MERCOLEDÌ 1° OTTOBRE 2014

“Di fronte alle difficoltà di un sistema formativo pubblico, deputato propulsore primario di civile convivenza e progresso, in cui sovente formandi e famiglie, anche per carente chiarezza dei ruoli, facilmente trovano campo illimitato di sindacazione quando non persino di usurpazione delle competenze dei formatori in ossequio a fraintesi e labili principi di democrazia, dal Friuli, angolo d’Italia e cuore d’Europa, al precipuo fine di promuovere un ordine democratico che legittimamente governi la Scuola attraverso lo Stato o altri enti pubblici territoriali politicamente rappresentativi della comunità sovrana, si sollecitano cittadini, forze politiche e autorità della Repubblica Italiana ad attivarsi per quanto di competenza affinché le scuole non si confermino luogo di privata ed estemporanea contrattazione o rinegoziazione locale di regole e prerogative, ma di applicazione istituzionale e professionale di normative frutto di vera partecipazione politica a monte pressoché negata oggi e capillarmente concessa a valle attraverso autonomie partecipate in capo ai singoli istituti e alle relative comunità scolastiche, polverizzando l’offerta formativa nei territori quand’anche non conculcando la funzione pubblica in tale settore di prima importanza per il sussistere delle istituzioni di ogni civile consorzio umano”. Ecco in che termini, da Udine, il 1° ottobre 2014, nel ricordo della tradizione del primo giorno di scuola comune un tempo in Italia, “il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, ascoltato ed accolto il verbo di tanta cittadinanza e società civile al margine nordorientale dell’Europa a sud delle Alpi”, ha rivolto “un accorato appello ai cittadini, alle forze politiche e alle autorità della Repubblica Italiana per re/instaurare un senso dello Stato, della democrazia e della scuola pubblica”, sottoscritto popolarmente presso antica sede scolastica cittadina sulla storica “Place dai Grans” ovvero Piazza XX Settembre 1870. Un appello destinato naturalmente innanzitutto alla Presidenza del Consiglio a Roma, intenta a promuovere una riflessione partecipata sulle necessità di riforma del sistema scolastico italiano. Nella pratica, il documento, concluso dal duplice motto “Restaurare nella scuola pubblica il senso dello Stato democratico! Restaurare nello Stato democratico il senso della scuola pubblica!”, sottolinea in sostanza il tema della tracimante e destabilizzante intromissione della componente genitoriale e studentesca nella gestione di una Scuola pubblica italiana frazionata in una miriade di “poleis”, di città-stato scolastiche autonome, in cui regole e relazioni sono il prodotto di rapporti di forza tra parti locali con significativi tratti di stampo privatistico per cui “il cliente – leggi il genitore ovvero lo studente – ha sempre ragione”. Negli indirizzi del Fogolâr Civic vi è, quindi, l’abolizione o per lo meno il forte ridimensionamento di un’autonomia e di una partecipazione concesse capillarmente nel campo scolastico e non ammesse compiutamente per paradosso in quello politico, a dimostrazione di come al popolo non ci si fidi di riconoscere diritti supremi di autogoverno diretto eppure in qualche modo lo si autorizzi pur impropriamente a governare a capriccio le singole scuole, istituzioni chiamate a dare un’impronta fondamentale alla società del futuro. Nella visione del Movimento, quindi, allo Stato oppure, secondo una sana prospettiva autonomistica o federalistica, alle Regioni, enti pubblici effettivamente rappresentativi di tutta la comunità civile e non solo di alcune sue componenti localizzate, dovrebbe spettare il coordinamento normativo e organizzativo del sistema scolastico territoriale, con auspicati se migliorativi sviluppi nel senso di una gestione eurocomunitaria regionalizzata. “Riportare l’ordine nelle scuole e partendo dalle scuole” è lo slogan che meglio sintetizza il senso della presa di posizione del Fogolâr Civic sull’argomento.

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