FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 30 November 2021
NUOVO STATUTO COMUNALE UDINESE QUASI BOCCIATO DAI FOGOLARISTI
“Bene senz’altro la codificazione delle rimembranze del Patrono Civile ma, quanto al resto, molta perplessità, soprattutto in tema culturale e identitario! Dove sono gli storici e dove i consulenti di Palazzo D’Aronco?”. Così il presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, prof. Travain, commenta, sarcastico, la novella carta costituzionale della città “capitale del Friuli storico”.
“Incredibile!” ma non in senso positivo è stato il primo commento del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, alla notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio comunale di Udine, del nuovo Statuto municipale, nella seduta del 29 novembre 2021. “Bene l’inserimento ‘come ricorrenza significativa’ della data ‘del 6 giugno, commemorativa del patriarca Bertrando di Saint Geniès, riconosciuto patrono civile municipale, in memoria del quale il Presidente del Consiglio comunale convoca ogni anno una seduta del Consiglio’. Che dire, però, di molto altro? Tra le feste significative per il Comune, oltre alla ‘new entry’ bertrandiana, null’altro, accanto alla territoriale, più che comunale, ricorrenza friulano-aquileiese del 3 aprile: non un cenno, nel ventennale, al Compleanno della Città, e nemmeno, in chiave laica, alla festività patronale storica dei santi Ermacora e Fortunato. Bene, senz’altro, la citazione del nome della città in friulano, tedesco e sloveno oltreché in latino e in volgare ‘trevisano’. Male, nella lista, ancorché dichiaratamente non esaustiva di ‘località e quartieri’, l’assenza del suburbio storico della Stazione, evidentemente compreso in un informe ed anonimo Centro Città, nemmeno rilevato. Male ancor di più, in un “Preambolo’ votato a sintetizzarne la vicenda storica, l’assoluto silenzio sulle componenti territoriali originarie, su quelle aggregate nel Medioevo e su quelle inglobate in Età Moderna. Una chicca in senso negativo è la definizione di ‘Utinum’ come ‘castrum romano’, affermazione di una tale infondatezza da oscurare la gravità dell’assenza di debito richiamo al grande castelliere protostorico di cui ancora si vedono le vestigia. Ci si voleva riferire, forse, alla Rocca Giulia, creazione apologetica dei tempi andati? Bastava esplicitarlo. A dir poco infelice l’espressione secondo la quale “nel 1223 il patriarca Bertoldo di Andechs concesse alla città il diritto di tenere un mercato” perché la città ancora giuridicamente non esisteva ed anzi fu proprio quella concessione che la costituì in termini legali. Affermare, poi, che Udine “diventi nel 1344 sede effettiva del Patriarcato e di conseguenza capitale dello Stato Patriarcale” non trova fondamento dei documenti del tempo. Ricordata giustamente l’importanza della figura del ‘patriarca Bertrando di Saint Geniès’ senza alcun cenno, però, al dato, fondamentale per la città, che la tradizione a lui riferisce, ossia alla riforma costituzionale partecipativa o a democrazia mista incentrata sull’istituzione dell’assemblea popolare dell’Arengo. Nessun cenno esplicito ai miti fondanti di ‘Hunnium’ e della ‘Nuova Aquileia’ oltreché all’assunzione, nell’Evo moderno, della città tra i tre corpi politici dell’antica Nazione friulana. Bene la specifica relativa alla salvaguardia e alla valorizzazione del ‘patrimonio’ anche ‘identitario’ oltreché ‘storico, culturale, linguistico ed ambientale’, però con espunzione dell’aggettivo ‘locale’. Significativa anche l’adesione ad una ‘cultura europeista’ cui si è aggiunto l’aggettivo ‘federale’. Il tutto in un art. 6, inerente alla ‘vocazione internazionale’ di Udine, in cui brilla per gravissima assenza ogni riferimento, anche attualizzante, all’esperienza mitteleuropea del grande patriarcato transfrontaliero di Aquileia, del quale Udine fu ultima sede amministrativa. All’art. 8 è citato ma non descritto il ‘Sigillo civico’, il quale, purtroppo non corrisponde minimamente alle impronte storiche medievali della Comunità udinese e men che meno a quella, gloriosa, quattrocentesca, con motto leonino, inneggiante all’eredità ‘aquileiese’ della città. Definendo, poi, all’art. 9, la ‘famiglia come società naturale comunque costituita’ e non – come proponeva la Giunta Fontanini – ‘società naturale fondata sul matrimonio’, il Comune si è messo un po’ al riparo da derive medievaleggianti di stampo confessionale, restando tutt’altro che pacifica la concezione di naturalità. Apprezzabili i richiami ai ‘diritti fondamentali dell’infanzia’ ed al ‘ruolo sociale degli anziani’. L’assunzione ufficiale, all’art. 14, della ‘cultura del plurilinguismo’ come dato da promuovere, con riguardo particolare al friulano, si consolida, almeno sulla carta, quale valido orientamento. Confermato ma non applicato il principio in base al quale ‘il Comune usa i toponimi in lingua friulana, accanto a quelli ufficiali in lingua italiana, in tutte le situazioni’. Nessun progresso in materia di ‘Partecipazione popolare’. All’art. 42 il Comune conferma la sua linea di sostegno all’associazionismo e al volontariato, senza alcun barlume d’innovazione in termini di sviluppo partecipativo. Sarebbe a dire che va bene Bertrando ma non l’Arengo che egli istituì per permettere ai cittadini una vera partecipazione, che ora non c’è più. Venga Sinistra o Destra, ‘Vegna Franza o Spagna’, non cambia nulla. La partecipazione, quella vera, delle assemblee popolari deliberanti, non deve contare e soprattutto non deve ‘rompere’; quindi, molto meglio ridurla al guinzaglio dei contributi all’associazionismo, utilissimo ‘instrumentum regni’ da strapaese!”. Su questo e tanto altro ancora, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, ha potuto riflettere, a fronte dell’approvazione in Consiglio comunale della riforma statutaria udinese il 29 novembre 2021. “Non finisce qui” ha assicurato il ‘tribuno’ culturale civista.