FOGOLÂR CIVIC – Pressemitteilung (für die italienische Presse) – Udine (Weiden), 17 November 2019
15 NOVEMBRE: GIORNATA DELLA CIVILTÀ FRIULANA NEL RICORDO DEI PADRI CARNI SCONFITTI DAI ROMANI
Una coccarda ai piedi della statua udinese di Caco reintitolata culturalmente al patriarca Carno e lumi ai balconi in omaggio al valore dei progenitori. Iniziativa promossa dal Fogolâr Civic per riandare alle radici della friulanità.
Un nastro con i colori civici friulani ed euroregionali, legato ad un piede del monumento udinese al mitico gigante Caco, rustico mostro italico domato dall’eroe greco-romano Ercole ed assunto, nel 2018, dal locale Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” come metafora delle civiltà preromane insediate originariamente nel Friuli. Con questo piccolo segno, il civismo culturalmente più radicato ed attivo in seno al capoluogo storico friulano, il 15 novembre 2019 ha ricordato i 2134 anni della cruenta sconfitta dei Galli Carni da parte delle legioni romane guidate dal console Emilio Scauro cui sarebbero seguiti inquadramento ed integrazione non certo indolori della locale nazione celtica nei domini e nella civiltà dell’Urbe. “Nasceva così la friulanità prima ancora di dirsi tale” ha rimarcato il prof. Alberto Travain, presidente del Fogolâr Civic, nell’atto di deporre la civica coccarda ai piedi della statua di “Venturin”, come familiarmente chiamano l’antico ciclope gli udinesi: “Siamo qui a ribadire l’idea di un moderno richiamo simbolico per quest’effige al mitico padre o personificazione dell’Umanità locale originaria che riconduciamo con utile sintesi alla nazione celtica dei Carni, realtà rimandante ad una compagine che oggi diremmo transfrontaliera, euroregionale, a cavallo tra Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Slovenia. Il selvaggio autoctono incarnato da Caco nella mitologia romana può qui declinarsi nella figura mitica di Carno, epico patriarca gallico, padre della patria, addirittura riconnesso alla vicenda biblica, sul quale nei secoli passati è fiorita tanta fantasiosa letteratura storica mentre oggi, al contrario, un superficiale ed irridente oblio ne oscura il valore culturale simbolico, testimonianza di passata coscienza o irriducibile ricerca di radici illustri antecedenti una romanità considerata in genere come unico paradigma di gloria. Attorno a questo simbolo ideale, noi rendiamo omaggio ai più ignoti e obliati progenitori della civiltà in questa parte di mondo, quindi alle radici da cui deriva, più o meno degenere, il nostro presente. Ricordando quel tragico momento etnogenetico per i friulani e per la loro identità linguistico-culturale, tutelata oggi legalmente ma surclassata in quasi tutte le sedi dai friulani stessi, compresa gran parte dei friulanisti, abbiamo ritenuto d’individuare nell’approssimativa ricorrenza di una disfatta determinante delle indigene popolazioni celtiche delle estreme Alpi orientali ad opera dei Romani una cosiddetta “Zornade de Civiltât Furlane” con il proposito particolare di ricordarne complessivamente volti ed imprese dimenticati. Questo il senso anche del lume che abbiamo invitato ad esporre al balcone: gesto spirituale intimo rivolto a coloro che ci hanno preceduti, spesso con valore annullato dall’oblio in cui ogni vissuto è destinato a cadere se non immortalato da testimonianza durevole!”. Sfidante l’inclemenza del tempo, tra gli intervenuti alla cerimonia fogolarista presso la statua udinese di Caco – o del Padre Carno! –, anche il cameraro del Arengo udinese, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, massima autorità elettiva del civismo del capoluogo friulano e presidente del Club per l’Unesco di Udine oltreché priore del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo. “Mi viene in mente Voltaire!” ha attestato la prof.ssa D’Aronco: “Da un lato, la sua polemica sul mito del buon selvaggio; dall’altro, il suo patrocinare un impegno pedagogico diffuso che ritrovo senz’altro nell’azione socioculturale indefessa del presidente prof. Travain. La generale mancanza di una coscienza storica approfondita e critica ha oscurato senz’altro per lungo tempo una percezione veritiera delle obliate virtù dei padri ancestrali della Friulanità. Le rimembranze proposte da Travain rispondono, infatti, ad intramontabili principi di educazione permanente alla cittadinanza territoriale!”. Le ha fatto eco il priore della veneranda confraternita udinese del Santissimo Crocifisso, sig. Giuseppe Capoluongo: “È desolante dover prendere atto che la vicenda dell’Umanità, su qualunque livello la si consideri, sia purtroppo fondata sulla sopraffazione del prossimo. Ciò detto, è chiaro che ogni popolo invaso ovvero calpestato ha il diritto-dovere di difendersi!”. “Le nostre terre hanno certo subito il passaggio di tanti invasori, i quali, senz’altro, hanno lasciato, tutti, una qualche specifica impronta, positiva o negativa. Il punto è che le innumerevoli guerre e invasioni del nostro passato purtroppo ci insegnano che ve ne saranno sempre, anche nel futuro, poiché dalla Storia l’Uomo ha dimostrato di non aver mai imparato a cambiare!”: così, la sodale fogolarista sig.ra Renata Marcuzzi, orgogliosamente originaria della Carnia, in qualche modo culla della cultura friulana. Presenti anche rappresentanze del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” e del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”. L’invito ad esporre “une lum” al balcone di casa è stato raccolto da un’infinità di soci e simpatizzati: la prima e più significativa foto testimoniale pervenuta alla presidenza del Fogolâr Civic è stata quella inviata dalla socia sig.ra Rosalba Meneghini, dalla frazione udinese di Gervasutta, che oltre a lumi e simboli friulani ha ritratto una significativa stretta di mano tra i suoi nipotini: “manutis dai fruts, sperancis dal doman” ha poeticamente voluto commentare.