Udine: Euroregionalistische Erinnerung an den “Tarviser Thermopylen”

FOGOLÂR CIVIC – Pressemitteilung (für die italienische Presse) – Udine (Weiden), 28 Juli 2020

RICORDATI A UDINE GLI EROI CHE A COCCAU AFFRONTARONO I TURCHI

Fogolâr Civic rinnova il suo impegno commemorativo delle “Termopili” tarvisiane di oltre mezzo millennio fa. Sullo sfondo, l’odierna “provocazione” turca della riconsacrazione musulmana dell’antica chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli, attuale Istanbul.

Chi mai ricorda, oggi, che in Via Zanon, a Udine, in faccia alla roggia cittadina, esisteva, un tempo, la parrocchiale di Borgo Poscolle, intitolata a San Nicola ovvero Nicolò di Bari, da cui il nomignolo popolare di “baronins” a indicare gli abitanti di quel quartiere? Ecco il luogo scelto dal civismo udinese mobilitato dal movimento euroregionalista del Fogolâr Civic, per onorare, anche nella città, ultima capitale di quella prima Mitteleuropa unita che fu l’antico Patriarcato di Aquileia, la 542^ ricorrenza dell’epica battaglia svoltasi a Coccau il 27 luglio 1478, attorno alla locale chiesa di San Nicolò, amato patrono centroeuropeo, dove un manipolo di montanari carinziani ribelli, costituitisi in repubblica autonoma, a difesa, in quelle contrade, della vecchia moneta “aquileiese” minacciata dall’imposizione di nuove valute, sfidarono il campo contro le orde turchesche lanciate all’assalto delle valli alpine, tra Carniola, Carinzia e Friuli. “Al disperato valore degli ‘Spartani’ di quelle ‘Termopili’ di casa nostra, ai trecento eroi ancora dimenticati sotto il campanile di quella chiesetta, qui, nel borgo udinese votato al santo titolare medesimo, presso il sedime di una cappella omonima, oggi, cittadini di questa Udine, nuova Aquileia, figlia dell’antica, che affratellò le genti germaniche, latine e slave al crocevia d’Europa, rendono omaggio sincero e affettuoso, ostentando bandiere aquileiesi associate a rami di tiglio, comune simbolo di cittadinanza tra Alpi e Adriatico! Soltanto un gesto, solamente un richiamo, una lontana eco, che, da questa Udine sino in Valcanale, sino in Carinzia, sino in Slovenia, dal 2011, non senza fatica, si cerca imperterriti di rinnovare affinché non debba socialmente perdersi il ricordo di quegli umili eroi e di quelle vicende, le quali richiamano internazionalmente a valori alti di patriottismo e di sacrificio per un bene comune fatto non solo di garanzie di sicurezza contro i barbari di ogni epoca ma anche di difesa senz’altro legittima di una civiltà aggredita da altre!”. Così il prof. Alberto Travain, presidente fogolarista, ha illustrato i motivi del breve presidio ad insegne spiegate presso l’obliato bassorilievo commemorativo dell’antica chiesa udinese di San Nicolò. E dal ricordo del passato, si è ben presto giunti al confronto con l’attualità: “La Turchia di Erdogan, oggi, rinnova il gesto oltraggioso del sultano Maometto II, che, nel 1453, occupata Costantinopoli, ebbe a trasformare in moschea la celeberrima locale chiesa di Santa Sofia, simbolo storico del Cristianesimo e dell’abbattuto Impero d’Oriente, moschea che, soltanto nel Novecento, rovesciati i sultani, potè divenire interculturale, laica, sede museale. Quello, odierno, di Erdogan, è un chiaro gesto volto ad affermare anche simbolicamente la volontà della Turchia contemporanea di porsi a capo di una compagine significativa di poteri e di Stati islamici, con buona pace di quanti sinora hanno creduto e spinto sino all’inverosimile per attrarla, non certo da protagonista, in un alveo europeo ed occidentale asservito agli Stati Uniti. Quanti testi scolastici di Geografia in questi hanno erroneamente incluso la Turchia nell’Europa fisica mentre gran parte di essa è da sempre Asia? La scelta di Erdogan sembra ‘normale’ con gli orizzonti qui prospettati. Fuori luogo, invece, paiono le remore di quanti, in questi ultimi decenni, hanno considerato politicamente scorretto, sconveniente, anche solo il ricordo della plurisecolare resistenza europea contro le forze islamiche avanzanti prima attraverso le plaghe di Spagna e Sicilia, poi dai Balcani. Quella resistenza, della quale i fatti di Coccau del 1478 possono, a buon titolo, costituire richiamo di sintesi transfrontaliero in quella che fu l’Europa ‘aquileiese’, è elemento storico accomunante gran parte dei popoli del continente, antica e rara bandiera comune, atta a rinnovare, oggi in termini laici, propriamente il senso di una cultura e anche di una lotta comuni europee affermanti il diritto ad una civiltà propria, equamente solidale con il resto del mondo e rispettosa, almeno d’ora in poi, nei confronti delle alterità esotiche! Ricordare la battaglia di Coccau di 542 anni or sono e lo stesso dicasi di mille fatti analoghi, da Otranto a Vienna, da Poitiers a Granada, non significa affatto, per partito preso, avversare specificamente oggi l’Islam piuttosto che altre religioni e tradizioni, ma qualunque cultura imposta dalla forza delle armi e dei numeri, compresa quella europea e occidentale che ha creduto per secoli di avere il diritto d’imporsi sul mondo!”. “Ma questi turchi non dovevano entrare nell’Unione Europea?” si è chiesta, ironica, la prof.ssa Luisa Faraci, sodale fogolarista, intervenuta alla commemorazione: “Dobbiamo essere coscienti che, giunti a questo punto, con la Turchia non ha più senso mantenere buone relazione. Dovremmo colpirla, anzi, prima di tutto nel campo del turismo. Il museo di Santa Sofia trasformato in moschea? Basta viaggi a Istanbul!”. “Dobbiamo farci rispettare! ‘Vonde sotans’!” ha ribattuto l’attivista sig.ra Marisa Celotti, cui ha fatto eco la socia sig.ra Milvia Cuttini, che ha parlato di vera e propria “istigazione” da parte del governo turco. Allarmata anche la segretaria fogolarista sig.ra Iolanda Deana. Il sig. Giuseppe Capoluongo, priore della locale Confraternita del Santissimo Crocifisso ha detto che, a suo avviso, “gli islamici sono particolarmente litigiosi e quando arriva l’uomo forte, il leader pazzo, che cerca di unirli, prima o poi lo fanno fuori. Dobbiamo pregare per non essere coinvolti dalle loro provocazioni e dobbiamo difendere la nostra religione come loro sostengono quella di Maometto!”. A stemperare i richiami confessionali è intervenuta la militante civista sig.ra Renata Marcuzzi, affermando che “oggi ognuno deve farsi la propria religione!”. “La civiltà europea, pur cresciuta cristiana, è giunta persino a legittimare la privata e pubblica contestazione delle varie Chiese e dello stesso Padreterno, cosa che, da un lato, costituisce certo asserzione di libertà, ma, dall’altro, rompe un’antica coesione ancorchè forzata, spirituale e morale, tra i continentali: una coesione, da reinventarsi, di cui senza dubbio le genti d’Europa hanno estremo bisogno!” ha commentato il leader fogolarista prof. Travain. La maestra Manuela Bondio ha voluto, invece, sottolineare “la tristezza di veder nascondere sotto i veli le opere d’arte”, sostenuta in questo dalla presidente dell’Arengo popolare udinese e del Club per l’Unesco di Udine, oltreché prefetto del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, che ha ricordato come il 15 aprile, a livello globale, venga celebrato come giornata della bellezza nell’arte: “Ebbene chi nasconde quella bellezza ne è fiero nemico!”. Sulla riconsacrazione musulmana dell’ambito museale dell’antica chiesa di Santa Sofia ad Istanbul è intervenuto anche il cappellano del Fogolâr Civic, don Tarcisio Bordignon, che ha definito l’iniziativa governativa turca come “sconvolgente passo indietro che non tiene presente il futuro, novità assoluta per ogni epoca!”. Presenti alla commemorazione civista anche rappresentanze del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” e del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”.

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