VINARS AI 2 DI SETEMBAR 2016

Vinars ai 2 di Setembar 2016, il dean dal moviment civic culturâl alpin-adriatic dal Fogolâr Civic e ancje dal circul universitari furlan de Academie dal Friûl, prof. Alberto Travain, al à aderît al apel public fat al sorestant talian Matteo Renzi dai presidents des clapis “A buon diritto”, “Amnesty International Italia” e “Antigone”, vâl a dî il sen. Luigi Manconi, il prof. Antonio Marchesi e il dot. Patrizio Gonnella, par che in Egjit nol torni a meti pît nissun gnûf ambassadôr dal Stivâl cul fat di Regeni. Ca il test dal apel. “Tra pochi giorni, il 3 settembre, saranno trascorsi sette mesi dalla tragica morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ventottenne rapito, torturato e ucciso al Cairo. In un’intervista rilasciata a Riccardo Iacona (Presa diretta, lunedì 29 agosto) la madre, Paola Regeni, ha affermato: ‘È importante che il nuovo ambasciatore Cantini non scenda al Cairo: non dobbiamo dare questa immagine distensiva’. Condividiamo la sua preoccupazione. Il ritorno in Egitto del nostro ambasciatore, infatti, sarebbe inteso dalle autorità egiziane come un segnale della volontà di ristabilire normali rapporti politico-diplomatici tra i due Paesi. Riteniamo che ciò sarebbe assai inopportuno, tanto più alla vigilia dell’incontro tra gli investigatori italiani e quelli egiziani, previsto per l’8 e 9 settembre. Lo scorso 8 aprile il governo ha richiamato a Roma l’ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari ‘per consultazioni’. Poi, nelle settimane successive, Massari è stato destinato ad altro incarico e sostituito da Giampaolo Cantini. Ma quest’ultimo non ha ancora preso servizio presso l’ambasciata italiana al Cairo e resta, per così dire, ‘richiamato’ in Italia senza che ancora sia stato chiesto al governo egiziano il ‘gradimento’ sul suo nome. Noi pensiamo che così la situazione debba rimanere per ora. E che il richiamo in Italia dell’ambasciatore rappresenti un primo ed elementare provvedimento da cui non recedere: e da rafforzare, piuttosto, con altre e più incisive misure. Insomma, non può essere consentita una sorta di ‘distensione’ tra i due Paesi dal momento che, da parte delle istituzioni politiche e giudiziarie egiziane, nulla è stato fatto per far progredire la ricerca della verità sull’assassinio del nostro connazionale. Di conseguenza, il richiamo dell’ambasciatore va inteso come premessa di altre iniziative di pressione democratica nei confronti del regime egiziano. Perché, questo è il punto, il governo italiano finora non ha assunto alcun altro provvedimento efficace: e dalle autorità egiziane sono giunte oltraggiose e false affermazioni, ostinati silenzi e vere e proprie forme di depistaggio. Dunque, senza risposte adeguate e veritiere e senza atti di concreta cooperazione con le istituzioni italiane, non ha alcun senso che l’ambasciatore Cantini si insedi nell’ambasciata italiana al Cairo”. Penze la reson de adesion di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl. «Pieno appoggio anche alla presente petizione da parte del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” presieduti dal prof. Alberto Travain. Serve chiedersi perché l’Italia è sovente trattata come uno zimbello in ambito internazionale? Gli ondeggiamenti, la doppiezza “italiana” sono divenuti un’etichetta a caso? Chi ama davvero questo Paese, dovrebbe innanzitutto lavorare affinché sia possibile scrollarsi di dosso il luogo comune, non di rado calzante, che gli Italiani si vendono e comprano. “Ahi serva Italia…” scriveva Dante. Il valore in tutti i campi di tanta gente, semplice ed eccelsa, non ripaga la reiterata doppiezza politica di un secolo e mezzo di Stato-Nazione. Pretendere giustizia, lavorare per ogni verso affinché questa si ottenga, nello specifico Caro Regeni, è punto d’onore, cartina di tornasole, auspicabile inizio di un riscatto. Il 24 giugno 2016, a cinque mesi dalla scomparsa del ricercatore friulano impunemente torturato e assassinato in Egitto, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” hanno indirizzato da Udine, capitale del Friuli Storico, una vibrante e indignata lettera alle massime cariche della Repubblica Italiana, dal Capo dello Stato ai Presidenti dei due rami del Parlamento, al premier Renzi e per conoscenza al Ministro degli Esteri, Gentiloni. Oggetto? “Rimostranze per la rilevata inadeguatezza delle Autorità italiane a risolvere degnamente il caso Regeni”. Eccone il testo. “Spettabili Autorità, con riferimento al caso Regeni, spiace riscontrare come in cinque inconcludenti mesi la Repubblica Italiana abbia dimostrato nel modo più eclatante di non essere in grado di tutelare i suoi cittadini all’estero e di garantirli da eventuale offesa, affidando incredibilmente a interminabili vie tribunalizie la ricerca di verità inconfessabili politicamente eppure lampanti. Che vogliamo di meglio? Dovremmo cercarci altri protettori? La vecchia Austria la cui aquila fino a un secolo fa stendeva ancora le sue ali sulle nostre terre? La riduzione del caso Regeni a fatto sostanzialmente giudiziario è facilmente apparsa sin dall’inizio modo alquanto utile per insabbiare l’intera questione. Verità? Non serve: è evidente! Giustizia piuttosto, si auspica, ma non nelle forme ridicole di certe censure internazionali. E giustizia vera significa creare le condizioni per cui d’ora in poi nessuno più osi torcere un capello ad un italiano, ad un europeo, ad una persona, senza conseguenze davvero incisive! Se tutto questo non fosse possibile, allora gli Stati non servirebbero e Loro stessi, con tutta franchezza, risulterebbero in pratica inutili: detto con rispetto delle Istituzioni ridotto anche troppo a memoria asburgica…”. L’indignazione popolare, anche di fronte alla scontata inconcludenza di una soluzione meramente giudiziaria del caso Regeni – caso nazionale e internazionale, civico, non solamente privata sventura familiare! – da allora non è venuta calando, con buona pace di coloro che spererebbero che tutto andasse nel dimenticatoio! Né il migliore Friuli né la migliore Italia accetteranno mai soluzioni “all’italiana” e ancor meno verità “d’Egitto”! Il 25 luglio seguente, a sei mesi dalla scomparsa di Regeni, dopo aver assistito presso la storica chiesa di San Giacomo a Udine alla solenne celebrazione eucaristica patronale, dedicata dai due sodalizi espressamente a “Giulio e Martiri d’Egitto”, rappresentanze sociali e alleate del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, inalberanti antiche insegne civiche friulane con coccarde gialle listate a lutto, hanno pubblicamente sottoscritto presso la Fontana del Mercatonuovo, una dura lettera di dissenso, indirizzata simbolicamente alla governatrice regionale avv. Debora Serracchiani e per conoscenza al prof. Furio Honsell, sindaco di Udine, capoluogo del Friuli, quale atto di fiera testimonianza contro le rilevate ambiguità e inconcludenza della politica nazionale, internazionale e anche locale circa la gestione di “un caso che certo costituisce punto d’onore del migliore Friuli, della migliore Italia e della migliore Europa”. Eccone il testo, avente per oggetto una perentoria dichiarazione: “Non vogliamo e non dobbiamo essere amici di chi ha ucciso un nostro valentissimo figlio!”. A introdurre la missiva di una specifica asserzione della presidente Serracchiani, apparsa sulla stampa locale, tra le colonne delle Messaggero Veneto, il 10 luglio scorso: “Le nostre parole e le nostre azioni sono guidate dalla volontà di ottenere verità per Giulio Regeni attraverso il dialogo, non di scavare un fossato tra noi e l’Egitto”. Da qui la lettera. “Pregiatissima, con chi è responsabile dell’assassinio di un nostro figlio non si collabora e non si commercia, pena l’oltraggio al suo caro ricordo e la rinuncia alla dignità. Spiace segnalare, a titolo d’esempio, come inaccettabili certe Sue parole, riportate dalla stampa locale e sfortunatamente non isolate, riguardo ai concetti, nel panorama delle Istituzioni, della politica, dell’economia e della società italiane di oggi, ma nel Suo caso ancor più inopportune, presiedendo Lei la regione d’origine del valentissimo Giulio Regeni. Parole che suonano oltraggiose per chi veramente, da cittadino, da essere umano, prova dolore, moto di rivolta, sete di giustizia – non di chimeriche verità che sono il segreto di Pulcinella! – , di fronte allo scempio di un valoroso concittadino, onesto e impegnato giovane studioso inviso al tirannico regime egiziano di cui denunciava le nefandezze mentre l’Italia – quella che conta – e i suoi governanti ne ricercavano meschinamente grazie e favori. Parole oltraggiose per la migliore società civile di un Paese non completamente asservito alle logiche degli affari, del potere e delle strategie altrui. ‘Un fossato tra noi e l’Egitto’? Un vallo romano, una muraglia cinese, ci vorrebbe, se davvero l’Italia e l’Europa fossero quei campioni dei valori universali che invece non sono. Un vallo, che, per serietà – Carneade! – , andava scavato ben prima dell’assassinio del nostro Giulio, sin dal principiare della tirannide in terra d’Egitto, prima di farsene in qualche modo cortigiani e complici e in sinergia con un’Unione continentale titolata a imporre ai suoi Paesi membri un’unità d’intenti, una solidarietà non di mera facciata come quella espressa e fors’anche troppo poco pretesa dallo Stato italiano sul caso Regeni. Un ‘limes’ civile contro la ‘barbaritas’, contro un regime incivile immanente, non certamente contro una nazione le cui fasi storiche sono irriducibili ad una precaria funesta stagione. Non tanto ‘un fossato tra noi e l’Egitto’ bensì un fossato tra noi e questo Egitto, finché il regime dei torturatori non sia rovesciato e cacciato nel fango. Si chiederà come mai un manipolo di cittadini scriva a Lei queste cose. Le abbiamo già scritte alle più alte cariche dello Stato, quello il cui governo ha incredibilmente in gran parte affidato a meri canali tribunalizi la ricerca di una soluzione del caso in parola. Quanto, infatti, avrebbero ottenuto i Paesi alleati contro il nazifascimo se, invece di mobilitare militarmente contro la Germania di Hitler o l’Italia di Mussolini, fossero ricorsi alle vie legali per, ad esempio, salvare gli ebrei e le altre minoranze perseguitate! Non si pretenda dal cittadino la serietà che pare difficile scorgere a monte e non si pretenda dal mondo il rispetto che non ci si sa guadagnare sul campo. Anche stavolta, come del 1943, il popolo, non lo Stato, anzi uno studente, un ricercatore universitario, un giovane con la ferma onestà del mito delle sue genti all’estremo lembo nordorientale del Belpaese, ha potuto salvare, ha potuto riscattare, con il suo sacrificio, con il suo personale martirio, la dignità di un’Italia vergognosamente ossequiente nei confronti delle tirannie d’Oltremare. ‘Cosa ci faceva Regeni in Egitto?’ si chiedono ancora certi benpensanti che tutto dominano, tutto sanno. ‘Cosa ci facevano e cosa ci fanno in Egitto l’Italia e i suoi degni compari europei e occidentali?’ ci chiediamo noi, invece, orgogliosi di essere figli degeneri della civiltà di Niccolò Machiavelli. In ogni caso ci venga risparmiato il risibile spettacolo di certi maldestri tentativi di catechizzazione civile del Barbaro, richiamato a valori che orgogliosamente egli manifesta e dichiara non suoi. Basta ammiccamenti con i criminali! ‘Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei’ scriveva a buon titolo il grande Goethe, nostro celeberrimo scrittore tedesco. L’Egitto, che ha ucciso il nostro Regeni e che ha ucciso e uccide tanti propri figli che, come lui, hanno promosso valori di libertà in quella sciagurata terra, non può essere, nemmeno parzialmente, considerato amico o interocutore. Non ci si aspetti solidarietà, non si attenda affatto dal cuore rispetto per le Istituzioni, qualora ai toni sprezzanti del Cairo, l’Italia e il Friuli Venezia Giulia ignominiosamente continuassero a rispondere intercalando toni concilianti. ‘Regeni ha rovinato l’economia!’ si osa sussurrare in mezzo al peggior ciarpame. No, egli ha smascherato piuttosto l’ignobile ipocrisia italica ed europea non soltanto in relazione alle sciagure civili d’Oltremare, ma riguardo anche ovunque all’effettiva tutela dell’incolumità e dell’onore dei cittadini italiani ed eurocomunitari nel mondo. Se la politica sinora non ha fatto abbastanza ovvero più o meno incoscientemente ha sbagliato strada, abbia almeno il pudore di non fare di peggio, di collaborare con il nemico. Certo, il ‘nemico’: non vi è altro temine calzante oggi per definire il regime egiziano che sulla persona e sulla memoria del nostro Regeni ha infierito ampiamente, obbrobriosamente e imperdonabilmente, calpestando con lui tutti noi. Pace? Nemmeno per sogno! In questi casi la pace non è didattica, non insegna nulla, anzi, rafforza il senso d’impunibilità e onnipotenza dei tiranni! Giustizia, piuttosto! E giustizia significa smascherare non solo i carnefici ma anche i servili loro sostenitori, variamente complici di una vicenda e di una situazione che gridano vendetta di fronte al tribunale della Civiltà e dell’Umanità! ‘Non auro, sed ferro’, non con la vile salvaguardia degli affari pagata con taciti consensi alle peggiori barbarie, ma con l’irriducibile, esemplare, attiva, ostilità nei confronti di tirannie con le quali è intollerabile anche solo pensare d’interloquire. Che dire, infatti, dei benpensanti occidentali, cittadini e Istituzioni, che in Hitler e nel nazismo poterono implicitamente vedere persino il male minore da opporre al famelico orso sovietico? Non furono, forse, in qualche modo complici della barbarie folle dei lager? Almeno dal piccolo nostro Friuli Venezia Giulia, innanzitutto dalle sue Istituzioni rappresentative, desidereremmo toni all’altezza non solamente della condotta della famiglia del compianto martire, la cui dignità e tenacia fanno senz’altro onore al nostro popolo di fronte al mondo, ma anche conseguentemente adeguati al migliore genio di queste terre, mai soggiogato dai tanti oppressori che le hanno calcate. Oggi il nostro Friuli Venezia Giulia ha di che vantarsi ad essere patria di Giulio Regeni, fulgido eroe cosmopolita. Siamone degni! Non accettiamo – noi primi fra tutti – una vergognosa ‘pax’ egiziana sul ‘Mare Nostrum’, una ‘pax’ egiziana grondante di sangue generoso e innocente! Se la politica e l’economia, invece, ci conducessero meschinamente verso quei lidi, sappiano sin d’ora che hanno tradito”. Firmiamo, dunque, di cuore anche la presente petizione, convinti comunque che solo la caduta dei governi colpevoli e di quelli complici di una tirannide d’Oltremare precedentemente già manifestatasi e confermatasi con il caso Regeni possa in qualche modo rendere giustizia a quel nostro Giulio che mai accetteremo di dimenticare. Spiace piuttosto dover rilevare come l’ultimo statista italico capace di non farsi abbindolare dai Faraoni d’Egitto di tutti i tempi sia stato Ottaviano Cesare, di remota e non per forza graditissima memoria! Non cederemo, saremo irriducibili come lo è stato il nostro valoroso Giulio, solare eppur solida tempra del migliore Friuli!»

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