Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 20 gennaio 2022
DA CESARE A PASOLINI: OMAGGIO AI FRIULANI DELL’“ARC DI SANT MARC”
Nel giorno di San Sebastiano, tradizionale patrono popolare, riconosciuto nel Novecento anche come un’icona storica gay figlia della cultura del Rinascimento, il sodalizio civista udinese del Fogolâr Civic ha commemorato con deferenza tutti i cosiddetti omosessuali spesisi nella storia friulana per il bene comune: a partire dal padre eponimo Gaio Giulio sino al grande intellettuale casarsese. Il presidente prof. Travain: “Una tessera che mancava nel nostro impegno culturale civista ultratrentennale”.
Giovedì 20 gennaio 2022, ricorrenza tradizionale di San Sebastiano, patrono popolare della resilienza, dei vigili urbani italiani e degli Schützen tirolesi, ma, anche, nel Novecento, riconosciuto come storica icona gay figlia della cultura del Rinascimento, l’udinese Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” ha commemorato, per la prima volta, nella Capitale del Friuli Storico, tutti i cosiddetti omosessuali spesisi per il bene comune nella storia regionale: a partire, certo, dal padre eponimo Gaio Giulio Cesare sino al grande intellettuale casarsese Pier Paolo Pasolini. Una rappresentanza del sodalizio, guidata dal suo presidente prof. Alberto Travain ed integrante la vicaria sociale prof.ssa Renata Capria D’Aronco e le consigliere sig.ra Rosa Masiero, sig.ra Paola Taglialegne e sig.ra Laura Zanelli, ha visitato le chiese di Udine Centro in cui sussistono raffigurazioni artistiche dell’ufficiale gallo-romano martirizzato nel III secolo, il cui torso nudo avrebbe celebrato, anche ambiguamente, per lunghi secoli, la bellezza in termini maschili. “Siamo a riconoscere innanzitutto una tipologia di perseguitati costituita in categoria dalla persecuzione stessa: fu il Cristianesimo, affondatore della civiltà classica salvo i casi in cui goffamente l’addomesticò, a trasformare un comportamento naturale dell’Umanità in un peccato contro natura perseguibile con la morte. A quella fonte si abbeverò anche Hitler, con le conseguenze che tutti sappiamo. Questa è una tessera che mancava nel nostro impegno culturale civista ultratrentennale. Abbiamo promosso i diritti generici del Cittadino e della Persona, considerati in ogni loro aspetto ma senza entrare nel particolare di certe specifiche rivendicazioni. Ebbene, nell’anno del centenario pasoliniano, commemorativo di un personaggio che fu omosessuale senza nulla rivendicare e la cui omosessualità venne utilizzata per degradarlo in vita ed in morte, al di là delle implicazioni legali del suo modo di vivere tale condizione, una nota sul tema non deve mancare. Ebbene, sia chiaro che la nostra idea di una ‘nuova Aquileia’, sogno e orizzonte di rinnovamento della comunità con radici importanti nel grande passato di questa terra rivolto al futuro, non implica affatto una cieca adesione ai dettami ecclesiastici che hanno alterato la cultura di base cosmopolita greco-romana dell’antica metropoli patriarcale, cultura pagana ma non per questo più disumana ed intollerante di quanto non fu il peggiore Cristianesimo medievale, pur parzialmente, forse, in origine, attenuato da sinceri afflati di salvezza universale che, in Aquileia, dovevano assumere – è probabile – contorni virtuosamente incerti. Il Fogolâr Civic, grande promotore socioculturale della figura del patriarca medievale aquileiese Bertrando come riferimento storico-civico di attualità, non avalla affatto una ‘restaurazione’ conservatrice di certi medievali quadri di valori, come vorrebbe velleitariamente certa politica da strapaese: quadri di valori anche responsabili di aberranti discriminazioni e persecuzioni che, prima di approdare ai forni crematori del nazismo, portarono senz’altro al rogo ‘nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’ un gran numero di innocenti. Con spirito aquileiese antico, quello che sapeva anche celebrare purezza e virtù degli amori omosessuali dell’imperatore Adriano, noi rendiamo omaggio ‘al ben fat di chel toc di Umanitât su stamp dal Arc di Sant Marc’ ossia al bene compiuto, nonostante tante maldicenze e condanne, da quella porzione di Umanità che si raccoglie ormai da decenni attorno al simbolo pluralista dell’arcobaleno. Arcobaleno detto dai friulani ‘Arc di Sant Marc’… E caso vuole che proprio all’altare di San Marco, nel duomo di Udine, vi si siano due effigi di San Sebastiano! Proprio coincidenza, nulla di più!” ha detto il “tribuno” del fogolarismo civista udinese, a commento finale dell’iniziativa. Particolari indirizzi di saluto sono pervenuti dai sodali maestra Manuela Bondio, sig.ra Paola Brochetta, sig. Giuseppe Capoluongo, sig.ra Milvia Cuttini e maestra Rosalba Meneghini.