GIOVEDÌ 3 APRILE 2014

“3 di Avrîl 2014, Fieste dal Friûl: il popul furlan al meretarà rispiet dome cuant che le finarà di anulâsi par malintindût rispiet di chei altris!” ovvero “3 aprile 2014, Festa del Friuli: il popolo friulano meriterà rispetto soltanto quando la smetterà di annullarsi per un malinteso rispetto altrui!”. Questa la laconica, pregnante nota diffusa per la ricorrenza storico-politica regionale del 3 aprile dal Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e dal Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” guidati dal prof. Alberto Travain, sodalizi che per primi, nel 1996, fecero issare in quell’anniversario le bandiere del Friuli sulle sedi municipali e universitarie udinesi. “C’è di che riflettere, infatti, sul presente e sul futuro dell’identità regionale friulana – dice Travain – e dei suoi diritti di cittadinanza nella quotidianità del vivere moderno. Quanti tra gli stessi grandi promotori politici e culturali della lingua friulana la utilizzano correntemente anche in sede istituzionale e sociale? Ci vorrebbe un buon giornalista che si prendesse la cura di verificare quanti sono stati gli interventi in friulano, dopo il riconoscimento della ‘marilenghe’, in Consiglio regionale ed in quelli provinciali e comunali del Friuli. E lo stesso o altro buon giornalista potrebbe prendersi anche la briga di chiedere ai Comuni quanti documenti in friulano sono stati inoltrati dalla cittadinanza e gestiti dalle amministrazioni negli ultimi decenni. Al Comune di Udine forse troveranno soltanto o quasi documenti a firma del sottoscritto, in vari ruoli del movimento civico oggi denominato Fogolâr Civic. Questo significa che s’è predicato, s’è scritto, s’è speso, ma non s’è dato sufficiente esempio. E i Friulani, dopo quasi vent’anni di tutela linguistica, continuano a restringere il campo dell’utilizzo della loro lingua storica per malinteso rispetto altrui, malinteso e indebito nei confronti di chi viene da fuori e non vuole integrarsi (si tratta più spesso degli Italiani di altre regioni che degli stranieri immigrati) o peggio nei riguardi dei tanti Friulani doc che scelgono non solamente di non parlare la lingua friulana (viva la libertà!) ma nemmeno d’impararla per solidarizzare con i concittadini che non desiderano dimenticarla. Se per rispetto, in Friuli, dovessimo abbandonare la lingua friulana, inesorabilmente essa morirebbe e saremmo tutti complici dell’assassinio, della cancellazione di una cultura plurimillenaria. Mancano o scarseggiano gli esempi ‘dall’alto’. Noi del Fogolâr Civic abbiamo addirittura smesso di utilizzare diffusamente il friulano – cosa che per anni ci ha contraddistinto – come atto di denuncia e di protesta contro certo friulanismo di maniera entrato nella ‘stanza dei bottoni'”.

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