore storico della “Capitale” friulana, il Fogolâr Civic riapre la questione di San Pietro in Tavella, sito d’importanti segnalazioni sin dall’Ottocento ma, forse, abbandonato al libero arbitrio dell’edilizia più spregiudicata…

Oggetto: Che fine ha fatto la Udine romana? Il caso locale di San Pietro in Tavella”. Data 9 agosto 2019 la seguente lettera indirizzata dal presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, al Soprintendente per archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia ed al Sindaco di Udine. Pregiatissimi, l’attuale scoperta di vestigia romane in Via Mercatovecchio a Udine, richiama la scrivente organizzazione a voler di nuovo, per analogia, riaprire la questione – per lo meno in senso culturale e politico – circa l’effettiva ed utile presenza delle Pubbliche Istituzioni a tutela del prevedibile eppure oscuro patrimonio archeologico antico tratto dai lavori svolti, oltre un ventennio fa, nella seconda metà degli anni ’90, dalla poi fallita Casali San Pietro Srl nell’ambito dello storico suburbio udinese di San Pietro in Tavella, affacciato alle vie Lumignacco e San Pietro, sito d’interessanti segnalazioni già nell’Ottocento cui Soprintendenza e Comune, però, nelle rispettive competenze, non pare abbiano dato concreto ed efficace seguito, ignorando, tra le altre, distinte e insistenti voci dell’odierna archeologia locale, come attesta anche garbatamente lo studioso dott. Gabriele Caiazza in un’esaustiva pubblicazione web circa l’argomento in parola, datata 2005 (https://www.academia.edu/920122/Alle_origini_romane_di_Udine._La_tabella_di_San_Pietro). Chi c’era, dunque, a sorvegliare i lavori a San Pietro in Tavella? Cosa si è scoperto? Dove si trovano gli ovvi reperti, viste le premesse di luogo da tempo archeologicamente attenzionato? Come si sono mossi e come si muovono oggi Soprintendenza e Comune a tutela e valorizzazione di quello specifico patrimonio locale? Che fine a fatto la preannunciata ‘Udine romana’ di San Pietro in Tavella, il cui toponimo già basta a dire l’antichità della località? Quanto oggi ancora Soprintendenza e Comune sono davvero presenti sul territorio, in particolare nelle periferie udinesi, a salvaguardia effettiva dei nostri beni culturali comunitari? Abbiamo visto e vediamo stravolti antichi siti e scomparsi dovunque storici percorsi e quinte architettoniche, selvaggiamente invasi e cancellati da un’edilizia vorace, irrispettosa e sostanzialmente senza freni. Perché dovremmo rispettare Istituzioni e, forse, ordinamenti che, a quanto pare dai risultati, non sembrano spendersi efficacemente per la realizzazione di quel comma 2 dell’articolo 9 della Costituzione prospettante precisamente un Repubblica che tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione? Con la presente, l’istanza, dunque, certo di adeguate considerazione e valorizzazione delle vestigia antiche ora rinvenute nella centralissima Via Mercatovecchio, ma anche di rispolvero di quanto necessariamente scoperto in quella remota periferia che, nel 2001, sintetizzavamo, con naturale cognizione di causa, come “necropoli e probabile insediamento d’epoca romana. Forse antico sacello, certo medievale, con annesso convento femminile benedettino. Località servita da cisterna, nelle pertinenze di Porta Grazzano. Centro di culto soggetto al casato udinese dei Candidi. Luogo di sepoltura e di romitaggio. Monastero maschile carmelitano, trasferitosi poi in città, nonostante l’opposizione di alcuni elementi di parte popolare, insieme all’immagine della Vergine che tuttora si venera in Borgo Aquileia. Sede di confraternita e riferimento devozionale della comunità suburbana e cittadina. Nel Primo Ottocento: casali e villa con annessa cappella. Fontana storica… (vd. Cjarte dai Lûcs Storics di Valôr Civic / Doc. N° 1 – Anno 2001 / Udine – Periferia Storica Sud-Ovest Tabella Utini porte Grezani et poscolli / Luoghi d’insediamento e di transito originari, C.U.F. Academie dal Friûl 2001)… Decisamente troppo per non essersi trovato nulla d’interessante!”. Risultano, così, evidenti il dubbio e la critica del leader fogolarista udinese nei confronti di chi reggeva, al tempo, la Soprintendenza e il Comune, risultando poco difendibile la tesi della scarsità dei materiali rinvenuti durante gli invasivi interventi edilizi al declinare degli anni ’90. “Quella sperimentale ‘Cjarte dai Lûcs Storics di Valôr Civic‘ che, nel 2001, realizzammo nell’ambito del Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’, anche con il sostegno della Provincia di Udine – mappa tematica dedicata ad insediamenti e percorsi storici di quel suburbio sudoccidentale udinese al cui presidio socioculturale avevamo persino destinato un coordinamento civico ad hoc denominato ‘Borc Sant Pieri / Udin Sud-Ovest’ – è utile strumento a rilevare lo scempio che s’è fatto e lasciato fare, nell’ultimo ventennio, delle memorie del territorio comunale, a procedere dall’aspetto paesaggistico. Questo non fa onore alla Repubblica Italiana, alle sue Istituzioni ed ai suoi ordinamenti! Non fa onore senz’altro alla Soprintendenza e al Comune di Udine! E tanto meno fa onore alla gran parte della nostra gente, che, ignava o complice, ha, infine, permesso una distruzione simile! Si applichino, se possibile, oppure si rivendichino energicamente presso le sedi legislative regole utili ed intelligenti per la salvaguardia dei beni storici comunitari, da armonizzarsi sapientemente con le spinte dell’economia. Se un sito storico come quello di San Pietro in Tavella, da tempo noto per significative segnalazioni archeologiche su cui lungamente si sono potute formulare suggestive congetture, una ventina di anni fa, sventrato dalle imprese di costruzioni, non ha restituito nulla di quanto intuito e rilevato nel corso dei secoli, pare voler dire una cosa soltanto: che il luogo, nei fatti, è stato abbandonato al libero arbitrio di un’edilizia spregiudicata e senza seri argini istituzionali!”.

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