Noda FOGOLÂR CIVIC par gazete taƚiane – Udine, 26 xugno 2019
SUL CASO REGENI IL FOGOLÂR CIVIC ATTACCA DI NUOVO IL GOVERNATORE REGIONALE FEDRIGA: “HA SCREDITATO IL FRIULI VENEZIA GIULIA DI FRONTE AL MONDO!”
Alle rimembranze mensili udinesi del ricercatore friulano massacrato in terra d’Egitto, si è nuovamente alzata la voce del dissenso civico di fronte al ritiro dello striscione rivendicativo di verità dalle sedi e dal sito web della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
“Udin – Colone de Justizie 25.06.2019. Passâts 3 agns cumò e 5 mês de coparie francje di chel eroic student furlan fruçât in Egjit tal 2016, la miôr int di Udin e Furlanie ancjemò e clame justizie par Giulio Regeni, orgoi dal Friûl!!! Dive Fortune che e stramaledissi ducj cuancj tirans e traditôrs dal lôr popul!” ossia “Udine – Column of Justice 25.06.2019. 3 years and 5 months after the unpunished murder of the heroic Friulian student killed in Egypt in 2016, the best of Udine and Friulian people is still demanding justice for Giulio Regeni, a pride of Friuli !!! Lady Luck damn all tyrants and traitors of their own people!”. Rinnovata la dedica bilingue – friulano e inglese – che il civismo raccolto attorno al Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” depone il giorno 25 di ogni mese presso l’antica colonna udinese della Giustizia, popolarmente detta “Tabachine”, in presidiante memoria del martirio del giovane dott. Giulio Regeni, ricercatore friulano di Fiumicello massacrato in Egitto nel 2016 perché inviso alla tirannia imperante. Le delegazioni si sono raccolte, in Piazza Libertà, attorno al prof. Alberto Travain, presidente del Fogolâr Civic oltreché del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, cancelliere vicepresidente dell’Arengo udinese nonché delegato presidenziale del Club per l’Unesco di Udine in materia di formazione civica e cittadinanza attiva, anche conservatore del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, il quale ha tenuto un’accorata allocuzione sullo scottante tema del contestato ritiro degli striscioni rivendicativi di “verità per Giulio Regeni” dalle sedi e dal sito internet della Regione forogiuliana per ordine del governatore dott. Massimiliano Fedriga. “Ritirare la bandiera dal campo a battaglia in corso è fatto simbolico inequivocabile di ritirata, sconfitta, talvolta di tradimento. Il governatore forogiuliano dott. Massimiliano Fedriga non può non aver cognizione di questo. Eppure balbetta motivazioni, a giustificare un gesto inconsulto, inopportuno, immorale, come il suo ordine di ritiro degli striscioni rivendicativi di ‘Verità per Giulio Regeni‘ da tutte le sedi istituzionali della Regione che rappresenta, la stessa del giovane ricercatore impunemente massacrato in Egitto nel 2016. Un fatto, questo, che non depone senz’altro a favore di un virtuoso utilizzo delle autonomie regionali, se il veneto-triestino Fedriga, di fronte non solo all’Italia, ma al mondo, ha davvero potuto, non sia sa quanto legittimamente, utilizzare i suoi titoli di governatore del Friuli Venezia Giulia per una vile, maramaldesca, ‘prova di forza’ contro la memoria di un valoroso del suo territorio e dell’ingiustizia terrificante impunemente subita dallo stesso, memoria collettiva ed attiva la cui permanenza, a livello sociale e istituzionale, a tre anni e mezzo dalla tragedia, pare già un miracolo in una società abituata purtroppo a polverizzare i ricordi più sacri. Il punto è che, sino a prova contraria, questo triestino nato Verona istituzionalmente rappresenta un’intera comunità regionale i cui intenti, indole e sentimenti possono essere internazionalmente associati a quelli del suo pubblico rappresentante. E questo è gravissimo. Che si dirà in Europa, nel mondo, di una Regione italiana pronta a ritirare l’insegna commemorativa di un proprio figlio massacrato all’estero non certamente per casualità – e questo è bene dirlo! – allo squallido scopo di sostituirla con pubblicità calcistiche? Dove nasconderci dalla vergogna? Meglio ladri, meglio truffatori, che traditori dei nostri figli! Quel gesto, nel mondo, non deve affatto rappresentarci, perché vergognoso e – vogliamo auspicare – non condiviso dalla maggior parte delle buone genti friulane e giuliane! Come è vergognoso che Fedriga ‘scarichi’ pressoché totalmente la gestione del Caso Regeni su una commissione parlamentare d’inchiesta recentemente costituita a Roma. La Regione di Giulio può veramente rinunciare ad esprimere, motu proprio e con i propri mezzi, oltreché a rinnovare legittimamente, l’indignazione del proprio popolo in ordine a tale mostruosa tragedia? Può davvero il verbo di una commissione parlamentare romana rappresentare pienamente, di fronte all’intero mondo, anche quanto ‘il sangue‘ del migliore popolo del Friuli ancora ‘s’infuria e ribolle‘ contro i tiranni colpevoli del massacro di un suo probo figlio? La risposta è no. E rinunciare a questo, ovvero ad esistere ed a resistere, come comunità regionale, in una battaglia tra verità e oblio che è vera cartina di tornasole, prova del nove, della tenuta culturale-morale della nostra gente, della nostra politica e della nostra civiltà effettiva, significa arrendersi all’implosione più vergognosa del nostro sempre più insensibile mondo. Uno striscione, insomma, per dire, tra le righe, al Cairo, a Roma ed a Bruxelles, che… i friulani e i giuliani non perdonano! E, invece, no. Il governatore leghista Fedriga ritira l’insegna dai palazzi della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dal suo sito internet, applaudito ed anche imitato da taluni suoi compagni di partito o d’area politica eletti, lungo la Penisola, ad amministrare la cosa pubblica. Per il resto, innumerevoli le reazioni contrarie. Persino tre Comuni piemontesi – evviva Rivalta, Bruino e Piossasco! – hanno reagito al gesto del governatore del Friuli Venezia Giulia contro la memoria di un suo corregionale! Persino il presidente forzista ligure, Giovanni Toti, ha criticato il collega forogiuliano! Certo: uno scempio diseducativo, un oltraggio alla cultura civica, alla civiltà, all’umanità, al patriottismo, alla solidarietà. Eppure Fedriga giustifica il suo atto assurdamente affermando di voler evitare strumentalizzazioni di parte intorno agli striscioni Regeni. Ve ne erano in corso? Ovviamente è normale, anzi meritorio, che al loro ritiro, oggi, seguano reazioni politiche e civiche! Chi le ha provocate? Parte della stampa riduce un po’ troppo lo scontro in atto ad un mero confronto tra forze politiche, giungendo al massimo ad interpellare la famiglia Regeni ed Amnesty International, organizzazione prima promotrice delle mobilitazioni di piazza, e sfumando, invece, la voce di tanto generosi civismo e associazionismo – la cosiddetta società civile – che tengono il campo dal 2016 a sostegno delle più legittime rivendicazioni di verità e giustizia sul caso del probo ricercatore friulano. Con la loro tiepidezza, il loro discutibile dissociarsi da motti e simboli che, in questi anni, hanno tenuto accesa, scomodamente, la coscienza pubblica attorno ad un caso così scabroso, Fedriga e i suoi leghisti insieme ad altre fronde destroidi, pur con poche nobili eccezioni, hanno ‘scaricato’ comodamente la gestione sociale della tragedia Regeni nelle mani di un Pd che, quando era al governo, sulla questione, non si era affatto coperto di gloria, e ora, all’opposizione, può solo ‘abbaiare’, ma non certo ‘mordere’. Spettava a Fedriga, il governatore, fare di Regeni un valore comune, trasversale, civico, dell’intero Friuli Venezia Giulia, e non ridurlo a bandiera di parte. Mentre l’inquilino del Palazzo del Lloyd fa la morale, non senza ragioni ma con pochi titoli, alla politica che l’ha preceduto sulla gestione pubblica del caso, politica in pratica accusata di lavarsi la coscienza attraverso una mera esposizione di striscioni, fa di peggio togliendoli ossia sottraendoli furbescamente alla vista della cittadinanza, anticamera di un oblio voluto, utile a classi dirigenti ignave ed incapaci, meno pressate, così, da una piazza troppo spesso propensa a dimenticare! A nulla, come spesso accade, approderanno i lavori della menzionata commissione romana! A nulla approderanno le vie diplomatiche. A nulla approderanno le vie pacifiche! E dovendo scartare, in linea di principio, certi metodi spicci notoriamente e peculiarmente in uso tra i temibili friulani di un tempo a soluzione delle più gravi controversie politiche, dovrebbe essere oltremodo chiaro che la vertenza con l’Egitto mai approderà naturalmente a risultati concreti, per cui risulterebbe pragmatico segno di lungimiranza puntare seriamente sulla civiltà degli striscioni e dei motti leonini, almeno ad incremento di una sana e coesiva cultura civica ‘muscolare’, fondata su forti sentimenti ed accenti di orgoglio, affetto e di mutuo soccorso, al momento unico e preziosissimo traguardo oggettivo che la generosa mobilitazione per Giulio Regeni può pensare di raggiungere. Con la loro cinica interpretazione del pragmatismo, Fedriga e i suoi, invece, oltre a non concludere nulla sul piano diplomatico-politico, inesorabilmente ci trascineranno in un nichilismo od in un qualunquismo dei sentimenti, per cui l’omino di Piazza Unità è persino riuscito a mettere sullo stesso piano la tragedia mirata alla persona di Regeni e quella tragicamente impersonale subìta dalle povere vittime di Dacca! ‘Ricordiamo tutti, non solo Regeni!’ s’è detto nel giro del buon Fedriga. In base a quel principio si potrebbe pensare anche di abolire il Giorno del Ricordo e ricordare insieme tutte le vittime delle violenze titine e fasciste sulla sponda orientale dell’Adriatico! Oppure i pesi e le misure variano?”. All’articolato e incalzante discorso dell’appassionato e furente prof. Travain, ha presto fatto eco quello del cameraro del moderno Arengo popolare udinese, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, suprema autorità elettiva del civismo locale oltreché presidente del Club per l’Unesco di Udine e priore nazionale del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, che ha ribadito il dovere morale di usare ogni mezzo, anche gli striscioni, per tenere viva la rivendicazione di giustizia per Regeni, eroe civico da valorizzare innanzitutto nella sua regione, annotando come l’assemblea arengaria locale abbia proclamato il probo studioso di Fiumicello anche cittadino ideale del capoluogo storico friulano. Il presidente dell’Arengo, quindi, accompagnato dalla segretaria del Fogolâr Civic, sig.ra Iolanda Deana, ha deposto, alla fine, la mensile dedica commemorativa e rivendicativa presso la storica colonna udinese attorniata da una selva di bandiere friulane. Del “cjavedâl” o gruppo operativo fogolarista erano presenti alla cerimonia anche le attiviste maestra Manuela Bondio, sig.ra Marisa Celotti, prof.ssa Luisa Faraci e sig.ra Paola Taglialegne. Un indirizzo di saluto è pervenuto dal “cappellano” del Fogolâr Civic, il popolarissimo don Tarcisio Bordignon.