EuroAquileienses 05.11.2022/I (fur)

Note FOGOLÂR POLITIC pe stampe taliane – Udin, 5 Novembar 2022

DERIVA ANTROPOLOGICA ALLA BASE DEL TRAMONTO NON SOLO POLITICO DI UDINE

Lettera del prof. Travain a riscontro del pregnante intervento sul quotidiano locale del dott. Cisilino riguardo al declino della classe politica friulano-udinese.

Egregio Direttore, leggo con attenzione le amare conclusioni dell’amico William Cisilino riguardo al chiaro affondare della classe politica del Friuli udinese, esclusa dal nuovo Esecutivo romano e divisa – vuolsi – da atavico e pernicioso individualismo (“Messaggero Veneto” 5 novembre 2022). A mio parere, c’è pure dell’altro, che è estremamente impopolare esporre. Quando il cancelliere medievale fiorentino Coluccio Salutati, riferendosi, ai suoi tempi, proprio alla classe dirigente friulano-udinese, addirittura scriveva, di ‘feroces penes barbaros homines’ ossia di gente feroce e quasi barbara, si riferiva alla propria epoca, ma profetizzava sinistramente anche un dato endemico per il futuro. Il male della nostra classe politica è lo stesso della nostra società e non consiste solo nell’egocentrica e partigiana divisione diffusa, molto friulana ma anche certamente molto italiana, bensì nel fatto – oso esplicitarlo o solo pensarlo? – che siamo semplicemente incivili. Sissignore, ci si offenda pure, ci si stracci pure le vesti, ma finiamo con la retorica fuori luogo dei friulani ‘brava gente’! Diventiamolo davvero, tutti insieme, oggi! Il nostro tanto celebrato pragmatismo, nella concretezza si traduce non di rado in insopportabile grettezza, capace delle scorrettezze più becere. Il tutto condito da inguaribili invidie che ‘ab immemorabili’ sono la vera pandemia dei friulani. Non si tratta di generalizzare ma di rilevare coraggiosamente un dato su cui i nemici del Friuli sempre hanno potuto contare e con cui ci si scontra quotidianamente. Salvo eccezioni a confermare la regola o nobilissimi ma estemporanei slanci collettivi di solidarietà quali quello epico del Friuli terremotato del 1976, non ce la facciamo ad andare d’accordo o, per farlo, dovremmo – per quieto vivere non edificante – soprassedere su basi fondanti di rispetto e dignità personali cui giustamente diciamo di tenere. Tra i friulanissimi politicanti diciamo così “d’alto bordo”, che in questo periodo furbescamente si atteggiano a vittime d’altrui ingratitudine, vi sono maestri, ad esempio, di perfidia nei falsi panni rassicuranti del casareccio beota. Non siamo affatto ‘buona gente’: diciamocelo e cerchiamo di migliorare invece di far finta che va tutto bene o che, se va male, la colpa è degli altri! Chi ci amministra dia il buon esempio: sappia riunire, sappia rispettare, valorizzare, ed avrà simpatia, consenso, lealtà! Sarò esagerato? L’esagerazione vera è il tracollo, politico ma non solo, di un Friuli udinese e di una Udine azzerati sulla scena della Contemporaneità. Tutto, insomma, da reinventare, a partire da noi stessi…”. Così, l’intellettuale udinese prof. Alberto Travain, ora anche coordinatore di “Fogolâr Politic”, in una lettera al Direttore del quotidiano friulano “Messaggero Veneto”, a seguito di pregnante intervento del dott. William Cisilino, direttore dell’Agenzia Regionale per la Lingua Friulana, sull’odierna decadenza politica del Friuli udinese, comparso sul giornale locale il 5 novembre 2022. “Inutile dire – rincara, beffardo, Travain – che ci vorrebbe di nuovo un Savorgnan a risollevare le sorti di Udine, ma sarebbe pia illusione da inguaribili romantici!”.

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