Udine, città aperta?

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 1 febbraio 2019

IL FRIULI NON È UNA BETTOLA DALLA PORTA SFONDATA”

L’apprezzato storico romano-udinese Alfredo Maria Barbagallo, delegato Fogolâr Civic, sollecita una specifica posizione della Presidenza del movimento civista locale sul Caso Diciotti e sulla gestione generale del tema dell’immigrazione.

Il 31 gennaio 2019 è pervenuta alla Presidenza del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” una missiva a firma di valido sodale, lo storico romano-udinese Alfredo Maria Barbagallo, intitolata “Il Friuli non è una bettola dalla porta sfondata”. “Come membro del Fogolâr Civic udinese”, lo studioso, investito anche del ruolo di “faliscje” ossia di delegato della dirigenza fogolarista locale, ha “domandato – testuale – al Presidente del mio gruppo, Prof. Alberto Travain, l’autorizzazione a rappresentare il pensiero della presidenza associativa su eventi di pressante attualità di momento”, aggiungendo ringraziamenti “per la risposta positiva”. Tema: il Caso Diciotti, che vede attualmente e gravemente impegnati i supremi momenti istituzionali dello Stato”. “Rientra riteniamo nelle nostre facoltà di giudizio un breve punto sulle possibili conseguenze sociali di questa e simili vicende, nell’ambito delle scelte complessive effettuate dalla politica generale riguardanti in primo luogo la vita concreta dei cittadini nei loro territori, e quindi anche le loro storie e culture. Su ciò quindi è valutazione storica del Fogolâr Civic il più deciso no a tutte le proposizioni di immigrazione incontrollata di massa. Che ciò provenga da un umanitarismo estremo quanto miope o invece e più probabilmente da interessi particolari legati a grandi momenti speculativi internazionali o addirittura mondialistici. Che ciò adotti la proposta omologante di una multiculturalità che annulli le tradizioni specifiche oppure quella più insidiosa e brutale della mera sostituzione etnica. La vicenda attuale riguardante il Governo nazionale è cosa più grande di noi, ovviamente, e ne rispettiamo l’autorevolezza seguendone con doveroso interesse civico i suoi momenti istituzionali di sviluppo democratico. Come gruppo di cittadini attivamente impegnati nel dibattito culturale udinese e friulano, non potremo così che continuare a vigilare per quanto ci sarà possibile a che il nostro territorio rimanga luogo storico di dialogo ed incontro tra popoli, genti ed appunto culture. Ma pure a che non vada trasformandosi anch’esso – a forza di nobili intenzioni – in una delle tante bettole dalla porta sfondata senza nome e senza storia, aperte ad ogni soffio, interesse o calcolo sulla sorte di regioni e popoli lucidamente elaborato altrove, in centri di potere distanti e globali”. 

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