AGOSTO 2015 – LA RIFLESSIONE DEL FOGOLÂR CIVIC

“…Quando il cittadino accetta che chiunque gli capiti in casa, da qualunque parte venga, possa acquisirvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola e ordine (…) così muore la democrazia, per abuso di se stessa e, prima che nel sangue, nel ridicolo”. Tali riflessioni, di sconcertante attualità eppure risalenti al IV secolo a.C., sono di Platone, il grande filosofo greco che tanto s’interrogò sulla miglior gestione della “polis”, della comunità civile. A segnalarle a consoci e pubblica attenzione è il giovane e solertissimo consigliere del Fogolâr Civic e nonché proboviro di Academie dal Friûl Francesco Nicolettis. “A Udine, capitale storica del Friuli, porta d’Italia sulla ‘via balcanica’ delle nuove immigrazioni, checché ne dica chi non vuol vedere e sentire, per strada oggi si sente parlare sempre meno italiano e friulano e sempre più invece lingue esotiche che certamente non sono quelle della nostra Mitteleuropa aquileiese” ha subito commentato il presidente dei due sodalizi, prof. Alberto Travain, soggiungendo: “Gravissima è oggi la responsabilità di chi a vario titolo governa o condiziona le nostre contrade rispetto a quella che si profila nel medio termite, per i criteri di gestione assunti, come una sostituzione etnica nel corpo sociale e civico del territorio. Non minore è la responsabilità di tanti politici che ora campano esclusivamente sulla pur giusta denuncia di questa incredibile ‘svendita’ della patria, una patria al cui bene comune, inteso come affrancamento dalle tirannidi imperversanti, gli stessi non si sono spesso certo dedicati con pari trasporto. Friulani, Italiani, sovente non sono affatto ‘migliori’ degli immigrati, ma sono a casa propria, perché il mondo sarà pure di tutti ma ogni sua parte è legata a un popolo che vi ha costruito una propria storia: sono a casa propria e di quella casa dovrebbero democraticamente poter disporre prima di trovarsi, sempre democraticamente, in minoranza numerica rispetto ai nuovi venuti. Il problema e lo scandalo non sono gli immigrati in fuga dalle guerre o in cerca di fortuna, ma chi li usa per proprio tornaconto e quindi ne incentiva il reitrato approdo. Causa di tutto: l’assenza di una politica internazionale europea tesa ad un assetto mondiale armonioso ed equo. Utopia? Follia? L’alternativa è la situazione attuale!”.

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