Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 18 Avrîl 2022
OMAGGIO AGLI “ASÌNS”, MISTERIOSA RADICE DELLA CIVILTÀ FRIULANA E MITTELEUROPEA
Fogolâr Civic e Academie dal Friûl tra santuari e gole della Pedemontana concordiese, custodi di memorie e miti del primo Cristianesimo nella regione di Aquileia, influenzato da irriducibili sette giudaico-cristiane d’Egitto e Palestina. Il presidente sociale, prof. Travain: “Il Mostro di Giona incarnato dal ‘Luef’ delle Grotte di Pradis, tempio naturale della ‘Sante Sabide’ ossia della liberazione universale dalla tirannide della Morte!”.
Fu l’indimenticato studioso friulano don Gilberto Pressacco ad imprimere una svolta nella lettura delle origini culturali della popolazione montana concordiese dei cosiddetti “Asìns”, soggetti alla Pieve di San Martino d’Asio e recanti il nome aramaico di un’antica setta giudaica cristianizzata i cui sobri e irriducibili costumi pare siano stati introdotti ad Aquileia e in Friuli dall’evangelista Marco, fondatore della Chiesa nilotica ma anche del grande patriarcato che avrebbe diffuso e governato il Cristianesimo tra Adriatico e Danubio, rimarcando il tema particolare di una salvezza universale derivata da liberatoria discesa agli inferi di Gesù Cristo, metafora di Giona inghiottito da un mostro incredibilmente simile al “Luef” che leggenda vuole albergante nell’orrido delle locali grotte di Pradis. “Me ne parlava mio padre” ha ricordato l’udinese prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, da sempre orgoglioso del proprio quarto d’origine “asìna”, intervenuto con qualificata delegazione sociale alla pregnante celebrazione eucaristica tenutasi presso la storica pieve in occasione del Lunedì dell’Angelo, il 18 aprile 2022.
La Santa Messa, plurilingue, in friulano “asìn” ed in “lenghe”, in italiano e latino, è stata officiata dall’appassionato e preparato “plevan” don Italico Josè Gerometta, nativo del Venezuela ma di antiche origini locali, coadiuvato dal tanzaniano don Laureano nonché dall’indiano don Santiago e supportato musicalmente dall’apprezzato maestro clauzettano Massimo Melocco. Accompagnato dalla vicaria sociale prof.ssa Renata Capria D’Aronco, dai consiglieri fogolaristi maestra Manuela Bondio, sig.ra Anna Rosa Caeran e sig. Eugenio Pidutti, oltreché dalla simpatizzante sig.ra Odilia Spagnut Venturi, il presidente prof. Travain è stato invitato dal parroco ad intervenire al termine della celebrazione eucaristica, cosa che ha fatto illustrando la piccola targa dedicata dai fogolaristi “Ai Asìns, int antighe, che tal lôr non, tai costums, te nature che ur fâs corone, a àn il sigjîl prin de Cristianitât di Aquilee e Concuardie, ricuart di Sant Marc, Egjit, Palestine, braure lontane di salts principis che mai no clopin, ca Fogolâr Civic di Udin ur dediche, rivocant in particolâr studis e ideis di pre Gjilbert Pressac”. Richiami, quindi, alla singolarità arcaica dell’identità culturale locale; alla suggestione di ventilati antichi legami privilegiati con le matrici alessandrine e marciane, fors’anche essene e addirittura zelote, del primo Cristianesimo aquileiese e, perciò, friulano e mitteleuropeo. Dalle grotte di Qumran a quelle di Pradis chissà se passando persino per Masada, l’irriducibile Aquileia ebraica contro tiranni invasori? Il prof. Travain ha voluto rimarcare il remoto tratto distintivo esseno di una “rusticitas” identitaria, ed condotta ideologia ostile ai compromessi del mondo e alle sue ingiustizie.
Ed in questo, nel quadro delle rimembranze sociali spontanee dell’XI centenario della prima menzione della potente signoria feudale dei Savorgnan, tiranni ed eroi del Friuli, dominanti anche in zona, come si rileva – ha notato il professore – dallo stesso stemma gentilizio scolpito all’ingresso della Pieve d’Asio, recante il famoso scaglione udinese, il presidente fogolarista ha indugiato nel ricordare i fatti del 1448, quando, sebbene piegati infine dalla perfidia e dalla violenza dei giurisdicenti, con l’irriducibile dignità dei semplici, maldisposti a cedere alla prepotenza, gli “Asìns” avevano osato protestare contro le angherie di quei feudatari.
Momento particolarmente pregnante, poi, quello dell’ossequio fogolarista alla santa reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, pervenuta a Clauzetto da Costantinopoli nel Settecento e divenuta importante riferimento devozionale per tutta l’area transfrontaliera alpino-adriatica. Non a caso, sulla celebre scalinata di novantotto gradini, salita in ginocchio da tanti fedeli nel corso dei secoli, i fogolaristi hanno steso il loro enorme stendardo tricolore blu-bianco-giallo, friulano ed europeo, locale ed internazionale come la stessa Madre Aquileia, evocata dai colori di un’aquila librantesi nel cielo, associati al candore delle antiche toghe di una cittadinanza ecumenica concessa alle sponde di tre continenti dalla pur discussa “Gens Severiana”, dinastia imperiale romana d’Africa, pretesa matrice dei Savorgnan forogiuliani. Eccelsa la valutazione della rappresentanza del civismo udinese sui meriti socioculturali ed umani dell’impegnatissimo ed accoglientissimo parroco, che ha rilanciato enormemente il santuario clauzettano a livello extralocale ed internazionale e, nello stesso tempo, si cura persino della promozione in campo spirituale delle diverse parlate valligiane.
Ultima tappa: le storiche grotte di Pradis, dove la delegazione civista udinese ha innanzitutto reso gli onori all’immagine della Beata Vergine posta a custodia delle remotissime gole e degli anfratti scavati dal Cosa ed al Crocifisso in fondo alla forra, effettivo richiamo al “descensus ad inferos” del Cristo liberatore delle genti della tradizione pasquale del Sabato aquileiese, di tradizione giudaico-alessandrina, perpetuato dalla devozione e dal mito della “Sante Sabide”. “Mi sembra davvero straordinario il fatto che – come ha detto il valido parroco – la nostra località Clauzetto sia effettivamente tra le cinque al mondo a custodire una reliquia del Sangue di Nostro Signore. Questi sono luoghi davvero eccezionali sotto mille aspetti e mi fa specie, pur esprimendo viva gratitudine, che l’Università di Ferrara, non quella ‘friulana’ di Udine, si sia distinta, ad esempio, nelle importanti indagini archeologiche relative alle grotte di Pradis. È mai possibile che le nostre istituzioni culturali arrivino così spesso dopo oppure addirittura mai?”: questo, il commento a margine dell’iniziativa fogolarista, espresso dalla vicaria sociale prof.ssa D’Aronco, anche presidente del Club per l’Unesco di Udine e prefetto internazionale dei Cavalieri del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo. Apprezzamento particolare per la liturgia preconciliare assunta durante la celebrazione eucaristica nella Pieve d’Asio è stato espresso esplicitamente dalla decana per militanza del Fogolâr Civic, la maestra Bondio, che vi ha riscontrato maggiore senso della spiritualità e della divinità. Il presidente sociale prof. Travain ha, invece, rimarcato l’opportunità di un sempre più diffuso riconoscimento culturale delle grotte di Pradis e dell’orrido del “Luef” come tempio naturale della “Sante Sabide” ossia di quel mistero della liberazione universale delle genti dalla tirannide della Morte che è sublimazione metaforica massima anche dell’afflato libertario laico al suo livello più alto.