Università “euroregionale” friulana

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Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 10 novembre 2018

SOLTANTO L’IDEA DI UN ATENEO ‘EUROREGIONALE’ PUÒ RILANCIARE L’UNIVERSITÀ FRIULANA!”

Sorta d’alta scuola di territorio transfrontaliera”: ecco rivisitato dal Fogolâr Civic e dall’Academie dal Friûl l’originario intento, già medievale, dell’istituzione universitaria in Friuli, anche a preventiva garanzia dell’utenza da perniciose egemonie baronali, espressione di ristretti circuiti e “colonie” accademici.

Non una sorniona colonia accademica padovana e neanche un orticello feudale friulanista: un’Università di Udine che possa davvero essere un contributo positivo al Friuli e a una formazione valida dei suoi frequentanti deve ben essere un ateneo in cui si possa respirare aria di libertà, svincolato da oppressivi circoli. Solamente un’Università di Udine sottratta ad uno specifico sistema accademico, friulano, veneto, italiano, ed invece felice terreno d’incontro ma anche di scontro tra scuole di pensiero e club professorali può garantire quella vivacità che sola è alla base di una ricerca libera e proficua oltreché di un’apertura ai migliori cervelli, cose che dovrebbero caratterizzare un’istituzione universitaria effettivamente utile all’utenza, al territorio ovvero ai territori, alla scienza ed alla cultura. Internazionalizzare sempre di più il corpo accademico udinese, trarre professori non solo da Padova o comunque, in genere, da Oltrelivenza, ma anche in numeri importanti d’Oltralpe, non significherebbe soltanto riprendere o rivisitare l’idea originaria di un ateneo friulano davvero della e per la Mitteleuropa, rimontante al mito del patriarca aquileiese medievale Bertrando di Saint Geniès, la cui insegna campeggia nel locale sigillo universitario, ma ‘annegare’ qualunque velleità di predominio di una ‘parte’ sulle altre attraverso la costituzione di una realtà molto più complessa, ampia e articolata, utile coacervo di pulsioni contrastanti all’interno del quale possa trovar campo la più vasta gamma di proposte ed istanze. Certamente il vincolo tipologico della destinazione ‘territoriale’, esemplificativamente friulana, dell’Ateneo udinese non solo dovrebbe rimanere, ma essere recuperato come filosofia trasversale della proposta di formazione e ricerca scientifiche dell’Università, vincolo insindacabile e non aggirabile attraverso gli escamotage cui è ricorso in questi decenni lo stesso Statuto universitario locale, stranamente destando però l’attenzione e sollevando reiterate proteste solamente, pare, del movimento civista del Fogolâr Civic in cui rientra senz’altro anche lo storico Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’ e cui fa riferimento la formazione euroregionalista ‘Europa Aquileiensis’. Quali le forme? Quali le vie? Un patto, forse, transfrontaliero, tra atenei e territori, nell’interesse comune?”. Ecco la nota, diffusa sabato 10 novembre 2018, dal presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, in ordine ai fermenti dell’ultimo periodo attorno ai destini della cosiddetta “Universitât dal Friûl”, oramai in vista delle prossime elezioni rettorali. “Soltanto l’idea di un ateneo ‘euroregionale’ può rilanciare l’Università friulana!” afferma Travain: “Sorta d’alta scuola di territorio transfrontaliera! Ecco utilmente e concretamente rivisitato l’intento originario dell’istituzione universitaria in Friuli, a preventiva garanzia dell’utenza da perniciose egemonie baronali eventualmente espressione di circuiti e ‘colonie’ accademici specifici, principale ostacolo deleterio al riconoscimento e al coinvolgimento dei migliori ‘cervelli’ nelle alte ricerca e formazione. Perché il Friuli e l’Italia accademici esportano ‘menti’ non certo in esubero? Perché non sanno e forse anche non vogliono valorizzarle, in un’economia di sistemi chiusi in cui le ‘menti’ in eccedenza ovvero fuori sistema sono un pericolo per equilibri e interessi raccordantisi inesorabilmente attorno alle cattedre universitarie! Trasformare un ateneo in un’arena d’interessi contrastanti pare essere, dunque, l’unico modo concreto per farne un vivace ambito di libertà e di pluralità, brodo di coltura di civiltà e progresso! Il bene del Friuli e della ‘sua’ Università, anzi il contributo valido di entrambi ad un bene comune più esteso, sta innanzitutto in questo, non in altro!”.

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