“Ùdine ła se speta che ogniun el faxi ‘l suo!”

Noda FOGOLÂR CIVIC par gazete taƚiane – Ùdine, 15 setenbre 2020

UDINE EXPECTS THAT EVERY MAN WILL DO HIS DUTY!”: 797° COMPLEANNO DI UNA PICCOLA CITTÀ IGNAVA

Annunciato, durante la ventesima edizione delle celebrazioni popolari del natalizio urbano, il formale disimpegno del Fogolâr Civic verso una Udine sorda alle tematiche dell’identità civica, a favore della quale il sodalizio guidato dal prof. Alberto Travain si è impegnato per lunghi decenni senza i risultati sperati.

Oggi siamo in pochi e in versione ridotta come programma non tanto a causa della pandemia incombente, quanto per il fatto che, giunti quest’anno alla ventesima edizione di queste celebrazioni spontanee dell’anniversario di fondazione urbana, ci siamo decisamente stancati di una città che non risponde affatto adeguatamente all’appassionato appello che da decenni le rivolgiamo, di recuperare dal passato radici di un futuro inclusivo, coeso e pertinace, da comunità forte, in grado di affrontare davvero le sfide della globalizzazione imperversante e la minaccia che da sempre i potenti costituiscono per un’umanità indifesa, dispersa e incapace di fare quadrato. Ci siamo stancati e non abbiamo, quindi, invitato nessuno che non ci fosse anche l’anno scorso, quando la trentina di parrocchie udinesi e larghissima parte dell’associazionismo si sono vergognosamente immortalati in un’incredibile dimostrazione d’ignavia e di maleducazione negando ogni riscontro agli inviti formulati. Non ne parliamo del Comune di Udine, le cui Amministrazioni in questi due decenni si sono distinte per l’assoluta incapacità di comprendere e di farsi carico del valore strategico e tattico di queste spontanee celebrazioni identitarie, perno potenziale di una sapiente e lungimirante politica socioculturale in grado persino di ‘arruolare’ la grande sagra del Friuli Doc in una prospettiva che veda Udine non solo vetrina di un territorio ma modello civico da esporre e promuovere con vanto e ad utilità di tutti. Presenze di Sindaci, Amministratori, del Gonfalone della Città, di espressioni sociali dal combattentismo al folclore, eppure nessun impegno coerente è seguito ai fuochi di paglia che ci hanno fatto credere in questi decenni che valesse la pena di perseverare. La città di Udine ossia larghissima parte della sua società e anche certamente della sua classe politico-amministrativa ha mostrato ampiamente sinora di non comprendere le ragioni di una battaglia culturale tesa al rafforzamento o, meglio ancora, alla rifondazione, ancorché su solide radici storiche, di una comunità cittadina cosciente e affiatata se non concorde. Oggi Udine non è una comunità, non se ne rende conto e ancor meno comprende il valore esistenziale, sociale, economico, culturale, politico dell’esserlo veramente. Piazze e strade piene – più o meno – di gente che beve l’aperitivo, non costituiscono comunità. Quando l’ultimo bicchiere, alla fine, si svuota, anche piazze e strade si svuotano con esso e non resta nulla, nulla di solido e di temibile da opporre insieme all’avversa fortuna. La movida nulla ha a che fare con la comunità. L’aggregazione non è affiatamento: anche se può esserne un’anticamera, non per forza ne è anche l’approdo. Cosa significa essere udinesi? Non v’è ricorrenza oggi – se non promossa dalle esigue forze del piccolo nostro Fogolâr Civic – in cui la città celebri se stessa anche riflettendo sul proprio passato, sul proprio presente e sul proprio futuro, magari in termini programmatici. Nemmeno la festa degli antichi Santi Patroni cattolici, nella cosiddetta ‘setemane des disgraciis’, ha oggigiorno simili connotati. È inutile e ingiusto incolpare i recenti immigrati extracomunitari del decadimento del nostro senso di comunità. La colpa è innanzitutto nostra, di noi udinesi, espressione locale di un Occidente di periferia disintegrato dai suoi egoismi e appiattito su un presente banale, senza memoria e senza orizzonti. Siamo stati per secoli una comunità forte, rispettata, un popolo irriducibile: ora siamo un’accozzaglia di presunzione fondata sul nulla. Che cos’è Udine, in cosa consiste e quanto conta davvero, al di là della retorica vecchia e surreale della ‘Capitale del Friuli Storico’ o di quella più che altro bevereccia e mangereccia del Friuli Doc?”. Ecco che cosa ha detto, domenica 13 settembre 2020, presso la Colonna o Guglia del Mercatonuovo, in Piazza Matteotti a Udine, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, in occasione delle celebrazioni per il 797° Compleanno della Città, iniziativa civista avviata dal sodalizio stesso nel 2001 e giunta quest’anno alla ventesima edizione. Parole gravi, ultimative, annuncianti un cambiamento di rotta del piccolo gruppo promotore per decenni di una sensibilizzazione e di una mobilitazione identitarie utili a rilanciare nell’attualità il tratto ed il senso di una comunità udinese radicata sebbene aperta e composita. “D’ora in poi non ci cureremo di mobilitare il presente bensì di lasciarvi una testimonianza dedicata alla posterità: una testimonianza anche certamente di rimembranze, tese ad evitare l’oblio a quel passato di cittadinanza virtuosa che sicuramente anche Udine, come ogni parte di mondo, possiede e custodisce nelle sue memorie. Se altri, più bravi o fortunati di noi, in avvenire, riuscissero in ciò in cui non siamo riusciti ad incidere, sarà loro merito e nostro vanto, come pionieri di un’idea civica degna di una Udine che abbiamo sognato per tanto tempo e che in mille modi, in base alle forze a disposizione e agli impegnativi nostri principi di dignità della cittadinanza, abbiamo cercato, non senza fatica e profusione enorme e costante d’impegno, di concretizzare. D’ora in poi lavoreremo, faremo, non per gli udinesi, ma solo per nostra soddisfazione ed appagamento culturale e morale! E ciò davvero senza alcuna tema di furbesche e comode recriminazioni da parte di chicchessia! Nessuno può mettere in discussione l’eccezionale impegno profuso e l’amore devoto per questa città, sempre dimostrati in questi decenni! È andata così… Ora ‘England expects that every man will do his duty!’, ‘L’Inghilterra si aspetta che ognuno faccia il proprio dovere!’: fu questo il messaggio diffuso dal grande ammiraglio Nelson alla flotta inglese all’inizio della terribile e famosa battaglia di Trafalgar. Ebbene, c’è soltanto da sostituire ‘England’ con Udine e ci siamo intesi!”. Preceduto dalla tradizionale collocazione, da parte dei Vigili del Fuoco, della dedica floreale dei promotori civici della manifestazione alla locale colonna recante l’immagine, interculturalmente intesa, della Vergine reggente il Bambino e il Castello di Udine, collocazione subito seguita dalla consegna, da parte fogolarista, di un’effige del seicentenario sigillo della Comunità udinese al picchetto dei militi intervenuto in piazza in rappresentanza del più antico corpo civile del Friuli, ecco che al pregnante ed appassionato discorso del prof. Travain ha fatto gravissima eco l’annuncio, per bocca della prof.ssa Renata Capria D’Aronco, cameraro presidente del riformato Arengo, assemblea spontanea della cittadinanza, che tale consesso per il 2020 non sarà convocato, causa principale i mancati riscontri e il disinteresse manifestato dall’Amministrazione municipale – maggioranza ed opposizione – a tutto discredito dell’antico istituto partecipativo riproposto dal Fogolâr Civic nel 2015. “Se noi siamo stati i fondatori dell’Arengo udinese contemporaneo, il prof. Pietro Fontanini ed il dott. Vincenzo Martines, candidati sindaco firmatari, giusto il 6 maggio 2018, presso la fontana di questa piazza, di un documento specifico d’impegno a riconoscere e sostenere l’iniziativa arengaria cittadina, ne sono, allora, stati, parrebbe di dire, i principali affondatori, avendo sinora, ciascuno nell’ambito del prorio ruolo, apertamente mancato alla parola data. Ognuno entrerà, dunque, nella Storia come preferisce!” ha commentato amaramente Travain, aggiungendo: “Che cosa significa che oggi qui, dopo tanti anni, non risulta traccia di una rappresentanza ufficiale del Comune?”. Sono intervenuti alla cerimonia, infatti, senza deleghe, solamente a titolo personale e chiaramente graditi, i consiglieri comunali dott.ssa Simona Liguori, prof.ssa Elisabetta Marioni e sen. Mario Pittoni. Il Comune, invitato, non era presente, insomma, al 797° natalizio della città che istituzionalmente sarebbe chiamato a rappresentare. Stima nei riguardi dei promotori è stata, quindi, espressa sinceramente dalla consigliera Marioni, mentre il senatore Pittoni ha ricordato come il proprio amore per la città possa annoverare anche l’iniziativa del trasferimento della proprietà del Castello di Udine dallo Stato al Comune tramite la Regione e ha garantito disponibilità all’ascolto delle istanze civiche anche nel campo della cultura. La consigliera municipale e regionale Liguori ha assicurato di raccogliere il ‘grido di dolore’ levatosi da quel pregnante momento civista per rappresentarlo possibilmente nelle dovute sedi politico-amministrative. Presente in piazza anche il presidente del Consiglio di Quartiere 4 Udine Sud – Baldasseria, dott. Carlo Alberto Lenoci. È stato anche letto e molto applaudito il messaggio inviato dall’anziano cappellano onorario fogolarista, il benemerito don Tarcisio Bordignon, impossibilitato a partecipare alla commemorazione. Eccone il testo: “Concittadini e amici carissimi, in questa giornata in cui si festeggia il 797° natalizio urbano, sono vicino spiritualmente a tutti coloro che vogliono bene alla città di Udine. Sempre avanti e coraggio: il Bene vince il Male! Con noi abbiamo Cristo, che ha vinto la morte e, quindi, ogni male! E Lui è presente, qui, in mezzo a noi: ha garantito di esserlo quando almeno due o tre si riuniscono nel suo nome. Bastano due o tre. Fate anche per noi, che non siamo presenti, ma siamo con voi. Grazie infinite. Avanti sempre”. All’incontro in Piazza Matteotti, riservato, quest’anno, soltanto ai più stretti collaboratori e simpatizzanti del sodalizio primo promotore ossia il Fogolâr Civic, che, di proposito, non ha invitato, per disappunto di fronte ai passati mancati riscontri, altre sigle e soggetti oltre all’Amministrazione comunale e alla cerchia tradizionale del civismo ‘alleato’, sono intervenute rappresentanze del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, del Sovrano Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, del Club per l’Unesco di Udine, del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione” e della locale Confraternita del Santissimo Crocifisso. Oltreché dal citato suo cameraro, l’Arengo civico è stato, per l’occasione, anche rappresentato dal suo procuratore dott.ssa Maria Luisa Ranzato e dai suoi consiglieri rionali sig.ra Marisa Celotti e sig.ra Renata Marcuzzi per il quintiere di Aquileia; prof.ssa Luisa Faraci per il quintiere di Gemona; sig. Giuseppe Capoluongo, sig.ra Iolanda Deana, sig.ra Rosalba Meneghini per il quintiere di Grazzano. Presenti, inoltre, il sig. Attilio Calligaro, la sig.ra Milvia Cuttini e la sig.ra Mirella Valzacchi, in ideale rappresentanza del corpo sociale aderente al Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, oltre alla sig.ra Mirella Bragagnolo e altri cittadini attratti dal colorato ed animato capannello formatosi sull’antica piazza del mercato, variopinta accolta di bandiere di Udine e del Friuli ovvero di Aquileia, evocanti un’epoca ed un sogno di centralità mitteleuropea e di modello civista che per tanti anni il fogolarismo locale ha cercato di rivitalizzare contro fortuna avversa ed una città in larga parte insensibile, ignava e sospettosa. “E cumò che si rangjin, i nestris di Udin!” ha informalmente concluso Travain, in friulano, amareggiato ma pur sempre battagliero, assicurando in ogni caso “porte aperte e ponti d’oro a chiunque sia animato davvero da buona volontà di collaborazione per il bene civico”. “No larìn, però, a cirî nissun! Cumò, vonde malte!” ha garantito e c’è da credergli. Questo non significa, però, che il Fogolâr Civic si ritira dal campo, ma che, “vox clamantis in deserto”, punterà ad alzare ancor di più la voce per farsi sentire, senza ricercare adesioni e consensi. Ancor più temibile, forse, di prima…

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