OTTOBRE 2015 – LA RIFLESSIONE DEL FOGOLÂR CIVIC

Nei giorni precedenti la riconvocazione, dopo 502 anni, il 29 settembre 2015, dell’assemblea civica partecipativa udinese storicamente denominata Aregum o Arengo / Renc a cura del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, il giovane sodale Francesco Nicolettis ha inviato dall’Inghilterra al presidente prof. Alberto Travain e consoci una pregnante lettera in lingua friulana riportante un’appassionata riflessione sul tema della democrazia. Eccone uno stralcio in traduzione italiana, quale felice auspicio per i destini della più proficua partecipazione popolare a procedere dal quel cuore d’Europa che è sempre stato il Friuli.

“Amici, vi scrivo a ridosso di un’importantissima ricorrenza, di un successo del Fogolâr Civic, di un evento storico che non accadeva da molto tempo: la riunione dell’Arengo udinese! Questo fatto mi ha indotto a riflettere sulla democrazia procedente dal basso ovvero dal popolo. Siamo veramente sicuri di voler affidare al popolo il potere di governarsi e di dettar legge? Siamo sicuri che il popolo sia maturato abbastanza da dimenticare gli interessi personali e curare quelli della nazione? Ricordiamoci che stiamo parlando dello stesso popolo che, se gli si danno ventidue giocatori e un pallone da calcio, dimentica ogni problema. Stiamo parlando di quel popolo per il quale essere friulani significa saper bere senza ubriacarsi e bestemmiare! O di quei giovani che vanno a “Friuli Doc” non per scoprire un po’ la storia enogastronomica della loro terra, ma per ubriacarsi con vino e birra! Stiamo parlando del popolo che entra nelle scuole per fare la predica ai professori colpevoli di aver assegnato immeritatamente ai suoi figli voti troppo bassi nei compiti in classe! Stiamo parlando di un popolo che non ha più il senso di essere un popolo e che si rinserra dietro ogni singola porta di casa. Se in Friuli abita quasi un milione di persone, potremmo dire che in effetti si tratti di quasi un milione di principati, ognuno indipendente e ognuno teso a tutelare i propri specifici interessi al di sopra di qualunque altra cosa, in barba a quelli della comunità! Lo so, sono stato abbastanza pessimista e ho generalizzato escludendo quei pochi che agiscono diversamente rispetto a quanto scritto. Forse questo rinnovato Arengo potrà pian piano risvegliare e insegnare il senso di essere un popolo e di avere una storia e una cultura in comune! Ricordo una frase di un politico americano dei tempi di Lincoln che, interrogato sulle ragioni delle sue posizioni contrarie all’opinione del suo elettorato, rispose: “Non sono stato eletto per fare gli interessi dei miei elettori! Sono stato eletto per decidere ciò che è meglio per l’avvenire del mio popolo e di questa nazione, al di là di ciò che può piacere o meno!”. Spero che coloro che si riuniranno il 29 abbiano presente che sono lì per un interesse ben più grande di quello personale. Spero anche che riescano, attraverso quell’occasione eccezionale, non solamente a segnalare e a risolvere i problemi pratici, ma soprattutto a discutere sui problemi etici di una società che ha perso completamente la fede in sé stessa: la fede e la strada! Mi auguro cordialmente, mettendo da parte i miei dubbi, che si riesca a ristabilire questa tradizione di assemblea popolare. Forse un’assemblea ben indirizzata e regolata può farsi scuola atta ad educare di nuovo le persone, a formare di nuovo un loro senso dello Stato e della comunità basandosi innanzitutto sulla storia del Friuli. Viva, dunque, l’Arengo udinese e che possa indurre anche il popolo friulano a riscattare quei principi e valori che gli erano propri sin dall’epoca del patriarca Bertrando! E Dio e il Beato Bertrando benedicano il nuovo Arengo, Udine e il Friuli intero! Un saluto dall’Inghilterra, vostro ‘Checo’”.

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