VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2014

“Semplicemente ammettendo il referendum sull’indipendenza della Scozia il Regno Unito ha dimostrato livelli di democrazia che nella democratica Repubblica Italiana appartengono al mondo dei sogni essendo addirittura incostituzionali”: questo il primo commento del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, di fronte ai risultati della consultazione scozzese. “Sull’esito del referendum – ha aggiunto il leader del piccolo movimento euroregionalista – possono aver inciso in modo significativo da un lato i toni quasi ‘terroristici’ di parte non infima della stampa contro l’ipotesi di secessione della Scozia, dall’altro le miopi prese di posizione di Bruxelles contro i secessionismi ‘intracomunitari’ richiedenti comunque in un certo qual modo asilo politico presso l’Unione, posizioni che facendo il paio con la contrarietà espressa dal Presidente degli Stati Uniti all’eventualità di un’indipendenza scozzese, non fanno altro che trascinare gli indipendentisti di ogni Paese UE nelle braccia di immancabili potenze interessate a destabilizzare un disegno di Europa forte ed unita”. Bruxelles e Washington non cantino vittoria: se l’Unione Europea non si cementa dal basso e non diviene un’armoniosa unità di popoli, di comunità locali e regionali, democraticamente guidata da rappresentanti eletti possibilmente non ‘telecomandati’ dalle lobbies finanziarie, sarà purtroppo la sua fine. Una grande occasione perduta per costruire una splendida unità continentale”. “E non canti vittoria nemmeno Roma. Che ne pensa la Presidenza del Fogolâr Civic in ordine all’ipotesi di un referendum sull’indipendenza friulana? Meglio un sobrio, incontestabile, legale, referendum sull’autodeterminazione ovvero sull’affermazione culturale, morale, di un diritto a decidere del proprio destino comunitario, diritto formalmente riconosciuto tra l’altro anche dallo stesso Stato italiano quando occupando il Veneto e il Friuli udinese nel 1866 indisse un plebiscito, pur contestabile nelle modalità, ritenendo le popolazioni ‘liberate’ soggetto politico in qualche modo detentore di sovranità. Di autonomia, di federalismo ed extrema ratio d’indipendenza se ne parli dopo… Se nel 1866 i popoli friulano e veneto poterono votare l’annessione all’Italia significa, a rigor di logica, che hanno un diritto ad esprimersi in materia di appartenenza statuale riconosciuto anche dal Bel Paese quando ancora era un Regno e non una Repubblica che quel diritto invece ricusa”.

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