Note ACADEMIE DAL FRIÛL pe stampe taliane – Udin, 19 Zenâr 2019
ACADEMIE DAL FRIÛL CONTRO LE CIRCOSCRIZIONI DI FONTANINI
Il vecchio circolo universitario friulano, che tanto si spese per rinnovare le antiche tradizioni democratiche udinesi, ora attacca l’idea dei Consigli di quartiere nominati dal Sindaco della cosiddetta “Capitâl dal Friûl”: “Calpestata la coscienza civica di ciò che resta di quella che fu una delle più orgogliose ed irriducibili cittadinanze della nostra regione!”.
Anche l’“Academie dal Friûl” ora prende posizione contro le Circoscrizioni “nominate” dal sindaco Fontanini a Udine. L’associazione, “sorta come circolo universitario nel 1994 con primari intenti di promozione dell’uso professionale della lingua friulana, sviluppo di una forte coscienza identitaria e difesa dei diritti e degli interessi degli studenti friulani in generale”, poi apertasi “a diffondere culturalmente un’idealità di rinascimento civile e sociale che dal Friuli possa rivolgersi all’intera ‘universitas’ globale, a procedere da Udine, nuova Aquileia e piccola Atene della Friulanità”, giudica, per voce della sua Presidenza, che l’operazione possa gravemente essere “lesiva della già non vivace coscienza civica democratica e libertaria degli udinesi di oggi”. “Consigli rionali onorari ossia a costo zero, costituiti su indicazione di forze politiche, associazioni e cittadini compiacenti riguardo a un progetto che nega al popolo udinese il diritto di scegliere i suoi delegati o referenti di quartiere, possono solamente contribuire a sopprimere, se mai dovessero ancora sussistere, gli ultimi avanzi di quell’oramai remotissimo senso di sovranità popolare articolata sul territorio che a Udine vanta radici profonde, anzi fondative della stessa compagine cittadina come federazione di comunità autonome, tanto per riprendere la bella immagine suggerita da un arguto alunno di scuola media che il 6 giugno scorso, ricorrenza del Beato Bertrando, patrono civile, in un discorso pubblico in lingua friulana, parlò di Udine, con uno splendido accento carnico, come di una ‘federazion di paisuts’. Il tutto, presso promotori e sostenitori dell’infelice trovata, è prospettato come unica soluzione possibile, mentre, al contrario, l’ordinamento non impone affatto obblighi legali a città della misura di Udine relativamente alla costituzione di Circoscrizioni istituzionali. I Consigli di quartiere nominati da Fontanini o non hanno valore legale ma solamente politico, quindi si potevano fare benissimo diversamente, o si configurano come istituzioni non previste dalla normativa. Comunque sia, i conti non tornano! Dalle romagnole Cesena e Ravenna, la prima assimilabile a Udine in termini di popolazione, la seconda, invece, una volta e mezza la sedicente ‘capitale’ friulana, e, ancora, dall’apuana Carrara, poco più che la metà della nostra, sino alla subalpina Verbania, sul Lago Maggiore, un terzo della cosiddetta ‘città del Tiepolo’, tanto per restare nella ‘Gallia Cisalpina’ che qualcuno qualche decennio fa ebbe a ribattezzare ‘Padania’: sono numerosi i Comuni in Italia in cui sussistono, nella forma più varia, dei Consigli rionali elettivi. Sarebbe curioso scoprire da quale recondita normativa italiana o forogiuliana il Comune di Udine possa trarre davvero giustificazione dell’inesorabilità del suo ultimo ‘capolavoro’!”. Così il presidente sociale prof. Alberto Travain, guida storica del sodalizio che tanto impegno direttamente profuse a Udine, a cavallo tra i secoli XX e XXI, nella promozione di un’edificante identità civica radicata nelle tradizioni del migliore repubblicanesimo democratico locale, ponendosi, quadro associazionistico, come una delle maggiori espressioni del trentennale movimento civista che va sotto il nome di Fogolâr Civic. “Cercammo di dare ai cosiddetti ‘borghi’, fioriti a ridosso dei ludi palieschi rinati allo scadere del millennio e anche alle stesse Circoscrizioni dell’epoca, un’anima civica autocosciente e radicata nelle tradizioni democratiche del luogo, rimontanti al vivace Medioevo dei quintieri, delle vicinie, degli arenghi. Lo facemmo nella speranza di riaccostare il popolo udinese, scollato, amorfo ed anaffettivo, e di fortificarlo rispetto a una politica che vedevano partitocratica e ritenevamo mediocre e clientelare. Ci impegnammo, tanto da risultare persino citati nel documento municipale di proclamazione del Patrono laico della città. Vedemmo sfumare le Circoscrizioni dall’ordinamento comunale udinese senza alcun rimpianto: ci sembravano sostanzialmente una parodia del Consiglio Comunale. Oggi cosa vediamo? Dobbiamo rimpiangerle per quella loro base democratica su cui comunque facevano leva come rappresentanze elettive, non come istituti di partecipazione, che tali mai furono? Attenti da sempre alla didattica della cittadinanza, l’iniziativa dell’Amministrazione in carica non può che lasciarci sgomenti, non soltanto per la non necessità impellente dell’operazione, ma per l’inopportunità democratica della forma. Argomento a parte e non irrilevante sul piano civico-culturale è poi quello inerente alla composizione territoriale dei distretti rionali, le cui difformità rispetto alla proposta di riforma identitaria delle Circoscrizioni udinesi avanzata già il 12 dicembre 2001 dal Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’ sarebbero tema di positiva discussione. Quella è un’altra storia, però! Oggi, il primo punto è questo goffo, ingiustificato, pragmatico, attacco al senso comune democratico del popolo udinese o di ciò che resta di quella che fu una delle più orgogliose ed irriducibili cittadinanze della terra friulana! Che fare? ‘Viodarìn, ma chest nol è mût di tratâ cun Udin e cu la sô int! Tasê no si à e no si pues!”.