EuroAquileienses 15.03.2022/I (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 15 Març 2022

OMAGGIO A CESARE, PADRE DI UN FRIULI CUORE E COMPENDIO DI UN’EUROPA AL BARATRO

I sodalizi udinesi del Fogolâr Civic e dell’Academie dal Friûl hanno rinnovato nell’antica Forum Iulii ovvero Cividale le rimembranze del fondatore eponimo della città e della nazione friulana che leggenda, ma anche geografia e storia, vogliono senz’altro crocevia e sintesi del Continente. Allocuzione “eurolocal-socialista” del presidente prof. Travain e spiegamento del grande Tricolore Civico fogolarista friulano ed europeo oltre a deposizione del tradizionale omaggio civico floreale presso il locale monumento cesariano.

Al Cesar Juli, pari dal Friûl, antighe nazion compendi di Europe. Tiran invasôr, che si onorin lis vitimis, ma ancje campion dal so popul pestât di une false republiche democratiche in mans di siorats nome prepotents, che a àn rivât a netâlu ai 15 di Març, zornade fatâl, dal 44 prime di Crist. La sô liende furlane lu à fat fondadôr di un marcjât sul incrôs, chel plui biel, des gjernaziis dal Continent Vieri, alì che latin cun gjermanic e slâf si à unît, là che a jerin venetic e celtic, citadins antîcs fats di Rome mondiâl. Destin e mission di une int batiade di un grant vuerîr te crosere dai popui a son chei di unîju simpri in sante pâs. E, chi, dodis rosis in cercli, compagnis des stelis de nestre bandiere comune; tal mieç une rosse par lagrime di sanc e proteste in face dal barbar che al bat il moderni limit sarmatic de nestre patrie gjenerâl di ca dal mâr, avôt che a sedin di biele sperance e presint di bogns fîs, citadins di une Furlanie in dubi e di une Europe al mancul. Met man, pari Juli, di alì che tu sês!”. Pregnante dedica in friulano ed un mazzo di dodici rose gialle, come le stelle dell’Unione Europea, attornianti una rossa, richiamo all’odierno martirio ucraino, sono stati deposti da mano civica, nella ricorrenza delle Idi di Marzo, presso il monumento cividalese commemorativo del fondatore della celeberrima città friulana che diede il suo nome all’intera regione. Il 15 marzo 2022, infatti, non solo a Roma, nel Foro, all’Ara del Divo Giulio, ma anche a Cividale del Friuli, nordorientale Forum Iulii romana, presso la statua di Giulio Cesare, padre eponimo locale e dell’intera regione unica al mondo a far riecheggiare nel proprio nome quello del più grande leader popolare vittorioso dell’Antichità, si è rinnovato – oltre due millenni dopo l’omaggio popolare spontaneo alla memoria di un Padre della Patria, il cui mito, in Friuli, nei secoli, ha storicamente assunto vari connotati specificamente correlati alle alterne vicende di una terra di confine al crocevia d’Europa. “Quando, nel 1935, quel manufatto bronzeo venne donato alla località dal Governo dell’Italia fascista, doveva per forza rappresentare un italico monito contro le nazioni e culture contermini, poiché il Friuli ormai era ridotto ad una remota frontiera d’Ausonia. Diversa, invece, la lettura medievale locale data del fondatore e della fondazione di un Forum Iulii addirittura assurto a Stato feudale-costituzionale oltreché cuore di un grande dominio internazionale mitteleuropeo, sotto la guida dei Patriarchi di Aquileia. Si pensava, al tempo, infatti, ad un Cesare istitutore mitico – qual modernità! – di un significativo centro commerciale, catalizzatore dell’intero continente e persino sua sintesi culturale, linguistica ed etnica! Dal 2001, il movimento civico mobilitato dallo storico Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’, detto l’anno dopo ‘Fogolâr Civic’, prese a rinnovare questa lettura in un quadro geopolitico ed economico di nuovo favorevole a ribadire una centralità ed un primato friulani in Europa in termini di cerniera e compendio internazionali. Abbiamo, insomma, risemantizzato quel monumento e restituito ad un edificante significato, certo più attinente ai voti di un Friuli non mera e servile sentinella d’Italia, ma, come un tempo più volte affermato, cuore d’Europa e delle sue genti per iniziativa addirittura cesariana. Non ci interessava tanto il modello economico del mercato aperto, della zona franca, anche socialmente e culturalmente fors’anche pericoloso, quanto, invece, l’idea di superare l’ancor peggiore stereotipo mentale di costituire piantone d’altri in casa propria. Noi culturalmente non potremmo essere del tutto italiani o sloveni od austriaci e non dovremmo affatto moralmente sentirci in dovere di parteggiare per questi o per quelli. Noi siamo friulani, ‘Foroiulienses’, figli primogeniti di quel vario, mitico, foro europeo intitolato a Giulio Cesare, foro che vogliamo rinnovato fulcro e ‘fogolâr’ molteplice, capace ancora di unire le differenze su questo antico crocevia d’Europa ed esemplarmente schierarle a battaglia contro le tante ordinarie forme di tirannia e di barbarie che intaccano la libertà e l’equità del nostro civile consorzio. Figli del ‘forum’ cesariano d’Europa, in un certo senso, siamo predestinati ad unire, a far convergere il Vecchio Continente, non a farci frontiera di questo o di quello. Dobbiamo rileggere il passato e il futuro con occhi nostri, non asserviti ad interessi terzi!”. La lunga orazione del prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, presso la statua cividalese di Cesare alle Idi di Marzo 2022, orazione tenuta di fronte a rappresentanza significativa del civismo popolare udinese convenuta apposta nella Città Ducale, ha toccato, poi, le gravi contingenze della guerra in Ucraina, “‘limes Sarmaticus’ di una civiltà europea occidentale che non pare comunque acquisizione solida nemmeno a Kiev, anzi, forse, dubbia – ed in certi casi nemmeno a torto – in larga parte dell’Europa dell’Est e centro-orientale. Forse, oggi, i ‘Barbari’ non sono soltanto coloro che battono, da invasori, bandiera russa alle porte della capitale sul Nipro, ma stanno anche tra le file – diciamocelo chiaro – dei suoi difensori. Questo neonazismo transnazionale slavo, questo montante ed intollerante conservatorismo ben evidente a levante dell’Oder, nemico giurato delle minoranze, di qualunque natura esse siano, non è certo l’Europa dei diritti umani, ampiamente tradita anche certo a ponente. Barbara è ogni guerra ma i veri Barbari, in questo momento, non si trovano solo da un lato del fronte. Detto questo, ora, apprezzamento e solidarietà non possono che andare alla valorosa gente d’Ucraina , aggredita da esercito straniero, quali che siano le ragioni del contendere. È oltremodo chiaro – e pare non lo sia agli incredibili sostenitori di Puntin anche qui in Friuli – che intenzione della Russia non era effettivamente quella d’intervenire a supporto dei connazionali oppressi da Kiev in certe regioni orientali del Paese, ma quella d’invadere lo stesso, per, infine, dettarvi legge od imporre condizioni capestro. Qui bisogna rafforzare l’Europa, come civiltà e federazione politica oltreché come necessaria potenza militare, dall’Atlantico ad un ‘limes’ orientale senz’altro inclusivo ma non ad ogni costo. Manca, infatti, una Costituzione europea, una Costituzione valoriale comune, senza la quale vi è un serio dubbio su cosa debba significare oggi essere europei ed, in nome di questo, dare e pretendere solidarietà, aderire od essere esclusi. Se basiamo tutto, come fatto sinora, sull’economia di libero mercato, di quell’Europa i suoi stessi popoli saranno sempre sudditi o schiavi, abbandonati a se stessi, senza che nemmeno i vecchi Stati nazionali risultino in grado di tutelarli, asserviti anch’essi ad un liberismo che li ha esautorati e resi incapaci di difendere le proprie genti dalla plutocrazia mondialista! Al Padre Cesare, campione e beniamino della calpestata plebe romana antica, idealmente rivolgiamo il voto d’illuminare questi nostri popoli – anzi questo nostro popolo europeo – affinché sappiano alzare la voce e prendere il comando della ‘stanza dei bottoni’ prima di essere completamente ridotti ad ingranaggio di un sistema teso a dominarli ed alienarli, non meno famelico dell’Orso russo, del Dragone cinese e dello Zio Sam!”. Al termine dell’appassionata allocuzione del leader fogolarista udinese – che si definisce culturalmente “eurolocal-socialista” – è stato spiegato, accanto alla statua del grande statista precursore dell’Impero romano, un enorme Tricolore Civico friulano ed europeo, opera della compianta decana del Fogolâr Civic, sig.ra Mirella Valzacchi, richiamo all’importanza di un civismo attivo e combattivo in grado di affermare le cittadinanze del Continente in faccia ai loro stessi governanti quando non anche giustamente al loro fianco se davvero protesi all’effettiva difesa dei loro popoli. Presente la vicaria del “Fogolâr” oltreché dell’“Academie dal Friûl”, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, eminentissima esponente della società civile di Udine oltreché presidente dell’’Associazione Udinese per il Recupero della Democrazia Storica Partecipata “Pro Arengo Udine” nonché del Club per l’Unesco di Udine e prefetto del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, la quale ha voluto rimarcare il dato del richiamo alla difesa degli “ultimi” e degli oppressi di ogni società, riferimento più volte rinnovato da Travain nella sua orazione, a proposito di Cesare, “criminale di guerra – lo ha definito – ma paladino dei diseredati della sua gente contro la tirannide degli oligarchi, senza per questo perseguitarli ma richiamandoli fieramente all’ordine”. Per la cronaca, presenti, inoltre, le caposezione fogolariste sig.ra Paola Brochetta e sig.ra Marisa Celotti oltreché i consiglieri sociali maestra Manuela Bondio, sig.ra Anna Rosa Caeran, sig.ra Rosa Masiero, sig. Eugenio Pidutti e sig.ra Paola Taglialegne, insieme al maestro Giorgio Ferini e all’istitutrice Laura Paviotti, in rappresentanza anche del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”. Della partita anche la simpatizzante sig.ra Pasqualina Radivo.

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