Vor 600 Jahren: ein “Waterloo” für Friaul

FOGOLÂR CIVIC – Pressemitteilung (für die italienische Presse) – Udine (Weiden), 11 Dezember 2019

600 ANNI FA LA “WATERLOO DEL FRIULI”

Rievocata a Udine, in Sala Gonfalone, presso il municipio, la disfatta di Bottenicco ossia il fallito assedio di Cividale del 1419 che vide Patriarcato di Aquileia e Ungheria battuti alla fine dal Generale Inverno. Iniziativa spontanea del Fogolâr Civic dedicata all’Arengo popolare udinese.

Mercoledì 11 dicembre 2019, VI centenario della disfatta di Bottenicco ovvero dell’epilogo dell’assedio di Cividale del 1419, sorta di “Waterloo della Nazione Friulana”, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, ospite dell’Amministrazione comunale di Udine, ha voluto onorare la memoria di chi si batté con valore in quelle tragiche giornate a difesa di una patria variamente minacciata. Nel particolare ricordo della tenacia dimostrata allora dagli udinesi, il presidente prof. Travain ha commemorato quell’anniversario offrendo alla massima figura elettiva della società civile cittadina, il Cameraro del locale Arengo, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, ed all’intera deputazione eletta da quell”assemblea, una rievocazione modellistica delle principali fasi dello scontro di sei secoli or sono, rappresentazione proposta nella Sala del Gonfalone di Palazzo D’Aronco, come gesto di deferenza verso l’insegna bianconera memore di gloriose pagine di patriottismo ma anche di orrenda guerra civile che portò alla fine dell’indipendenza friulana. “Sul piano tattico – ha detto Travain – fu una vittoria del Generale Inverno! La desolazione seminata nel contado cividalese insieme al grande freddo avanzante e all’annuncio di significativi rinforzi al nemico, condusse l’esercito aquileiese-ungherese, dopo quindici giorni di devastazioni, bombardamenti, assalti, sortite, ad abbandonare definitivamente l’assedio di Cividale, passata alla rivale Venezia. Una guerra civile regionale, basata sullo scontro tra cividalesi e udinesi e innestata su un conflitto internazionale tra veneziani e magiari, che portò al tracollo del principato patriarcale di Aquileia, monarchia ecclesiastica costituzionale nel quadro dell’impero romano-germanico medievale!”. Il professore ha ricordato come, in quelle settimane di fine autunno, di fronte a Cividale, si fosse radunata, in un certo qual modo, tutta la storia anti-veneziana dell’Alto Adriatico: dagli spodestati signori veneti ai principi alpini carinziani e tirolesi, dai magnati croati e ungheresi ai patrioti e partigiani friulani. “Un momento drammatico tanto divisivo quanto accomunante nella vicenda transfrontaliera o euroregionale!” ha rimarcato il presidente del Fogolâr Civic, anelando senz’altro ad una “cultura della fratellanza tra i nostri popoli non priva, certo, di coscienza storica in ordine a un passato davvero complesso”. “Si farebbe presto – ha concluso Travain – a risolvere il tutto con una riflessione moraleggiante sull’utilità dell’unità d’intenti, unità mancata nel Friuli del tempo. La lezione che sembra trarsi da quelle vicende è che non vi fu diffusamente a monte l’orizzonte di un bene comune regionale fondato sull’armonia delle parti. Pretese utopiche? Se Udine non avesse conteso a Cividale il ruolo di capitale politica ed economica del Friuli patriarcale… E se, al contrario, la Città Ducale non si fosse opposta al proprio declassamento a favore del Colle di Attila… Se il Friuli medievale fosse davvero stato quel Paradiso che si dichiarava nei suoi documenti parlamentari, non si sarebbero registrate quelle divisioni e quelle defezioni alla causa comune dell’indipendenza regionale che hanno pesato, invece, non poco sul futuro del territorio. A Bottenicco seicento anni fa si chiudeva l’ultimo significativo scontro campale dell’ultima guerra d’indipendenza friulana o giù di lì e i friulani si trovarono divisi e su fronti avversi poiché non doveva risultare oggettiva la parte da prendere. Ecco ciò che accade quando la parzialità prevale sul bene comune e quando il bene comune calpesta legittime ambizioni parziali! È andata così allora ed oggi accadrebbe esattamente lo stesso, non soltanto a causa di una postulata immaturità civica delle nostre genti, del presunto atavico individualismo gallico oppure dell’italico ‘particulare’, ma per l’insopportabile incapacità, tuttora diffusa anche in terra friulana, di relazionarsi in termini di rispetto delle specifiche individualità. Quanti di noi oggi, in odio a certi tirannelli locali, paesani, ‘sorestants’ da cortile, inabili ad un dialogo civile e costruttivo, sarebbero pronti di nuovo, in Friuli, e non senza ragione, ad aprire le porte ad una Venezia o ad un’Ungheria di turno? Traditori e basta? Traditori di una falsa pace e di una falsa patria, non di rado matrigna! In un certo qual modo, patrioti anch’essi! Patrioti ribelli, rivoluzionari! È sempre vero che la Storia non si può scrivere senza ascoltare e dar voce a due campane!”. Il cameraro arengario udinese, prof.ssa Capria D’Aronco ha ringraziato il prof. Travain per l’alto momento rievocativo e di riflessione civile offerto alla deputazione popolare cittadina: “Un momento alto anche sul piano didattico!” ha detto D’Aronco con riferimento alla ricostruzione modellistica della storica battaglia rievocata. Sulla stessa linea il consigliere dell’Arengo cittadino, sig.ra Rosalba Meneghini, che ha anche auspicato una diffusione dell’iniziativa rievocativa segnatamente a livello scolastico e giovanile. Nella delegazione ufficiale del magistrato arengario udinese, dunque, il “camerarius” prof.ssa Renata Capria D’Aronco, il “procurator” dott.ssa Maria Luisa Ranzato, i “consiliarii” sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Iolanda Deana, prof.ssa Luisa Faraci, sig.ra Renata Marcuzzi, sig.ra Rosalba Meneghini, sig.ra Paola Taglialegne. In rappresentanza del corpo sociale del Fogolâr Civic, la sodale fogolarista sig.ra Milvia Cuttini.

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