Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 19 Lui 2022
RICORDATO A UDINE IL “SACRO MACELLO” DI VALTELLINA AI CONFINI DELL’EUROPA AQUILEIESE
Fogolâr Civic e Academie dal Friûl in duomo al seggio del Vescovo di Como, pastore lombardo del Patriarcato di Aquileia. Il presidente sociale prof. Travain: “Vergognoso esempio di religiosa intolleranza alimentata dalla politica: guai agli epigoni di oggi o di domani!”.
Si è conclusa, nel duomo di Udine, con una deposizione floreale presso il seggio del vescovo di Como, presule cattolico di quelle zone, soggette un tempo al grande patriarcato friulano di Aquileia, la singolare commemorazione che il civismo culturale udinese euroregionalista, il 19 luglio 2022, ha voluto dedicare al cosiddetto “Sacro Macello” della Valtellina del 1620, massacro cattolico dei protestanti locali, “che, in ambito aquileiese patriarchino, fu il più terribile episodio delle guerre di religione che tra Cinque e Seicento videro decisamente tramontare la stella del Cristianesimo come grande dato distintivo ed unificante degli europei”, come ha ricordato il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, promotore della rimembranza: “Onoriamo senz’altro l’arciprete di Sondrio, Nicolò Rusca, oggi ‘beato’ cattolico, la cui esecuzione esacerbò gli animi. E onoriamo le vittime protestanti ed anche i martiri che le difesero ovvero i cattolici valtellinesi ‘giusti’, che si sacrificarono, da veri cristiani e buoni cittadini, nel tentativo di salvare i propri compaesani riformati dal furore ‘papista’ armato dagli Asburgo di Spagna ed Austria, i quali miravano al diretto controllo della valle, allora soggetta ai Grigioni e corridoio tra il Meridione e il Settentrione asburgici. Scoppiò, così, un conflitto di ampie proporzioni e a favore dei Grigioni, contro gli austriaci e gli spagnoli, intervennero francesi e veneziani: persino il nostro Parlamento inviò la cavalleria friulana guidata da Ippolito Valvasone di Maniago! Venendo, quindi, all’attualità, innanzitutto c’è da dire che questo episodio della Guerra dei Trent’anni rimanda ad un’epoca in cui inesorabile crebbe il discredito della Religione come dato affratellante aprendo la strada all’Illuminismo e alle sue idee laiche di tolleranza che ancor oggi contendono alle radici cristiane il nucleo fondante della civiltà europea. In effetti, la nostra identità continentale è il composto di almeno tre civiltà egemonizzanti ma alternative: quella pagana greco-romana, quella cristiana e quella illuminista. Una vera Costituzione europea non può affatto permettersi di non citarle, pena la rinuncia a un passato comune che, invece, c’è stato e non va cancellato, se vogliamo sapere chi siamo, da dove veniamo… e dove i potenti ci stanno portando!”. “Il ben poco ‘Sacro’ Macello della Valtellina ci richiama a tolleranza: una tolleranza che incredibilmente abbiamo visto sfumare nel nostro tempo ed in casa nostra, con le discriminazioni imposte dallo Stato italiano e accettate e condivise da parte non infima della cittadinanza nei confronti dei resistenti alle politiche vaccinali anti-Covid!” ha commentato la decana fogolarista maestra Manuela Bondio, valtellinese DOC ovvero “no furlane ma aquileiese” come ama definirsi, in una perfetta lingua friulana. Sulla stessa linea anche la giornalista sig.ra Laura Zanelli. In rappresentanza della cittadinanza udinese a congresso, ha preso anche la parola il cameraro-presidente dell’Arengo democratico partecipativo locale, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, che ha parlato di ideali civisti affratellanti come vera base di un consorzio umano più sinceramente affiatato e solidale. La prof.ssa D’Aronco, figura eminentissima della società civile udinese, anche presidente del Club per l’Unesco di Udine oltreché prefetto internazionale del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, si è anche complimentata segnatamente con il prof. Travain per il livello della proposta e della riflessione culturali e civili offerte con tale rimembranza. L’animatore sig. Eugenio Pidutti, coniuge della maestra Bondio ed anch’egli decano fogolarista, si è soffermato sull’incredibile irriducibilità dei martiri, soffermandosi sulla figura del Rusca, molto celebrata ancor oggi in Valtellina. Intervenuti anche l’intendente e caposezione fogolarista sig.ra Marisa Celotti e lo studioso sig. Alfredo Maria Barbagallo, che ha rimarcato innanzitutto l’atroce disinvoltura con cui, all’epoca, si accostavano devozione e massacri, notando poi la scarsezza in Italia di studi complessivi sull’atroce vicenda della Guerra dei Trent’anni. A seguire, pranzo e cineforum in tema a casa dei decani Bondio e Pidutti.