VENERDÌ 19 DICEMBRE 2014

“Spettabili Rappresentanze, in seguito alle recenti celebrazioni spontanee, scolastiche e popolari, della memoria di mons. Giuseppe Merlino, ‘Il Leone di Palmanova’ ovvero il parroco della città che nel 1945 riuscì a dissuadere i nazisti dall’intento di far saltare in aria la fortezza, quasi come papa Leone Magno fece con Attila, secondo leggenda, salvando Roma dalla distruzione, con la presente ci si fa carico d’interpretare e promuovere presso di Loro una legittima istanza civica di rinnovato riconoscimento della figura di quel personaggio cui si ritiene senz’altro d’obbligo intitolare luogo o istituzione qualificati nella città che egli tanto amò e che tanto gli deve. Detti auspici si affidano alla Loro discrezione, affinché il benemerito che giunse a barattare se stesso in cambio della salvezza comune – ‘Fate saltare me al posto della città!’ – non debba facilmente essere alla lunga tradito dall’oblio della sua gente e di chi la rappresenta”. Questo il testo, particolarmente franco, dell’istanza indirizzata il 27 aprile 2012 a Sindaco, Assessori e Consiglieri comunali di Palmanova da parte del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”. Ora, il 17 dicembre 2014, nel 60° della scomparsa di mons. Giuseppe Merlino, è stato intitolato al benemerito parroco l’ospedale della località, nosocomio servente un territorio ampio. La proposta, condivisa all’unanimità dai sindaci della Bassa friulana e dalle autorità sanitarie coinvolte, era emersa in seno al Consiglio comunale palmarino a seguito del dibattito promosso dal consigliere Flavio Zanus, primo a recepire e a sostenere l’istanza di valorizzazione della memoria di quel personaggio attraverso adeguata intitolazione, avanzata due anni or sono da Fogolâr Civic e Academie dal Friûl guidati dal prof. Alberto Travain che, come insegnante, per parte sua, mobilitò al tempo anche le scolaresche, alla ricerca della verità e della coscienza storiche del territorio in ordine a quei fatti. Una mobilitazione passata attraverso cerimonie pubbliche studentesche di omaggio alla tomba del Monsignore quale quella tenutasi il 24 aprile 2012 nella locale chiesetta di San Francesco ovvero per mezzo di incontri civici di testimonianza come quello svoltosi in municipio il 29 maggio dello stesso anno e intitolato “Merlino, Ottomeni & C. Chi salvò Palmanova dalla distruzione nel 1945?”, che vide una qualificata partecipazione di pubblico. “Fate saltare me al posto della città!” avrebbe detto il parroco al comandante tedesco, secondo preziose testimonianze raccolte dagli alunni del prof. Travain. Preziose anche le attestazioni del ricordo popolare relativo al ruolo avuto nella vicenda dall’interprete Luigi Ottomeni, da un lato, e, dall’altro, dalla famiglia Mersi, che in città gestiva i pubblici telefoni. Di quell’incontro restarono alcuni contributi scritti, affidati dagli autori allo studio e alla divulgazione da parte della locale scuola secondaria inferiore. Ebbene, qualche settimana dopo, al termine delle lezioni, il prof. Travain concluse il suo incarico e tutto complottò affinché il lavoro scolastico svolto andasse in larga parte disperso. Il docente, a titolo privato, alla guida dei sodalizi già mobilitati a favore di un recupero della memoria del territorio intorno alla vicenda del salvataggio di Palmanova nel ’45, continuò comunque a testimoniare l’importanza del ricordo di quei fatti con l’omaggio annuale, il 24 aprile, alla tomba dell’Arciprete, nella ricorrenza delle estenuanti trattative condotte per salvare la città; e continuò anche a raccogliere testimonianze sull’argomento. Venerdì 19 dicembre 2014, nella Sala dei Ricevimenti della Loggia del Lionello, sede municipale udinese, il Fogolâr Civic ha commemorato, dunque, il 60° della scomparsa di mons. Merlino, “eroe friulano cui un capoluogo del Friuli degno di tale nome – ha detto Travain – non può certamente non rendere omaggio anche per il fatto di aver salvato quel capolavoro di città ideale del Rinascimento che porta la Piccola Patria sui testi di architettura e urbanistica del mondo intero, ciò detto senza dimenticare la legittima, originaria, opposizione degli Udinesi e di tanti Friulani alla costruzione di una fortezza governativa ‘foresta’ sul proprio territorio”. Testimone d’eccezione il palmarino don Tarcisio Bordignon, “cappellano” del Fogolâr Civic, che con dovizia di particolari e viva emozione ha ricordato la figura dell’arciprete che lo avviò al sacerdozio, fornendogli, con il suo esempio di vita sobria e caritatevole, con il suo tratto sempre autorevole e disponibile sino al sacrificio, un modello alto e persuasivo di missione degli uomini di Chiesa, da vero pastore della comunità. Il trasognato ricordo d’infanzia di una Prima Comunione durante la Messa di Mezzanotte nel Natale 1937, in una chiesetta di San Francesco strapiena di gente, si è, dunque, trovato abbinato a quello dell’avvenuta liberazione di Palmanova nel ’45 e della diffusa voce dei meriti di Monsignore per lo scongiurato pericolo di distruzione della città, meriti che egli si affrettò a riferire alla Madonna del Rosario la cui immagine è tuttora onorata nel Duomo locale. Parole di particolare encomio nei confronti del personaggio sono state espresse anche dal presidente provinciale udinese dell’Istituto del Nastro Azzurro tra Combattenti Decorati al Valor Militare, geom. Sergio Bertini. Al termine della commemorazione, gli onori civici alla memoria con l’inchino delle bandiere sociali. Presenti tra i consiglieri movimentali, oltre al geom. Sergio Bertini, le signore Marisa Celotti e Jole Deana, il sig. Eugenio Pidutti e il tenore Gianfranco Savorgnan; tra gli alfieri, la sig.ra Laura Nazzi e il vessillifero generale sig. Gianfranco Passone.

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