EuroAquileienses 19.06.2022/I (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 19 Jugn 2022

RIVOGLIAMO SUBITO LA TOMBA DEL NOSTRO GEROLAMO SAVORGNAN!”

Nell’occasione degli undici secoli della più potente signoria del Friuli, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl reclamano la restituzione a beneficio del pubblico dell’arca funebre del più irriducibile condottiero friulano, scomparsa dalla chiesa parrocchiale di Osoppo all’epoca del terremoto del 1976. Il presidente prof. Travain: “Implacabili contro la ‘Malaricostruzione’ che ha oltraggiato il migliore Friuli!”. L’arch. Pirzio-Biroli, al tempo responsabile del cantiere: “Per questo incredibile scandalo si dovrà davvero colpire a fondo!”.

M.D.XXIX. HIERONIMO SAVORNIANO PAGANI FILIO QVI GERMANIS IN FORO IVLIO INSVLTANTIBVS ET VLTRA IRRVENTIBVS HANC OSOPI ARCEM TAMQVAM FRAENOS INIECIT ET EOSDEM HINC RE INFECTA DISCENDENTES FVDIT AMMISSAM PROVINCIAM RECVPERAVIT, ET EANDEM GENTEM AD CADVBRIAS, ET ALIBI VICIT QVIQVE BELLICAM GLORIAM ELOQVENTIA CVMVLAVIT HINC IN SENATVM VENETVM ADSCITVS LEGATIONIBVSQ. FVNCTVS EQVESTRI DIGNITATE INSIGNITVS ET BELGRADO CASTRO NOVO PALATIOLO AC ALIIS MVNERIBVS ET HONORIBVS EXORNATVS ET VRSINAE CANALI GENTIS PATRITIAE CONIVGI LECTISSIMAE FILII MOERENTES POSVERE”. Morì il 30 marzo 1529 in quella stessa Venezia che a lui come a pochi dovette per secoli ancora perpetuata la sua indipendenza. Egli aveva disposto, però, di essere tumulato nel suo Friuli, nella sua amatissima fortezza di Osoppo. E così fu. Una severa arca di marmo nero custodì lungamente nella località le spoglie di Gerolamo Savorgnan, il più irriducibile condottiero friulano. Il monumento è ancora visibile, intatto tra le macerie del terremoto, in una foto scattata nel maggio ‘76, dal compianto e tenace osovano Enrico Pian, la cui figlia, l’arch. Anna, l’ha prontamente sfoderata all’arrivo, il 19 giugno 2022, di una delegazione del civismo culturale udinese formata dal presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, nonché dall’illustre sodale arch. Roberto Pirzio-Biroli, rappresentante di Casa Savorgnan, approdati ad Osoppo proprio alla ricerca della sepoltura del gran capitano che, nonostante la resa dell’intero Friuli, resistette vittoriosamente, nel 1514, insieme a un manipolo di valorosi e alla popolazione, contro le armate imperiali degli Asburgo. Occasione della visita: gli undici secoli di prima menzione della potente signoria savorgnana, che, nel bene e nel male, segnò inesorabilmente la storia di Udine e del Friuli. Molto contrariati, i due intellettuali, nel constare la sottrazione del monumento alla parrocchiale locale di Santa Maria ad Nives – al tempo del ‘Taramot’ cantiere affidato allo stesso arch. Pirzio-Biroli, che ha potuto amaramente notare gravi alterazioni rispetto al suo originario progetto di ricostruzione – hanno sostato sotto la settecentesca pala d’altare raffigurante san Gerolamo in adorazione, “indizio remoto – ha detto Travain – di una pur fugata presenza incombente dell’eroico Savorgnan”. “Cumò, fûr che e vegni la tombe di Jeroni!” ha commentato il leader fogolarista: “Non ci interessa affatto la retorica nazionalista italiana che si è appropriata del personaggio per farne un eroe da Risorgimento contro gli Austriaci. Ci interessa il titano friulano capace di vincere contro l’impossibile, forte come questa roccia che da millenni guarda il Tagliamento! Ai friulani e segnatamente ai giovani friulani di oggi, non di rado orfani di simili esempi, non pretendiamo perentoriamente che si restituisca questo memoriale!”.

Risoluto il prof. Travain, primo acerrimo inquisitore: “Muoveremo il mondo e anche la stessa Venezia, che al nostro Gerolamo ed ai suoi uomini tutto deve! È mai possibile che Padova abbia in piazza una splendida statua del Nostro in armatura e noi friulani non abbiamo niente sul territorio che lo ricordi? Ma che gente siamo? Ma che razza di popolo siamo? Se si è giunti al 2022 prima che una voce si levasse decisa a rivendicare il dovuto, significa, a mio avviso, che il Friuli è marcio e che gli osovani e i friulani in genere se ne fregano del loro antico, valoroso, scomodo, capitano! Bella vergogna! Inutile promuovere la lingua friulana se i friulani sono di questa pasta: salvo eccezioni, una massa inerte di ‘senzastoria’ volontari! Se, poi, a Osoppo non interessa l’arca funebre del Savorgnan, noi, veri udinesi, non disdegneremmo affatto di ospitarla nella nostra città che con quel casato condivide lo stemma ed ha costruito la sua migliore storia! Saremo implacabili. Ci muoveremo contro una ‘Malaricostruzione’, che deturpa senz’altro l’immagine di rigore del Friuli di un tempo!”. Costernato l’arch. Pirzio-Biroli: “Per questo scandalo si dovrà veramente colpire a fondo: ci rivolgeremo alle più alte cariche! Impensabile un oltraggio simile a uno dei più degni personaggi del casato e di questa nostra Patria del Friuli!”. La delegazione, in seguito, ospite della suddetta arch. Pian, allieva storica del Pirzio-Biroli, ha compiuto un sopralluogo in quel Borgo Olivi in cui il famoso professionista discendente dei Savorgnan aveva sperimentato in Friuli il suo modello di Ricostruzione “partecipata”, traduzione del miglior civismo nel campo dell’architettura e della progettazione del paesaggio, parrebbe primo esempio assoluto in Europa, modello in genere sostenuto dalle popolazioni e avversato da politicanti e affaristi.

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