DOMENICA 20 NOVEMBRE 2016

Domenica 20 novembre 2016, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” annuncia, attraverso una nota, la propria intenzione di commemorare il giorno seguente il centenario della scomparsa dell’imperatore asburgico Francesco Giuseppe I , ancora caro al cuore di tanti Friulani e Mitteleuropei.

COMUNICATO sociale alla stampa italiana – Udine, 20.XI.2016

Il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” di Udine, presieduto dal prof. Alberto Travain, rende omaggio al ricordo dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo-Lorena nel centenario della sua scomparsa avvenuta a Vienna il 21 novembre 1916. E lo fa riproponendo ad Istituzioni e società civile l’anonima lirica che un cittadino udinese, nel marzo 1857, dedicò al sovrano mitteleuropeo e alla bellissima sua consorte, la celeberrima imperatrice “Sissi”, ospiti entrambi nel capoluogo friulano. Il documento, tratto dalla locale Biblioteca Civica, in buona lingua italiana, celebra il “Cesare” austriaco giunto nella “primiera di Julo antica sede” ovvero nel Friuli, regione cesariana per antonomasia. In calce il testo, stampato a Udine allora dall’antica Tipografia Turchetto, preceduto da breve presentazione dell’iniziativa sociale intitolata “Omaggio civico udinese alla memoria di Francesco Giuseppe d’Asburgo-Lorena, imperatore d’Austria e duca del Friuli, conte principesco di Gorizia e Gradisca, margravio d’Istria e Signore di Trieste, antico sovrano delle genti del Friuli Venezia Giulia e di tante nazioni della Mitteleuropa, nel centenario della scomparsa”. Seguiranno, nella data anniversaria, occasioni sociali commemorative in città, conferenze e brindisi in onore dell’imperatore cui Udine deve anche il collegamento ferroviario ai centri maggiori del Nordest italico. “Un omaggio al ‘bon Pari’ della Mitteleuropa” afferma il presidente prof. Travain riprendendo un affettuoso titolo assegnato al sovrano dal celebre poeta in lingua friulana Pietro Zorutti.

PRESENTAZIONE (a cura del prof. Alberto Travain)

Il bon Pari” ovvero il buon Padre: ecco come il celebre poeta friulano Pietro Zorutti aveva definito nell’Ottocento il suo imperatore e duca regionale, Francesco Giuseppe d’Asburgo-Lorena, in una lirica in “marilenghe” inserita nell’ambito di una raccolta celebrativa del sovrano viennese in tutte le lingue dell’Impero austriaco. Memorie obliate, memorie esecrate da ragion politica, ancor più da quando uno Stato nazionale subentrò nel governo delle terre friulane alla cosmopolita Monarchia asburgica, caduta infine ma mai scomparsa nell’ammirato ricordo locale di amministrazione ordinata e valida convivenza internazionale. A riscatto di quelle memorie, spesso confinate al focolare domestico, l’udinese Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” vuole ricordare ora il centenario della scomparsa dell’imperatore Francesco Giuseppe, massimo simbolo di un mito asburgico ancora caro a tanti Friulani e tra i popoli contermini, riproponendo simbolicamente al più vasto consorzio l’anonima lirica che un cittadino locale, nel marzo 1857, dedicò al sovrano mitteleuropeo e alla sua bellissima consorte “Sissi”, allora ospiti nel capoluogo del Friuli, terra definita come “primiera di Julo antica sede” ossia la regione di Giulio Cesare, acclamante l’epigono danubiano del proprio antico padre della patria. Una testimonianza “controcorrente”, anonima, furtiva, timorosa di ritorsioni nazionalistiche, sottratta a lunga “damnatio memoriae” e procedente da quella Udine e da quel Friuli che, con il Trattato di Campoformio, videro l’avvio di una fase storica che segnò l’apice dell’espansione austriaca in Italia e l’ultimo fallito tentativo ottocentesco di una Mitteleuropa provvidenzialmente unita, ideale erede di quella costruita oltre un millennio prima dalla Madre Aquileia.

TESTO

Quando

Le LL. MM. II. RR.

di

Francesco Giuseppe I.° d’Austria

ed

Elisabetta Amalia di Baviera

reduci dal Lombardo-Veneto

onoravano dell’augusta presenza

la Città di Udine

~

un divoto Cittadino

UMILIAVA CONSACRAVA

————————————-

I.

L’Italo a rallegrar gemino Impero

Cesar dall’Istro come Padre scende,

Venegia e Insubria a reverir l’attende

Con i voti onor e cuor sincero.

~

E solea i flutti avversi, che a Lui diero

Grave periglio, atre procelle orrende

Animoso qual’Uom, che in se comprende

Invitto Prence, e strenuo guerriero.

~

E speme or sorge dal felice evento

Che alla serbata fè doni clemente

Costante grazia, ed agli error perdono.

~

Al favor sommo che largir già sento

Plaudir con voce ognun riconoscente

Ovunque udrassi e benedire il Trono.

II.

La speme non fallì. Così era scritto

In ciel, nè il vaticinio mio fu vano.

Cesare stese la Paterna mano

E segnò di perdono il grande Editto.

~

Dai ceppi sciolto terga il ciglio afflitto

Quegli al riscatto generoso umano,

Lieto ritorni l’esule lontano

Ed ambi abborran ogni suo delitto.

~

Riedan edotti nel sentier d’onore

E fieno paghi della loro emenda

Il Nume, il Prence e la lor Patria intera.

~

E di lor vita fino all’ultim’ore

L’Alto dono membrando e la vicenda

Ergan di grazie al Ciel prece sincera.

III.

Prence, che in mente giovanile accoglie

Sensi maturi di saper sublime,

Che a Religion si affida e i lumi coglie

Nel grave incarco d’alto suo Regime,

~

Che non l’abbaglia delle regie soglie

Lo splendor, nè il poter vasto l’opprime,

Che all’armi pronto, il grido a Marte toglie,

Poichè di pace son l’idee sue prime;

~

Che al animar scïenze ed arti inteso

Il merto premia e il fallo rio perdona

D’amor seguendo e di pietà l’invito;

~

Quest’è il MONARCA dagli Absburghi sceso

Di virtù cinta la regal Corona

Emulo a Numa, ad Antonino, a Tito”.

IV.

Il vivid’estro che agita e concede

Di Pindo il Dio, il vol suo spiega, e mena

Ove raggio di grazia oggi serena

La primiera di Julo antica sede.

~

Augusta DONNA, che a seguir ti diede

L’Eccelso SIR, che all’Istro il pie’ rimena,

Odi il fragor de’ plausi, il passo affrena

Ch’arra essi son di riverenza e fede.

~

Di Tua presenza al sommo amor che doni

Questo popol devoto, oh! quanto ammira

Di Tua grand’alma le virtù splendenti!

~

Di tali pregi attonita risuoni

Dal Nome Tuo resa immortal mia lira

Fra le più tarde e più remote genti.

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